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 2013  marzo 18 Lunedì calendario

DA TRONCHETTI PROVERA A DELLA VALLE QUANDO L’ARTE DELLA VOCE FA IL LEADER


E’ stato sufficiente il cambio di governo del nostro Paese tra Silvio Berlusconi e Mario Monti nel novembre del 2011 per far scendere in prima battuta lo spread, e perché gli investitori e gli altri Paesi iniziassero a guardare all’Italia con altri occhi. Nel panorama internazionale manager come Steve Jobs hanno mostrato grandi capacità nel parlare e muoversi in pubblico, affrontando una platea di migliaia di persone con la stessa sicurezza e semplicità di uno che sta facendo due chiacchiere al bar. La credibilità di una persona, la fiducia che questa ispira, la consequenzialità tra dire e fare, e ancora la capacità di comunicare autorevolezza ma anche calma ed empatia, sono elementi fondamentali nei rapporti con gli altri, soprattutto quando si tratta di affari. Comunicare bene è importante, consente di essere buoni leader, di saper affrontare un discorso in pubblico facendosi ascoltare, di guidare i collaboratori e trattare i clienti. E non è un caso che lungo lo Stivale spuntino come funghi le scuole di comunicazione più varie e che manager di tutti i livelli le frequentino.
I risultati di una buona comunicazione si vedono. Lo spiega Ciro Imparato, da oltre trent’anni voice coach ed esperto di comunicazione verbale e non verbale, che ha allenato nell’arte del parlare con piacevolezza e autorevolezza, ufficiali della Guardia di finanza, professionisti di vario genere, centinaia di dirigenti: «Marco Tronchetti Provera presidente di Pirelli, Fulvio Conti amministratore delegato di Enel, Luca Cordero di Montezemolo, tra i top manager più pagati d’Italia sono arrivati ai vertici di grandi società anche grazie a quello che i francesi chiamano un certo savoir faire e che noi comunicatori definiamo come grande capacità di entrare in empatia con gli altri grazie a una certa dose di autenticità e genuinità e alla capacità di essere leader, ognuno a proprio modo». Le capacità comunicative, spiega l’esperto, sono caratteristiche di un Ceo come Gianfranco Carbonato di Prima Industrie e di Licia Mattioli presidente nazionale di Federorafi. «Due belle voci internazionali autentiche: la prima calma e autorevole, la seconda assertiva e coinvolgente» commenta Imparato, per poi segnalare le capacità comunicativa di Frida Giannini manager di Gucci: «Che riesce a mantenere un tono basso che su una donna è sempre affascinante».
Sono diverse le conoscenze necessarie per diventare abili comunicatori. Innanzitutto una buona capacità di public speaking, nozioni di bioenergetica (usata in psicoterapia per creare rilassamento e per essere a proprio agio con se e gli altri), «e soprattutto bisogna far in modo che i nostri movimenti del corpo, siano coerenti con ciò che diciamo e per fare questo è necessario essere autentici, genuini, noi stessi». Tutte nozioni che si possono apprendere e che conferiscono un certo carisma. «Aver fascino — prosegue Imparato — è un’arte che è dentro ognuno di noi: basta imparare a farla emergere». Ma se le grandi imprese credono nella comunicazione efficace e investono in quella e in generale per la formazione dei propri manager, chi può fare di più è la piccola media impresa. Solo il 66 per cento dei manager delle Pmi frequentano un qualche corso di formazione, e non si tratta nello specifico di corsi per imparare a comunicare meglio, ma di corsi delle materie più disparate. Lo dice una ricerca commissionata da Asfor, l’associazione delle business school italiane che ha esaminato un campione di 200 persone, top dirigenti o proprietari di Pmi.
Invece per diventare bravi a comunicare si devono apprendere le regole. La gran parte della classe dirigente italiana, non sempre ha la capacità di usare la giusta voce, di esprimersi in maniera corretta e di creare attorno a sé il clima armonioso necessario perché la squadra si esprima al meglio e perché l’azienda raggiunga il miglior risultato possibile. «Nel corso della mia carriera — spiega Imparato — mi è capitato di incontrare manager che utilizzano per lo più una voce autoritaria, nera, la voce dell’ira utilizzata per farsi ascoltare dai dipendenti. Un errore a mio avviso: un modo di fare empatico e calmo ma non per questo meno assertivo produce risultati migliori, creando armonia e gioco di squadra». Solo un’impresa «felice» può comunicare in modo coerente anche all’esterno la qualità di ciò che produce, o dei servizi che offre. «Un esempio di buon comunicatore secondo me è Diego Della Valle che ispira fiducia e calore umano allo stesso tempo» spiega Imparato. Altro perfetto esempio di comunicatore moderno e internazionale è poi Barack Obama: «Dosa bene una voce calma, empatica a una modalità più autorevole — prosegue l’esperto di comunicazione — In Italia un suo alter ego è il sindaco di Firenze Matteo Renzi. Ma anche Mario Monti prima della discesa in politica, gentile, affabile, e soprattutto credibile da noi e all’estero ». Altra voce di questa tornata elettorale quella di Grillo che ha ottenuto grande consenso. «E’ la voce dell’ira — spiega Imparato — ha raccolto e alimentato la rabbia degli italiani, mentre Pierluigi Bersani ha una voce che ispira fiducia ma con cadute di stile. Un esempio quando sul caso Mps ha avvertito gli avversari: se ci attaccano gli sbraniamo». Berlusconi? «Un grande comunicatore, che negli anni però ha perso smalto, recuperato di recente durante la trasmissione di Santoro».
Tra gli uomini di spettacolo infine come non pensare alla forza trascinatrice di Fiorello e di Paolo Bonolis. «Oggi riuscire nella carriera manageriale — prosegue Imparato — è all’80 per cento una questione di comunicazione. Il restante 20 per cento è quel qualcosa in più che solo alcuni hanno e che comunque si può apprendere: una buona dose di umanità e di cuore nel dire o fare una cosa al momento giusto». Ma soprattutto conclude Imparato guardano ai più grandi comunicatori, da Obama a Jobs, una cosa è certa: «Comunicare non significa manipolare, solo parlare con il cuore e con sincerità rende davvero efficace un discorso — conclude il voice coach — una comunicazione non autentica, che non si basa sulla fiducia negli altri non ha effetto».