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 2013  marzo 17 Domenica calendario

CIPRO, LA UE ORDINA IL PRELIEVO SUI DEPOSITI

Ieri a Cipro è stato rotto quel­lo che per tutto il mondo (tran­ne che per l’Italia del ’ 92) era un tabù assoluto, vale a dire la sicu­rezza dei depositi bancari. Fra le condizioni imposte all’isola per poter ricevere (dopo Irlan­da, Portogallo e Grecia) gli aiuti europei, quantificati in 10 mi­liardi, è apparso un prelievo straordinario del 6,75% sui de­positi fino a 100mila euro e del 9,9% oltre questa cifra. La tassa dovrebbe rendere alle casse di Nicosia 5,8 miliardi. Colpirà tut­ti i depositanti, ma ai residenti verrà rimborsata con azioni del­la loro banca. Si tratta dell’ulti­mo disperato tentativo degli eu­rocrati di Bruxelles di mettere i conti dei propri errori sui tavoli­ni altrui. Tutto è cominciato con la di­sastrosa gestione della crisi gre­ca: le banche di Cipro avevano investito grandi somme nei tito­li di Stato di Atene, venendo col­pite dall’insolvenza imposta da Merkel e Sarkozy. Da allora la crisi di fiducia si è trascinata fi­no alla richiesta di aiuti alla Ue che ha previsto prestiti per 10 miliardi condizionati a misure punitive quali l’aumento delle tasse sulle imprese e, appunto, il prelievo sui depositi. Ironica­mente, nella metà dell’isola sot­to il controllo turco non si regi­strano problemi; nella metà del­l’Euro, invece, l’economia sta implodendo. Sembrano passati secoli da quando alcuni anni fa si comin­ciò a discutere di uno schema europeo di garanzia dei deposi­ti: invece dei modelli virtuosi sembra che l’Europa si affretti a copiare gli esempi deteriori, prendendo in questo caso co­me esempio la tassazione not­turna dei conti correnti ideata nel 1992 dall’allora premier Giuliano Amato per «infondere fiducia» alla nostra moneta sot­to attacco speculativo. Ovvia­mente la tassa peggiorò le cose e pochi mesi dopo la lira fu co­stretta a svalutare: oggi ci si do­manda quali saranno le conse­guenze se si comincerà a pensa­re che questa prassi potrebbe diventare la regola, con il ri­schio di una fuga di capitali peri­colosissima per tutta l’eurozo­na. Di errore in errore, di ecce­zione in eccezione il vecchio continente sta diventando in­fatti una specie di trappola per i risparmiatori. Con la Grecia per la prima vol­ta abbiamo infatti assistito al mancato rimborso di titoli di stato espressi in propria valuta (l’Argentina aveva debiti in dol­lari). Non più tardi di un mese fa la virtuosa Olanda, nel silen­zio generale, ha espropriato con una nazionalizzazione i de­te­ntori di obbligazioni subordi­nate (fra cui centinaia di italia­ni) della SNS Bank, la quarta del paese, lasciandoli con un pugno di mosche in mano. Con l’esempio di Cipro ora potremo infine segnalare al mondo che in Europa nemmeno i conti cor­renti sono più al sicuro. Quello che lascia sbalorditi è la casuali­tà d­egli interventi e la sottovalutazione delle conseguenze che questi atti provocano nella fidu­cia degli investitori, il tutto con­dito co­n motivazioni di caratte­re morale che poco hanno a che fare con le responsabilità di chi si ritrova a dover pagare, dato che la vigilanza sulle impruden­ze degli istitu­ti di credito è in ca­po alle banche centrali che, per dogma europeo, devono esse­re del tutto indipendenti. Si è detto che i conti correnti di Cipro erano gonfi dei soldi de­gli «oligarchi russi» (che però non erano così spregevoli quan­do li hanno depositati) e che il prelievo «è stato necessario per non pesare troppo sui contri­buenti »: ebbene, come ha det­to un cittadino di Cipro intervi­stato per strada: «Io, che sono contribuente e correntista, so­no stato derubato due volte». Benvenuto nell’Eurogiungla.