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 2013  marzo 16 Sabato calendario

TRA BANCHIERI E MANAGER TODOS CABALLEROS

Chi se li è meritati di più? Lionel Messi o Andrea Orcel? David Be­ckham o Fulvio Conti? Parlia­mo ovviamente di stipendi. I tifosi del Barcellona cosa ne pensano dei 15 milioni di eu­ro (senza bonus e sponsoriz­zazioni) che si becca il loro be­niamino? E gli azionisti di Ubs come valutano i 20 milioni at­tribuiti al boss della loro banca d’affari?
Fulvio Conti, il numero uno dell’Enel si è ridotto il suo stipen­dio da quattro a circa tre milioni. Peanuts se paragonati agli introi­ti di Beckham.
Il sito goal.com ha recentemente stimato il patri­monio dell’inglese ingaggiato dal Paris Saint Germain in più di 200 milioni di euro e incassi in crescita, nonostante le sue per­formance in campo siano in di­scesa. Ma cerchiamo di arrivare al punto.
In tutto il mondo si sta discu­tendo della giusta retribuzione dei supermanager. In Italia la Banca d’Italia è intervenuta per bloccare la corsa ai premi, in Svizzera è stato fatto un referen­dum, in Spagna c’è un progetto per sottoporre la paga degli am­mini­stratori agli azionisti e in Eu­ropa è appena passata una diret­tiva. L’onda è questa.
Conviene mettere da parte ogni moralismo e pensare che, di per sé, stipendi stellari, alme­no così ritiene il cuoco, non sia­no di per sé sbagliati. Ma sono davvero meritati? Sì, certo si tro­verà un tifoso irritato con Messi, ma è difficile che qualcuno con­testi l’eccezionalità del suo talen­to e dunque l’effetto rarità (dun­que minore offerta, domanda al­ta, prezzo che sale). Possiamo davvero dire la stessa cosa per i nostri amministratori delegati? Quale azionista davvero si preoc­cupa per il suo portafoglio se un top manager dovesse lasciare l’azienda?
Un importante manager ci con­fessava nei giorni scorsi: «Davve­ro pensa che per quel ruolo di amministratore delegato non ci sarebbero centinaia di persone in grado di svolgere il medesimo lavoro, con risultati altrettanto soddisfacenti? La sua alta retri­buzione non nasce dalla man­canza di figure simili, ma è una sorta di premio che i consigli di amministrazione si riconosco­no reciprocamente per auto tute­larsi. È l’alta retribuzione a ren­dere difficile raggiungere quel posto di lavoro e non viceversa».
Arriviamo al nostro Orcel, che può essere facilmente definito il Messi della finanza:non c’è gran­de ristrutturazione bancaria che non sia passata per le mani e i file excel del banchiere italiano. Ma il punto è che Orcel, prendiamo lui come paradigma di un feno­meno molto più ampio, è in un mercato la cui reputazione è og­gi sotto zero. La sua stessa banca ha dovuto fare una transazione da più di un miliardo di euro per aver contribuito a manipolare il Libor. Ubs taglierà diecimila po­sti­di lavoro e i conti non sono cer­to favolosi. Se le istituzioni finan­ziarie non riscoprono un po’ di prudenza nelle loro politiche di retribuzione, verranno spazzate via da iniziative populiste e anti­mercato. Come definire altri­menti il referendum svizzero, che per fortuna di Orcel verrà ap­plicato solo nel 2013, e che preve­de una rigida procedura pubbli­ca per assegnare gli stipendi dei top manager?
Vi facciamo l’ultimo esempio, più domestico. Il numero uno dell’Enel è uno dei nostri mana­ger più quotati. Ha reso la son­nacchiosa compagnia elettrica di Stato una bella multinaziona­le. Nei giorni scorsi ha annuncia­to la drastica riduzione della ce­dola da 28 a 15 centesimi: una botta per i cassettisti. Ha anche ufficializzato un taglio del 30% della retribuzione variabile del top management e del 100% del­l’amministratore delegato. Ma c’è un problema, per così dire, di linguaggio: non sembra una grande concessione tagliare un pezzo di retribuzione variabile quando essa appunto è pensata per non essere fissa. Se non ora quando sarebbe dovuta variare? La comunicazione insomma rac­conta un non detto: retribuzioni variabili, bonus, incentivi vari sono per la classe dei top mana­ger un diritto acquisito. Todos Caballeros quando si diventa top manager.
Far scendere da cavallo i top manager e riportarli con i piedi per terra è l’unico modo per po­ter garantire loro nel futuro otti­me retribuzioni. E financo mol­to disuguali. Ma qualche gol toc­ca che lo segnino.