Rodolfo Sala, la Repubblica 18/3/2013, 18 marzo 2013
PAOLA FERRARI DICE NO ALLA GIUNTA MARONI “TROPPI ATTACCHI COL PRETESTO DELLA LAUREA”
Buonasera assessore Paola Ferrari.
«No, guardi: non mi chiami così. Ho deciso di ritirare la disponibilità che avevo dato per far parte della nuova giunta regionale in Lombardia. Continuo a condurre la Domenica sportiva, e ne sono ben felice».
Perché rinuncia?
«Appena è uscita la notizia, sono stata sottoposta a un fuoco incrociato francamente eccessivo e del tutto immotivato. Soprattutto se si considera com’era nata questa cosa».
Ce lo dica lei.
«Non è stata una mia idea, quella di fare l’assessore. Me l’hanno proposto».
Chi?
«Amici del Pdl».
La sua amica Santanché?
«Amici, ripeto. Ho incontrato il coordinatore regionale Mantovani, mi sembrava di aver capito che i requisiti fossero questi: una figura nuova, sganciata dalla politica, con tanta voglia di fare. E, soprattutto, una donna. Mi è sembrato interessante, le sfide mio sono sempre piaciute».
E ha accettato.
«Sì, ma subito dopo è partito il fuoco, mi hanno attaccata da tutte le parti».
Per via della mancata laurea?
«Tanto per capirci: non l’ho mai avuta, e mai l’ho mai nascosto. E neppure ne ho mai comprata una. Del resto non è necessaria neppure per i ministri».
Forse per fare l’assessore alla Cultura sarebbe servita, almeno così la pensa Maroni, che ha bloccato la sua nomina. Anzi, dice di non aver mai preso in considerazione l’ipotesi Ferrari.
«Nella sua giunta ci sono assessori non laureati: e allora? La storia della laurea è un paravento, la realtà è diversa».
E cioè?
«Questa vicenda dimostra una volta di più che purtroppo si va avanti con il vecchio modo di fare politica, legato alla spartizione del potere e a interessi personali. Io sono fuori da questi schemi, quindi rinuncio».
Veti di partito, insomma: rammaricata?
«Ma si figuri. Il rammarico ci sarebbe stato se avessi deciso di lasciare i miei telespettatori. Io questa strada nuova l’avrei percorsa in modo serio e trasparente, con un dialogo continuo con i cittadini. È andata così, faccio i migliori auguri a Maroni e ai suoi assessori. Anche a quelli non laureati».
Insomma: non mi vogliono, peggio per loro.
«Più semplicemente: ho sentito un certo vento. Mi sono accorta che difficilmente sarei riuscita a fare l’assessore in modo serio. Forse i lombardi pensavano che dopo il risultato delle regionali qualcosa sarebbe cambiato. Non è così, e lo dico con dispiacere».
Ma ci devono essere dei requisiti per stare in giunta?
«Sì: onestà, trasparenza, voglia di lavorare. Puoi anche essere chiamato in un campo non tuo, e allora devi prepararti e migliorare. Ma devi essere onesto, incorruttibile. Io lo sono, questa è la cifra che mi ha contraddistinto da quando faccio la giornalista: ho cominciato a 17 anni, se sono qui in Rai vuol dire che qualcosa valgo. E adesso mi scusi, corro a preparare la scaletta per la mia Domenica».