Luciana Grosso, la Repubblica 18/3/2013, 18 marzo 2013
DALLO SLUM ALLA GLORIA LA FAVOLA DI PHIONA REGINA DEGLI SCACCHI
Quello che porta dai vicoli di una baraccopoli ugandese alle Olimpiadi di scacchi e alla sceneggiatura di un film Disney è un lungo viaggio e Phiona Mutesi, 17 anni circa, lo ha percorso tutto. Nata più o meno nel ‘95 — nessuno ricorda con precisione quando — in una casupola di fango e lamiera a Katwe, la più grande tra le otto baraccopoli ai margini di Kampala, capitale dell’Uganda, aveva tre anni quando l’Aids le portò via il padre. Poco dopo morì anche la sorella maggiore. Con quel che restava della sua famiglia — la madre Harriett e i due fratellini Brian e Richard — si dovette trasferire almeno sei volte in quattro anni da una baracca all’altra. Vendeva pannocchie di mais abbrustolito per strada quando venne a sapere che, in quel dedalo di vicoli di fango, una ong statunitense chiamata Sports Outreach organizzava un corso di scacchi e offriva un pasto gratis ai partecipanti. Aveva nove anni e aveva fame.
«Mi dissi “perché non provare?”. Non avevo mai visto degli scacchi in vita mia, ma mi incuriosirono subito. Mi sembrava che avessero un aspetto divertente con tutte quelle forme strane», racconta in un inglese stentato e sussurrato. «E poi mi piaceva il loro nome chess, in inglese, perché nella nostra lingua, il luganda, non c’è una parola per dirlo». I primi tempi, ricorda, era «un disastro». Ma apprendeva in fretta. Per esercitarsi stava sveglia fino a notte fonda per giocare col fratello alla luce di una lampada al cherosene. «Per mesi non ho fatto altro che perdere. Poi ho capito che giocare a scacchi era come vivere a Katwe: difficile. L’unico modo per farlo bene è prendere decisioni giuste. Se ce la fai, sei salva. Se sbagli ti mangiano».
Da allora ha iniziato a collezionare vittorie su vittorie giocando prima contro gli allievi del corso e in seguito, man mano che faceva progressi, contro avversari sempre più temibili come i ricchi giocatori delle università della capitale.
Sulle prime, racconta, era difficile trovare fuori da Katwe qualcuno disposto a giocare con lei, povera e malconcia com’era. Ma alla fine anche la Federazione ugandese ha dovuto riconoscere il suo talento: è diventata campionessa nazionale e ha iniziato a rappresentare l’Uganda in contesti internazionali. Nel 2009 a Juba, in Sudan. E infine alle Olimpiadi del 2010 in Siberia e del 2012 in Turchia.
La sua storia è stata raccontata da Tim Crothers, giornalista di Espn, nel libro “Regina di Katwe”. Ora la Disney ne ha acquistato i diritti e presto ne farà un film. Lei sorride di tanto clamore. «Gli scacchi — dice — mi hanno dato speranza. Un giorno magari diventerò un Gran Maestro».
Intanto si rallegra dei suoi piccoli successi. Lo scorso giugno è diventata campionessa ugandese nella categoria juniores, prima donna ad aggiudicarsi il titolo, ed è stata la più giovane ad aver mai vinto il campionato femminile africano. Con i soldi dei premi, ha comprato i due materassi nuovi che ora mostra quasi incredula «Qui dormo io con madre, su quel-l’altro i miei due fratelli. Prima ci sistemavamo per terra».