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 2013  marzo 18 Lunedì calendario

PERUGIA, LA CITTA’ VA IN OVERDOSE

Le bustine di coca passano di mano in mano sotto l’Arco Etrusco; l’eroina si vende all’ombra della duecentesca Fontana Maggiore o nei giardini del Pincetto che si affacciano sulla valle. Il “gran Bazar” della droga a Perugia si tinge di arte e di cultura. Un caso unico in Italia, forse al mondo, in cui i profili medievali vengono attraversati da “vedette” tunisine, marocchine, nigeriane e albanesi che, telefonino sempre in mano, controllano lo spaccio. I suoi abitanti, ancora sotto shock per il “caso Meredith”, guardano preoccupati l’elegante Corso Vannucci che porta fino alla Cattedrale, presidiata da ragazzi con cappellino, jeans e scarpe da ginnastica, la dose nel taschino oppure, in bocca, sotto la lingua. Pronta per essere ingerita in caso di perquisizione.
Cosa ho fatto per meritare questo?
Lo spaccio ha invaso il centro storico, lo “Zoo dei ragazzi di Berlino” di Perugia. Dalla Cattedrale si passa ai parchi e ai giardini: dal Pincetto, dove parte il Mini-metro, al Parco della Cupa fino a quello di Santa Margherita. E poi ancora giù, verso la stazione di Fontivegge, cuore pulsante del traffico non solo ferroviario.
Anche se tiene il passo dell’economia, con una disoccupazione al 7% e un numero di imprese superiore alla media, Perugia è ormai la capolista italiana per il consumo di eroina (dati dell’Istituto Mario Negri di Milano). In quello di cocaina si colloca nella seconda fascia, subito dopo Roma e Napoli e lo stesso si può dire per il consumo di cannabis. Ma soprattutto è al primo posto per i decessi da overdose: 4 morti ogni centomila abitanti (0,9 la media italiana) e con lei anche l’Umbria. I fattori di questo primato sono molti. A Perugia si compra a poco: 50 euro al grammo per la cocaina, 35 per l’eroina, qualche volta anche meno. La stazione è un luogo nevralgico: “Perugia si colloca al centro di un’area che non si rifornisce a Roma e non arriva fino a Bologna o a Verona; vengono dalla Toscana, dall’alto Lazio e dalle Marche” spiega il maresciallo dei carabinieri che ci accompagna in questo viaggio. I taxisti di Fontivegge raccontano di “pendolari della droga” che arrivano da fuori, acquistano velocemente e poi ripartono. Qualcuno consuma immediatamente nei bagni della stazione. Il traffico si mescola alla prostituzione, una relazione cui ha dedicato molte pagine Vanna Ugolini, giornalista del Messaggero, autrice del libro “Nel nome della cocaina” e che ha prodotto un video amatoriale con le testimonianze dei vari pusher. A spiegare il fenomeno c’è anche il cambiamento avvenuto nel consumo e nella percezione del consumo di droghe. L’eroina viene rappresentata come più innocua rispetto al passato, visto che può essere inalata. La cocaina, invece, è sempre più utilizzata da giovanissimi, come sottolinea la relazione annuale del Dipartimento antidroghe, presentata dal governo al Parlamento: se tra il 2011 e il 2010 c’è stata una riduzione dei consumi di tutte le droghe, quello di cocaina da parte di ragazzi tra i 16 e i 17 anni è aumentato. Un ruolo ce l’ha anche la speculazione immboliare o “il paradosso urbanistico”, come lo chiama Luca Benedetti del Messaggero: “Si è svuotato il centro storico per costruire ville e villette nei dintorni affittando al nero”. L’analisi sugli affitti viene confermata anche da Fabrizio Ricci, presidente di Libera e che sta realizzando un dossier per la Regione: “Il processo di svuotamento del centro ha lasciato libertà di manovra agli spacciatori”. Affittare agli studenti e agli immigrati ha reso molto, permettendo di acquistare case più grandi fuori dalla città. “A Perugia - scrive nel suo documento - c’è un’economia grigia che vede il suo snodo negli affitti non registrati. C’è una collusione più o meno consapevole, la società civile ha chiuso gli occhi”. In qualche modo la città è stata consegnata ad altri traffici.
Far rifiorire le viole
Che si tratti di “una situazione decisamente allarmante” lo pensa anche Giuseppe Narducci, pm napoletano, noto per l’inchiesta su Calciopoli e trasferito a Perugia dove lavora al Tribunale del Riesame. “La città ha scoperto un fenomeno nuovo, soprattutto per un territorio diverso da quelli in cui storicamente è insediata la criminalità e per il ruolo che svolgono gli immigrati”. Gli stranieri, effettivamente, sono tanti, il 10,2 per cento contro il 6,5 della media nazionale. Una presenza che contribuisce ad alimentare uno spaccio minuto ma capillare, visibile in ogni angolo del centro ma che non muove volumi giganteschi tanto che nella classifica delle operazioni Antidrogra della Polizia di Stato (il dato è riferito al 2008) l’Umbria è al 16° posto. Il dato combacia con l’apparente assenza di un’organizzazione stabile della criminalità organizzata. Anche in Umbria ci sono camorra e ‘ndrangheta ma, spiega Fabrizio Ricci, “sono dediti soprattutto al reinvestimento di capitali, in particolare nei settori delle costruzioni e della ristorazione”. Nel 2011 ha fatto scalpore l’operazione Apogeo con cui i casalesi hanno tentato di insediarsi nel complesso residenziale di Ponte San Giovanni. Ma non sono i capofila del traffico di droga anche se, secondo Ricci, gli intrecci sono maggiori di quel che si vede. Il flusso dei rifornimenti è infatti variegato: “Se ci sono quelli che fanno la spola tra Napoli e Perugia, molti approvvigionamenti di cocaina vengono fatti in Olanda e Inghilterra – spiega ancora il sottoufficiale dell’Arma – soprattutto da parte dei nigeriani che utilizzano diffusamente il sistema “dell’ingoio”, con ovuli di droga che viaggiano nascosti nell’intestino. Secondo la Direzione nazionale antimafia, poi, Perugiaè uno dei “poli territoriali in cui massima è la concentrazione della delittuosità balcanica”. In un contesto preoccupante, dove Questura e Prefettura hanno iniziato a predisporre delle reazioni sul piano del controllo del territorio, l’attenzione è posta alla firma del Terzo piano per la sicurezza. Ma in città si muovono iniziative civiche e sociali. Dietro la chiesa di San Fiorenzo, su via della Viola, ornata dai colori del laboratorio di Giuliano Giuman, si trovano i depliant dell’associazione Fiorivano le viole che vuole costruire “cellule di resistenza creativa contro il degrado culturale e civile che attanaglia le nostre strade”. Scommette sulla cultura e sull’artigianato per ripopolare un quartiere destinato alla deriva. Il 24 marzo organizzano la Festa della Primavera. Ma non sono soli. Lo stesso vuol fare l’associazione Vivi il borgo al quartiere di Porta S’Angelo oppure il gruppo facebook Perugia non è la capitale della droga che vuole “far tornare al suo splendore il centro storico” e che il 6 aprile inaugurerà al Parco della Cupa una nuova area di giochi per bambini grazie anche a un finanziamento privato di 20 mila euro. Se Perugia è sotto shock c’è anche chi vuole riprendersi. E che ha bisogno di una mano.