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 2013  marzo 17 Domenica calendario

ROMA NUDA LA NUOVA FICTION CHE NESSUNA TV VUOLE DARE

Codici, cifre, segnali, desolata preoccupazione. Quesiti esistenziali: “Ma secondo voi me la ridanno?” Marco Giusti, archeologo del cinema sommerso, ha perso il tagliando per ritirare la sua vecchia familiare color bleu nell’umida Atlantide di un parcheggio romano. Piove che Dio la manda e l’abitazione di Massimiliano Caroletti, produttore dell’ultimo, invisibile film girato da Tòmas Milian in Italia, è in cima a tutti i raccordi intasati dal traffico di un venerdì mattina. Caroletti ha chiamato Giusti. Per dimostrare che il film esiste. E confermiamo, esiste. E diradare le nubi che da mesi scaricavano piovaschi sul destino della fiction. Nella speranza che qualcuno la distribuisca al cinema, a Giusti (a cui dobbiamo la soffiata sulla proiezione), Caroletti mostra la versione allo scopo ridotta a soli 120 minuti. Più corta di due ore rispetto al progetto originario che aveva un titolo, Roma Nuda, ora cambiato in Come tutto ebbe inizio. Due puntate di una durissima fiction sulle bande in lotta per la conquista della città alla fine degli anni ’60, sceneggiate dall’inventore del Monnezza, Dardano Sacchetti, e girate con crudo realismo dal regista del Caso Moro, Giuseppe Ferrara. Arbitrii. Pistole. Litorali desolati. Letti di contenzione. Droga. Solitudini. Salite. Discese. Un ritorno alle atmosfere poi fagocitate dalla Magliana in formazione tipo e dalle suggestioni commerciali conseguenti. Un deja-vu senza reducismi, più Sollima che Maresciallo Rocca, interpretato dal cubano di Roma (poliziotto in pensione che attraversa la maturità da grande vecchio e da manovratore occulto) da Francesco Venditti, pugile barbaro di Tor Marancia e boss spietato, da un paio di belle ragazze in ruoli antitetici (Eva Henger, Anna Falchi) e- meraviglia- da uno strepitoso Franco Califano. Di tutto questo, pregi e difetti della narrazione inclusi, nulla si vedrà. A causa di una sorda diatriba tra produzione e sindacati. Di un nugolo di inestricabili rivendicazioni reciproche. Di qualche promessa non mantenuta. Di un curioso, concentrico silenzio di Rai, Medusa, Sky e La7 sull’ipotetica acquisizione (e magari rivisitazione critica) di quattro ore di tv comunque anomala e poco rassicurante per i correnti standard di settore. Caroletti aveva convinto Milian. Tòmas aveva deciso di smettere, per Come tutto ebbe inizio ci aveva ripensato. Rimangono le smorfie, i sorrisi, la nostalgia, il mancato doppiaggio che riversa sullo schermo l’italiano maccheronico e l’ascendenza ispanica. Milian muove il bastone e cammina per Roma. Ha i capelli bianchi e il codino del tempo che fu. Lui il film l’ha girato. Dalla prima all’ultima scena. Giocando con i soldatini, camminando tra le divise, tornando in periferia, frequentando bische notturne a testa altissima. Ha giocato d’azzardo. Ora aspetta notizie. Qualcuno vuole vederlo?