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 2013  marzo 19 Martedì calendario

CAVANI E LE DAME BIANCHE QUANDO L’IDOLO NON VA È SEMPRE COLPA DELLE DONNE


La prima domenica in cui il bomber digiuna la colpa è del caso (il vento sulla traiettoria, il rimpallo imprevisto, la traversa). La seconda è del modulo, che non lo mette nelle condizioni ideali per segnare (nessuno crossa dal fondo, l’altra punta non porta via difensori, troppi inutili lanci lunghi). Alla terza si affacciano le distrazioni di mercato (è inverno, ma già le inglesi se lo disputano). Alla quarta si è imbrocchito (e magari le inglesi se lo prendessero). Ma alla quinta, puntuale come una sentenza, si leva sullo stadio il fantasma della Dama bianca. È un crimine a mezzo stampa che la legge considera non punibile, benché faccia male. “Trouvez la femme”, mettetela in pagina, date la presunta coppia in pasto ai geometri della curva, quelli per cui ogni linea è retta e il teorema principe è: un calciatore inscritto in un triangolo non segna più. Et voilà: il digiuno è servito. A creare l’ennesima equazione tra zero gol e cento amplessi.
Ultimo venne el Matador. E ha un bel precisare: «La mia vita privata non conta. Importa solo quel che faccio in campo». È una difesa senza speranza. Non a caso vi ricorre dopo aver segnato una doppietta. L’avesse detto dopo l’ennesima domenica a vuoto lo avrebbero spernacchiato da Piedigrotta a Posillipo. Fatto sta che al popolo il suo idolo piace così: puro. O anche impuro: purché segni a raffica. In caso contrario si riscoprono l’etica e il pregiudizio, il valore della fedeltà matrimoniale e la supposizione che la nuova fiamma sia una ninfomane del sabato sera.
Al derby milanese d’andata una tifosa rossonera esibì uno striscione con la scritta: “Melissa non lo sfiancare, che con Prince voglio esultare”. Era il più carino dei pensieri rivolti alla coppia Satta-Boateng. Il ghanese ha giocato un inizio di stagione inguardabile e la responsabilità non è mai stata sua, non per la vox populi. Che sussurrava: «D’altronde, anche quando stava con Vieri lo ha ridotto a una larva». Se su Matteo Ferrari la trasformazione è stata meno evidente, è perché già prima non ricordava Beckenbauer. Come uno possa sopravvivere alla Canalis, ma non alla Satta, è un mistero che qui non siamo in grado di affrontare. Ma la curva sa. Sa quando il pettegolezzo Pato-Barbara Berlusconi è notizia fondata: esattamente nell’istante in cui lui spreca, solo davanti alla porta. Sa quando è il momento di arrendersi e vendere Matri, obnubilato da due veline, come una non bastasse. Non cadrebbero gli dei, non ci fossero dee minori a farli inciampare.
È una consapevolezza antica, ribadita perfino dai sessuofili come l’ex portiere Albertosi: «Certo che fa bene, purché uno si accoppi con la moglie o la compagna, non con una donna a caso». E di nuovo, come la forma fisica possa collegarsi allo stato civile, è un altro mistero. Ma, va detto, dopo aver regalato l’anello alla Satta, Boateng si sta riprendendo. La curva sorveglia. Le sue regole non ammettono eccezioni. O forse sì: Diego Armando Maradona. Ma per lui regolarsi era un verbo non coniugabile.
Che cosa determini questo atteggiamento è discutibile. Non esiste una prova scientifica del rapporto tra rendimento e attività sessuale. Si può presumere, dall’esperienza di qualche miliardo di uomini, che una nuova relazione comporti una fase di intenso allenamento alternativo, ma non dovrebbe essere, anche, uno stimolante? Nuovi occhi a guardarti, nuove dediche da inventare. Un po’ come aver cambiato squadra e ricominciare. Invece: non è permesso, fa male. È probabile che sia semplicemente un sussulto collettivo d’invidia. Quelli che vanno allo stadio per non passare la domenica in famiglia, quelli che la Canalis se la sono sognata sotto la doccia, quelli che non hanno il coraggio di andarsene da una relazione finita, sparano sul centravanti e la sua Dama bianca. Che non s-finisce. Semmai: s-ricomincia.
Dopodiché, se davvero Cavani, con i suoi crocefissi, la sua religiosità esibita, il suo matrimonio a prova di bomba, ha dribblato l’arbitro e si è concesso di tirare nuovamente un rigore sbagliato sono veramente, come sostiene, “fatti suoi”. Ha già segnato venti gol, potrebbe battere il record personale di ventisei e vincere la classifica cannonieri portando il Napoli in Champions. A quel punto, di chi sarebbe il merito?