Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  marzo 17 Domenica calendario

IL RAZZISMO C’È MA NON SI SENTE


DOPO la dichiarazione d’amore di Leonardo in diretta tv alla sua compagna Anna Billò faccio una dichiarazione d’umore. Mio. Come il voto a Leonardo (3,5). Perché? Perché non m’è piaciuta la scelta dei tempi e dei luoghi, né l’insistenza di lui davanti all’imbarazzo di lei (7) che cercava di svicolare, di riportare il discorso sui sorteggi, tra un commento e l’altro di Costacurta e Mauro. Che la tv si possa usare anche per questo, dall’“Irina te amo” di Batistuta in qua, è un fatto. Ma in genere si trattava di dichiarazioni d’amore, richieste di matrimonio ecc. tra una persona inquadrata (sempre un uomo) e una no, quindi metà pubbliche e metà private. Più discrete. Della tv si possono fare molti usi. Chissà se è vero che Eduardo, in risposta a una telefonata che diceva “qui è la televisione” disse “un attimo e le passo il frigorifero”. È vero che un apparecchio tv è stato sfasciato domenica, a colpi di mazzola da muratore, durante la messa dal celebrante don Enrico Spreafico, 63 anni, parroco di Villa San Carlo, frazione di Valgreghentino (Lecco). L’aggancio era con “i Farisei, accecati dal potere, mentre i ragazzi di oggi rischiano di esserlo dalla tecnologia”. Non solo i ragazzi, don Enrico. E gradisca un 7,5 da parte mia. Ogni tanto arriva qualche bella notizia. Come quella dell’elezione di Laura Boldrini: 8 sulla fiducia. E buona partenza: il suo discorso dimostra quanto può volare alto la politica se si occupa del basso, della condizione e delle aspettative degli ultimi, di quelli senza voce. Non basterà una rondine, ma almeno una rondine c’è.

C’è anche, m’è parso di notare, un’accentuata tendenza ai giochi di parole nei titoli. Al punto che rimpiango i tempi in cui in redazione mi occupavo di cucina. Oggi si dice desk ma è la stessa cosa. Dopo alcune esercitazioni sullo Stra di Stramaccioni, la partita di martedì in Champions ha creato una piccola Fuorigrotta. Repubblica: ImBarçata. Corsera: EstroMessi. Gasport e Stampa: SottoMessi. Scavalcato da quest’onda di creatività diffusa (7) penso a come sarebbe andata se avessero fatto due gol Busquets o Iniesta e fornisco altri titoli per il futuro: ProMessi, DisMessi o Di-Messi, RiMessi, ManoMessi nel caso imitasse Maradona ’86. ComproMessi è a doppio taglio. In prima persona, può dirlo solo un multimilionario. Varianti: Messi una sera a cena, Torna a casa, Messi. E qua ci si ferma.

Si riparte col giudice sportivo Tosel. Non è colpa sua, perché deve giudicare sulla base dei rapporti pervenuti, ma mi rivolgo a lui usando il titolo di una canzone niente male di Roberto Vecchioni. Signor giudice, le cose sono chiare per chi le può sentire ma non si può informare. Le hanno consegnato un resoconto farlocco sull’atteggiamento del pubblico in Juve-Catania. Il suo inviato (se più di uno, peggio mi sento) ha ascoltato un solo coretto anti-Balotelli, punibile con 4mila euro d’ammenda. Di tutti gli altri, non certo flebili, degli inviti a Etna e Vesuvio a fare pulizia, di quelli fortemente razzisti nel proclamare che “non ci sono negri italiani”, di tutte queste schifezze non c’è traccia. Così lo stadio della Juve, il fiore all’occhiello, già sotto diffida, non è squalificato. Così Conte esce allo scoperto e chiede ai suoi tifosi comportamenti più consoni. Ma vede, signor giudice, a nome di noi giornalisti così così che facciam cronache così così, lanciamo appelli così così, in un ambiente così così, lei di fronte ai servizi di molti giornali (che suppongo legga) e al sonoro di molti filmati, lei non è colto dal dubbio che le cose siano andate diversamente da quello che le hanno raccontato? E s’è mai chiesto come mai a volte si ascolti tutto e a volte nulla o quasi? E, ancora, a cosa sia dovuta questa intermittenza uditiva?

E infine, nel ribadire che la colpa non è sua, le chiedo: un supplemento d’inchiesta, no? Non sarebbe il caso di acquisire ulteriori documentazioni? Se l’arbitro vede e non sanziona adeguatamente la prova tv non si può invocare, lo sappiamo. Ma in casi come quello di Juve-Catania e altri che purtroppo verranno, giudice Tosel, lei non crede che sarebbe giusto colpire quel che effettivamente è accaduto e non sulle sole basi, ahi quanto ondivaghe, delle relazioni? Guardiamoci intorno: l’Olimpico chiuso per due turni dall’Uefa, San Siro messo sotto accusa dal Tottenham per cori razzisti ed esposizione di banane ad Adebayor. Che sappia, dall’Inter nemmeno un cenno di condanna, ma l’Uefa su queste cose non scherza e colpirà duro. Parliamo degli stadi delle due più grandi città italiane e di quello dei campioni d’Italia in carica, parliamo degli ultimi due stadi di squadre rimaste in gara in Europa. E non è troppo chiedere una giustizia che non sia così così.