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 2013  marzo 17 Domenica calendario

UNA SCELTA DI COSCIENZA, COME POTEVO FAR VINCERE SCHIFANI?

[Francesco Campanella]

«Sì, ho votato Grasso. E con me altri. Perché la distanza con il personaggio Schifani era ed è enorme. Ma sia chiaro: non abbiamo firmato alcuna apertura di credito al Pd». Francesco Campanella, impiegato regionale di Palermo, è il senatore di M5S che ha pronunciato la frase - rilanciata dalle agenzie - che ha riaperto il dibattito sul voto dei grillini: «Se vince Schifani quando torniamo in Sicilia ci fanno un mazzo così».
Senatore Campanella, cos’è successo nel conclave di 5 stelle?
«C’è stato un dibattito serrato, intenso. L’indicazione di massima, all’inizio, era quella per la scheda bianca. Poi ci siamo confrontati su due esigenze diverse. Quella di non dare spazio al Pd ma anche quella di sottolineare la distanza enorme fra il personaggio Grasso e il personaggio Schifani ».
Dicono che l’opinione dei sei senatori siciliani sia stata determinante. A favore dell’ex magistrato.
«Guardi, noi siciliani non abbiamo fatto blocco. Eravamo seduti pure distanti, nella sala della commissione Industria. Credo che alla fine i consensi all’esponente del Pd siano arrivati anche da colleghi di altre regioni».
Alla prima prova rilevante il gruppo di 5stelle si è diviso.
«Non è affatto così. Abbiamo dato prova di elasticità. E mostrato una capacità di analizzare i fatti senza soluzioni precostituire. Non è semplice, all’interno di un gruppo che conta 54 parlamentari ».
Può essere l’avvio di un dialogo stabile con il Pd?
«No. Oggi la necessità era quella di individuare una figura che avesse un livello minimo di credibilità. Per noi Schifani non l’aveva, perché sappiamo chi e quali interessi ha difeso. Perché fa parte di un partito che, con la manifestazione davanti al tribunale di Milano, si è reso protagonista di un atto eversivo. Ora, Grasso ha avuto i suoi passaggi critici, ma ha una storia ben diversa. E anche di recente si è fatto apprezzare per il no alla richiesta di intervento sulla Procura di Palermo che indaga sulla trattativa Stato-mafia. E lì le pressioni arrivavano dall’alto».
Ribadite dunque la posizione contraria al voto di fiducia a qualsiasi governo?
«Il Pd e il Pdl se la cerchino altrove, la fiducia. Vediamo se sono capaci. O la diano a noi. L’abbiamo detto: siamo anche disponibili ad assumerci la responsabilità di governo... Oggi non potremmo essere più lontani dai due partiti tradizionali. Anche in termini di educazione istituzionale ».
Prego?
«Il quadro davanti ai nostri occhi, oggi, era sconfortante. Un Berlusconi con occhiali scuri attorniato da una corte medievale di senatori ossequiosi e gli esponenti Pd che hanno cominciato a esultare per il successo di Grasso a spoglio in corso. Forse in parlamento si è fatto sempre così ma è un brutto spettacolo».
Eppure Crocetta, in Sicilia, lascia intendere che oggi al Senato sono state poste le basi per una collaborazione di governo come quella che c’è nella sua Regione.
«Dice davvero questo? (ride) Macché, sono esperienze diverse. A Palermo i cittadini a 5 stelle lavorano assieme a una giunta nata autonomamente, senza bisogno di fiducia dell’Assemblea. Qui, ripeto, dovevamo solo evitare l’elezione di un personaggio con un profilo non compatibile col nostro elettorato».
Insomma, se fosse accaduto in Sicilia vi avrebbero fatto «un mazzo così».
«Va bene, l’ho detto. I muri del Senato sono sottili. Ma non voglio alcun merito personale».