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 2013  marzo 17 Domenica calendario

IL PAPA RACCONTA I SEGRETI DEL CONCLAVE COSÌ INIZIA L’OPERAZIONE TRASPARENZA


Altro che Dolan: il racconto più dettagliato degli attimi decisivi del recente Conclave è quello offerto ieri mattina da Jorge Mario Bergoglio in persona nell’incontro con i giornalisti. Abbiamo conosciuto il contenuto dei colloqui tra i cardinali nella clausura della Sistina: «Il cardinal Hummes, seduto accanto a me, mi confortava e mi ha suggerito di non dimenticarmi dei poveri. Così ho scelto di chiamarmi Francesco». Claudio Hummes, vescovo emerito di San Paolo in Brasile è un francescano, ordinato cardinale proprio insieme a Bergoglio nel 2001. Poco dopo, seguendo il racconto del Papa, guardando la sua mano levarsi verso l’alto («i voti salivano, diventavano sempre di più»), si è capito che i consensi ottenuti dal pontefice argentino erano superiori alla soglia dei due terzi necessaria all’elezione.
La versione di Papa Francesco, ben più particolareggiata di quella offerta dal cardinale di New York (Dolan aveva tenuto una conferenza stampa la sera stessa dell’elezione di Bergoglio) è soltanto l’ultima (e più importante) tappa di quell’operazione trasparenza che, attraverso piccoli e grandi segni, in Vaticano è iniziata ancora prima della Sede Vacante, negli ultimi giorni del pontificato di Benedetto XVI. Nelle ore dello shock per le dimissioni di Ratzinger i responsabili della comunicazione d’Oltretevere avevano deciso di sistemare una telecamera nello studio privato di Benedetto XVI in modo da mostrare, riprendendolo di spalle, la folla che lo acclamava in piazza San Pietro. Per la prima volta, in quelle convulse giornate, l’occhio della tv aveva violato la tradizionale riservatezza del Palazzo Apostolico. Una scelta voluta per bilanciare l’atmosfera di complotto e mistero che aveva accompagnato le clamorose dimissioni di un papa, otto secoli dopo quelle di Celestino V.
Nella nuova Chiesa uscita dal trauma di inizio febbraio quella che Michail Gorbaciov avrebbe definito «la glasnost», la trasparenza, è diventata forma e contenuto dei messaggi vaticani. Non che manchino i riferimenti evangelici: «Il vostro parlare sia ‘sì, sì, no no’» ammonisce infatti Gesù nel Vangelo di Matteo invitando i discepoli alla chiarezza e a rifuggire dalle ambiguità e dai misteri del potere. L’idea di fondo è che una Curia più trasparente sia l’antidoto migliore contro i corvi di ieri. Così, dopo la telecamera nell’appartamento papale e la conferenza stampa del dopo-Conclave fatta da Dolan (con uno stile che ha ricordato il format di alcune trasmissioni sportive), ecco, il giorno dopo l’elezione, la fotografia, diffusa dal Vaticano, di Papa Francesco che torna a Santa Marta in pulmino, un uomo vestito di bianco in mezzo ai cardinali. Foto simbolo del rifiuto dei privilegi da parte del gesuita che ha voluto ispirarsi al santo di Assisi. Immagine impensabile fino a pochi mesi fa che rompe, anche in questo caso, il muro di segretezza sugli attimi immediatamente successivi all’elezione del Pontefice.
Sulla stessa linea è la scelta di seguire con le telecamere Papa Bergoglio nell’appartamento del Palazzo Apostolico, riaperto dopo essere stato sigillato in Sede Vacante. Un video che consente a tutti di curiosare in quello che fino all’altro ieri era l’appartamento più riservato del mondo. Nella convinzione che sia più morbosa la riservatezza dell’apertura. «La verità», è una delle tre parole offerte ieri dal Papa come indicazione ai giornalisti. Un invito che riguarda certamente i cronisti ma che vale anche per l’interno delle mura vaticane dove forse, anche oggi, c’è chi teme proprio la verità e preferirebbe nasconderla con il riserbo.
Quello della trasparenza, di un Vaticano che si trasforma da fortezza dei misteri a casa del Popolo di Dio, è stato uno dei primi messaggi programmatici di papa Francesco. Lo aveva annunciato, il giorno dopo la sua elezione, al collegio dei cardinali riuniti nella Sistina: «Dobbiamo camminare sempre alla luce del Signore ». Lo aveva fatto citando un versetto di Isaia. Un concetto che qualche secolo dopo il Profeta sarebbe stato ripreso da Giovanni nella sua lettera: «Dio è luce e in lui non ci sono tenebre... Se camminiamo nella luce siamo in comunione gli uni con gli altri».
Ora il «fiat lux» di papa Francesco attende la dura prova dei fatti. Perché la scelta compiuta in questi giorni dai responsabili della comunicazione renderà certamente più semplice a tutti comprendere le scelte che verranno compiute da chi governa la Chiesa. Ma porterà in chiaro anche i differenti punti di vista che su quelle scelte si confrontano Oltretevere. Una Chiesa che discute apertamente, ecco un frutto possibile della nuova trasparenza voluta da Francesco.