Isabella Bufacchi, Il Sole 24 Ore 15/3/2013, 15 marzo 2013
IL TESORO PRONTO A RIACQUISTARE TITOLI FINO A 5,6 MILIARDI
Ridurre l’ammontare dello stock del debito pubblico in circolazione con operazioni una tantum, a colpi di accetta, in aggiunta al calo strutturale del debito/Pil si può. È quello che farà oggi il Tesoro riattivando, tramite il riacquisto di titoli di Stato, il "fondo di ammortamento per la riduzione del debito pubblico" alimentato prevalentemente dalle dismissioni delle partecipazioni azionarie dello Stato.
L’offerta è mirata a cinque titoli, due BTp e tre CcT, di cui uno soltanto indicizzato all’Euribor. L’ammontare del riacquisto non viene predefinito. Il fondo tuttavia dispone di 5,6 miliardi di euro di cui 5,4 provenienti dall’acquisto nel 2012 da parte della Cassa depositi e prestiti del 100% di Sace e di Fintecna (proprietà Mef) e 76% di Simest (proprietà del ministero dello Sviluppo economico).
L’obiettivo prioritario di riduzione dell’ammontare del debito pubblico in circolazione tramite il fondo di ammortamento viene perseguito utilizzando due modalità: gli acquisti sul mercato secondario dei titoli di Stato in circolazione (buy-back) o pagando direttamente al momento del rimborso a scadenza. Il Tesoro ha prescelto in questo caso il buy-back per rastrellare titoli con prezzi sotto la pari (che abbattono con minor spesa lo stock calcolato sul valore nominale dei titoli a 100) e per ridurre gli ammontari in scadenza più pesanti nel 2015 e nel 2017. I due BTp oggetto dell’asta, che è riservata agli operatori Specialisti, hanno un importo in circolazione pari a 34,6 miliardi.
L’ammontare dell’operazione che si terrà questa mattina (le offerte dovranno pervenire entro le 11) verrà comunicato dopo la chiusura dell’asta: il Tesoro si riserva la facoltà di respingere le offerte avanzate con prezzi «ritenuti non convenienti». La disponibilità della cassa del fondo è comunque elevata. La Cdp ha corrisposto al Mef un primo acconto, lo scorso novembre, per 5,422 miliardi per le tre società acquisite. Lo scorso dicembre, la Cassa ha versato il conguaglio, pari a 2,451 miliardi, per Sace e Simest: manca all’appello il saldo di Fintecna, che dovrebbe aggirarsi attorno a 1 miliardo di euro, perchè la Cdp è in attesa della firma al decreto che autorizza l’operazione. Solo il 30% dell’importo del saldo complessivo (pari a 1 miliardo sui 3,5 totali), tuttavia, sarà utilizzato per rimpinguare il fondo di ammortamento: il 70% servirà al pagamento dei debiti commerciali della PA.
Il buy-back centrerà l’obiettivo di ridurre il debito pubblico alleggerendo l’ammontare in circolazione dei titoli con maxi-scadenze in annate pesanti (2015 e 2017) e per riacquistare titoli con prezzi sul mercato secondario sotto la pari: alle quotazioni di ieri di sicuro i tre CcT.
Dal 1995, il riacquisto più elevato è stato fatto nel 2000 per 11,275 miliardi. Tra il 2005 e il 2009, il fondo è stato fermo per queste operazioni. Il Tesoro si è riattivato con i buy-backs nel 2010, raccogliendo 720 milioni, poi nel 2011 per 1,443 miliardi e infine l’anno scorso per 650 milioni. I rimborsi dei titoli in scadenza, ad opera del fondo, hanno avuto in media ammontari più elevati rispetto ai buy-backs ma sono fermi dal 2007. Tra il 1995 e il 2012, il Tesoro ha realizzato riacquisti per 41,267 miliardi e rimborsi per 72,768 miliardi per un totale a riduzione dello stock del debito pubblico pari a 114,035 miliardi.
isabella.bufacchi@ilsole24ore.com
@isa_bufacchi