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 2013  marzo 18 Lunedì calendario

COSÌ È ANARCHIA, NON DEMOCRAZIA CHI HA DISOBBEDITO DOVRÀ SPIEGARE


Il giorno dopo la spaccatura del suo gruppo in Senato, alla prima prova dei 5 stelle come parlamentari della Repubblica, Vito Crimi ha la voce di chi vuole tener duro. A chi gli dice: «Non è stata una brutta prova», risponde con un sospiro: «Eh, non tutti lo capiscono». È considerato un fedelissimo di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, non ha mai violato neanche mezza regola del Movimento, dice chiaro che «si è creato un grave precedente», e che questa «non è democrazia, è anarchia». E però, non nasconde la comprensione per i siciliani, i calabresi, i campani. Per loro il voto di sabato non era un voto qualunque.
Ma la linea non era libertà di coscienza?
«Assolutamente no. I giornalisti hanno frainteso le mie parole. Io ho detto: “Abbiamo sofferto insieme, abbiamo fatto una votazione a maggioranza, poi qualcuno ha agito in coscienza e questa è stata una grande espressione di libertà”».
Che non è piaciuta a Beppe Grillo. Cosa succederà, dopo il suo post di sabato notte?
«Chiederò a ciascuno di dichiarare il proprio voto, se se la sente di farlo. Certo qualcuno potrà mentire, ma su questo non ho alcun potere. Dovranno spiegare il perché, le motivazioni alla base della loro scelta. Chiederò loro se si rendono conto della gravità di quanto è accaduto. Abbiamo creato un precedente pericoloso. Questa non è democrazia, è anarchia. Avevamo promesso tutti di seguire le decisioni della maggioranza, e così non è stato».
Grillo ha invitato chi ha scritto sulla scheda il nome di Grasso a trarne le conseguenze. Chiederete loro di dimettersi?
«Se fossi al loro posto, io rimetterei il mandato nelle mani dei miei elettori. Direi: “Ho fatto una cazzata, ho violato una norma”, e chiederei in Rete se posso avere una seconda possibilità. Non invito nessuno a farlo, sarebbe troppo, ma è quello che farei io».
Il primo giorno in Parlamento la capogruppo alla Camera Roberta Lombardi era stata chiara: chi non vota col gruppo è fuori. E’ ancora così?
«Sì, è così. Ieri però c’è stato un primo momento un po’ particolare, in cui ci siamo trovati dentro ai meccanismi della vecchia politica. Loro sono più “smagati”, sono abili, e alcuni di noi hanno fatto un errore».
E però, anche sul blog, il nome di Grasso tornava tra quelli ipotizzati per una sorta di “governo dei sogni”. La scelta dei dissidenti non è andata contro i principi del Movimento.
«Infatti io non me la sento di criminalizzare quelli che hanno votato Piero Grasso in questo momento, perché ho vissuto in prima persona la sofferenza di chi ha fatto quella scelta».
Ci sono state lacrime?
«Sì, qualcuno ha pianto. Per chi è siciliano, calabrese, campano, per chi è dalla parte di Paolo Borsellino e delle agende rosse, per chi come me ha perso qualcuno tra gli uomini della scorta in via D’Amelio, non era facile fare quella scelta».
Aveva un parente nella scorta di Borsellino?
«Una persona che conoscevo ».
Meglio Piero Grasso che Renato Schifani, è d’accordo anche lei?
«Bisogna andare a rileggersi bene tutto. Piero Grasso ha delle ombre nel suo passato. Ricordiamocelo. Si è compromesso con la politica fin dai tempi della nomina a procuratore nazionale antimafia. Non è un personaggio lontano dai partiti, come qualcuno vuole far credere».