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 2013  marzo 15 Venerdì calendario

BANCHIERI, EX PCI E INDUSTRIALI E’ LA COMPAGNIA CHE COMANDA

Roma Scuole severe, elitarie, formative secondo i principi di Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, l’or­dine più intellettuale (dieci an­ni di studi intensi, oltre alla lau­rea, per farne parte). Dagli isti­tuti governati dai padri gesuiti esce una bella fetta di classe diri­gente, banchieri, manager, poli­tici. E c’è uno schieramento tra­sversale di leader di partito che adesso, col primo Papa gesuita, si metterà nella scia della reno­vatio vaticana secondo Bergo­glio. Da sinistra a destra al cen­tro civico, quello di Monti e Montezemolo. Entrambi, in ef­fetti, i promotori dello sfortuna­to listone neocentrista vengo­no da scuole ( tutte private, spes­so costose) di gesuiti. Il Leone XIII di Milano, collegio della buona borghesia meneghina, per il prof.Monti (ma anche l’ex sindaco Albertini, o Massimo Moratti), autore sul Corriere di una lettera per «il più caloroso e deferente omaggio» al nuovo Pontefice gesuita. L’Istituto Massimiliamo Massimo, inve­ce, erede del Collegio romano fondato da Sant’Ignazio di Loyola nel 1550 e sfrattato dal­l’Italia Unita nel 1870, per il fon­datore di Italia Futura Luca Cor­dero di Montezemolo.
Sempre dal «Massimo» di Ro­ma sono usciti l’ex sindaco Ru­telli, il presidente Bce Mario Draghi, ottimo giocatore della squadra di basket dell’istituto e fino alla prima liceo compagno di classe di Giancarlo Magalli, poi espulso dai gesuiti per aver simulato un allarme pur di evi­tare un compito in classe. Sem­pre al «Massimo» hanno studia­to l’imprenditrice e consigliere Rai Luisa Todini, il presidente di Bnl-BNP Paribas Luigi Abe­te, il direttore del Fatto Antonio Padellaro, il direttore di La7 Pa­olo Ruffini. Parente del deputa­to Pdl Enrico La Loggia del Pdl, anche lui formato dai gesuiti, nella più prestigiosa scuola pri­vata di Palermo, il «Gonzaga», nei cui archivi si trovano altri po­litici, Marcello Dell’Utri,l’attua­le sindaco Leoluca Orlando, so­stenuto, ai tempi della Rete (an­ni ’90) da un eminente gesuita come padre Bartolomeo Sorge, poi direttore di Civiltà cattoli­ca. Dai gesuiti, ma al «San Fran­cesco Saverio » di Livorno, si è di­plomato invece l’ex presidente Carlo Azeglio Ciampi, un laico dalla religiosità sobria ma rigo­rosa (ogni domenica a messa), da buon allievo gesuita.
Insospettabili anche a sini­stra, zona Pci addirittura. Co­me Piero Fassino, che da segre­tario dei Ds, durante il governo Prodi sotto attacco per i Pacs (le unioni civili) invisi al mondo cattolico, raccontava di una gio­vin­ezza precedente alla Fgci to­rinese nel ’68: «Sì, sono stato per nove anni allievo dei gesuiti a Torino, e questo mi ha consen­tit­o di rafforzare la mia fede reli­giosa. Essere di sinistra non è in contraddizione con la fede, per­ché significa battersi per la giu­stizia, l’uguaglianza, il rispetto della persona, valori cattolici». Niente studi gesuitici per Berti­notti, marxista ateo ma sui gene­ris ( «Mi sono sempre interessa­to alla Chiesa del Concilio e ho tanti amici di Chiesa, anche tra i cardinali») e neppure per Nichi Vendola, comunista «cattoli­co », che una volta, in un batti­becco col sindaco renziano Delrio che gli dava dell’incom­petente («Caro Nichi occupati di taralli o di trulli e non rompe­re con le fumisterie parolaie»), rispose così: «Caro Graziano, pensavo avessi studiato dai ge­suiti, invece usi argomenti da bar». Qualche traccia in più pe­rò c’è, visto che cinque anni di scuola dai gesuiti a Montreal li ha fatti Eddy, il compagno del governatore pugliese.
Ma che politici forma la peda­gogia gesuita? A sentire padre Sorge, sostenitore entusiasta (solo all’inizio) dell’Ulivo di Prodi, moderati di centrosini­stra: «Anche i figli di buone fami­glie da noi si appassionano ai drammi degli emarginati socia­li, delle minoranze e sviluppa­no una passionalità che li guida poi nella vita civile». Mario Dra­ghi, in una intervista a Radio Va­ticana, spiegò il cuore dell’edu­cazione gesuita in termini più generali: «Far capire che tutti noi, al di là di quanto noi potessi­mo apprendere come scolari,
nella vita avevamo un compito che poi il futuro, la fede, la ragio­ne, ci avrebbero rivelato». E fa un certo effetto trovare come «intervento straordinario» sul­la cyber democracy, ad un con­vegno del 2004 della Fondazio­ne Stensen, Padri Gesuiti di Fi­renze, un altro futuro (non)poli­tico: Beppe Grillo.