Emanuela Audisio, la Repubblica 16/3/2013, 16 marzo 2013
LA PERFEZIONE NON ESISTE IO SUI PATTINI SOFFRO, MA VIVO
Un Bolero per colpire al cuore, per sedurre la gloria con un corto abito nero. Per provare a sfidare i capitomboli del destino e dire che Carolina Kostner merita di stare lassù, di difendere con successo il suo titolo mondiale. Di essere Regina, non Cenerentola. «Nervosa sì, lo sono sempre. Sono la mia peggiore avversaria, non mi siedo sull’esperienza, resto un’inquieta, piena di dubbi, assai agitata». Oggi Carolina al suo undicesimo mondiale dovrà ballare sulle sue paure, rincorrere (è seconda con 66.86 punti), strapparsi il cuore, per arrivare all’oro. E’ stretta tra la coreana Kim Yu-na (69.97 punti), una perfetta fusione fredda su ghiaccio, e la giapponese Kanako Murakami(66.64). Basterà un’appassionante Bolero oggi nel libero (alle 3 e 22, ore italiane, diretta tv Eurosport) per battere la marea asiatica e tenere a bada russe e canadesi? «Sto bene, non è stata facile passare tra alti e bassi, ma alla fine ho seguito la mia strada e accettato tutto quello che ho incontrato». Si sa, Carolina ha un modo di esprimersi un po’ fiabesco. Detto in altre parole? «Sono più consistente e resistente. Ho lavorato molto a livello aerobico quest’anno, per la prima volta sono uscita all’esterno. Basta ghiaccio al coperto, non ne potevo più di stare al chiuso, così ho fatto sci di fondo, lunghe camminate in montagna, sono andata in bici, ho vissuto di più all’aperto». E anche la collaborazione con la coreografa Lori Nichol ha funzionato meglio? «Sì, abbiamo lavorato sui dettagli, su una maggiore espressività, sulle posizioni delle braccia. Io sono timida, faccio fatica a tirare fuori le emozioni, ma sto imparando che mostrare i sentimenti non è sbagliato. E poi non ci sono solo i salti, anche le trottole se fatte bene portano punti. Sulle polemiche tra furia creativa e difficoltà tecnica non mi soffermo, il pattinaggio va avanti, Plushenko a Vancouver 2010 litigò perché il suo triplo non era stato abbastanza apprezzato, a Sochi senza quadruplo non si andrà da nessuna parte. Ma ci vuole equilibrio, io cerco di fare tutto il possibile, peccato che non riesca mai a godermi l’attimo fuggente, sono contenta se la gente dopo avermi vista dice che ha passato una bella serata, ma io non ce la faccio proprio a divertirmi quando pattino, ed essere serena».
Però Carolina non è più Bambi, ha imparato a lottare: per un podio, per la sua vita, per il suo amore. Anche se il Canada non le porta bene. «Sono caduta e mi sono rialzata. Mi sono accorta che è inutile cercare la perfezione, tanto c’è sempre qualcosa che va storto, bisogna sapere accettarsi, con il sedere a terra ci sono finita anche qui in Canada, sono caduta nel corto sul secondo salto, non ho nemmeno capito come, tutto è stato troppo veloce, però ho ripreso. Ora ho più fiducia, mi risollevo dando unghiate, forse mi perdo meno».
Al nuovo presidente del Coni, Giovanni Malagò, lei che fu martoriata da Petrucci, cosa chiede? «Più consapevolezza per lo sport. Noi pattinatori in Italia possiamo essere una forza trainante, anche se non giochiamo a calcio, ma ci vogliono impianti e cultura. Certo il nostro paese non ha il clima adatto per il pattinaggio, io sono sul ghiaccio da quando avevo sette anni, mi piacerebbe lasciare qualcosa, magari non disperdere un’eredita fatta anche da altri». Lo sa che due grandi campionesse come Vezzali e Idem sono state elette? «No, mi alleno in Germania, farò la figura della cretina, ma onestamente la notizia mi è sfuggita». A questo punto arriverà a Sochi? «Deciderò più avanti, ma credo di sì. Pattinare è sempre stata la mia passione, soffro, ma vivo». Si è ripresa anche dal colpo del suo fidanzato Alex Schwazer? «Sono andata avanti e Alex ha ripreso a fare sport. Si rotola, ma si torna anche dritti». E magari con un Bolero sexy si vola ancora in cima al mondo.