Emilio Randacio, la Repubblica 16/3/2013, 16 marzo 2013
CL MI DEVE DIFENDERE IL CARDINALE SCOLA INGRATO CON GLI AMICI
L’inchiesta giudiziaria, gli imbarazzi per le prime foto in vacanza in località da sogno. Le allusioni sulle amicizie e i favori dei faccendieri Simone e Daccò. Per difendere la propria immagine, Roberto Formigoni pretende la mobilitazione dei vertici di Comunione e liberazione. È lo spaccato che emerge dalle intercettazioni telefoniche disposte, nell’aprile scorso, dalla procura di Milano sull’ex governatore della Lombardia: chiamate a raccolta, consultazioni convulse, campagne stampa orchestrate a tavolino, interventi ad hoc per far tacere chi, come l’ex moglie di Antonio Simone, Carla Vites, ha accusato Formigoni di ipocrisia.
«SCOLA DUBITA DI ME»
Per capire meglio la cronistoria di questo affaire, bisogna partire dal 13 aprile scorso. Due mesi prima della formale iscrizione di Formigoni tra gli indagati di corruzione per lo scandalo Maugeri, a Milano finisce in manette Antonio Simone. Insieme a Pierangelo Daccò è considerato dalla procura il faccendiere che intermedia tangenti o «utilità» (70 milioni di euro in tutto) da girare in parte al governatore. L’impero formigoniano sembra vacillare anche sotto i colpi di critiche di alleati, compagni del movimento e uomini a lui tradizionalmente vicini. Emblematica la telefonata del 29 aprile con la sorella. Il governatore è in vacanza in Sardegna. E si sfoga. «La sorella — scrivono nel brogliaccio gli uomini della sezione di Pg della procura di Milano — commenta la durezza delle vicende di questi giorni sui giornali. Formigoni dice “magari a cercare degli amici cardinali che non dicano troppe str.... “». Il riferimento è diretto all’arcivescovo Angelo Scola. Due giorni prima, il porporato durante un convegno, incalzato sugli scandali scoppiati in Regione aveva detto: «Formigoni un buon cristiano? Chiedetelo a lui». Per tutti una presa di distanze che, al telefono, il governatore non perdona. «Formigoni si lamenta che il cardinale ha pensato solo a se stesso. Formigoni dice che lui gli amici li ha sempre difesi e cita la difesa fatta di Antonio Simone... Formigoni dice di essersela presa perché Scola ha dato il segnale di avere qualche dubbio su di lui. Poi i due si lamentano del fatto che il cardinale in pubblico prenda le distanze da Cl. Formigoni continua a lamentarsi che altri amici non lo hanno difeso».
«LA VITES DA ABBATTERE»
Con una lettera al Corriere della Sera, il 19 aprile l’ex moglie di Antonio Simone, Carla Vites, si scaglia contro il governatore, raccontando cene lussuose e vacanze esotiche e accusandolo di rinnegare l’amicizia e la lunga frequentazione con la sua famiglia. L’attacco dall’interno di Cl sconcerta Formigoni. Parlando il giorno successivo con una donna, il governatore viene rassicurato che «un amico le ha consigliato (alla Vites, ndr) di andare via per un po’, pare che accetti». Ma quando poco dopo si sparge la notizia che la consorte di Simone, in realtà, sarà ospite de l’Infedele di Gad Lerner, ai piani alti del Pirellone scatta il panico. Il 22 aprile, «Formigoni chiede a Piero se lui è amico di Carla, perché ha sentito che è stata invitata da Lerner ». La polizia giudiziaria annota che Piero conferma e «Formigoni dice di verificare in incognito e di fargli sapere». Si mobilita anche il direttore di Tempi, Luigi Amicone, che alle 15 e 55 contatta Formigoni e gli conferma l’intervista, ma aggiunge di «non sapere cosa ha detto. Dice che l’ha accompagnata Perrone ma non ha presenziato ed è riuscito a convincerla a non andare in studio, ma a fare solo una registrazione». Quando tre ore dopo Formigoni viene messo al corrente del contenuto delle dichiarazioni della signora Vites, è furibondo, e chiama una donna, Anna Maria M., probabilmente anche lei di Cl, e sbotta. «La tua amica pazza impazza – esordisce Formigoni – si è fatta intervistare da Lerner... voleva andare là, qualcuno in extremis è riuscito a convincerla a non andare, a farsi intervistare». Avuta l’informazione, l’interlocutrice risponde sconsolata: «Oh, signur ». E allora Formigoni è categorico: «Comunque quella lì o la si ferma o la si abbatte, non è che ci siano alternative, eh?».
LO SCUDO DI CL
I vertici di Comunione e liberazione, dopo un incontro di preghiera a Rimini, studiano una controffensiva. Il 21 aprile Formigoni «chiede il numero di una giornalista dell’Ansa in modo che possa farla chiamare da qualcuno». La strategia è ben orchestrata. Formigoni per primo contatta Alberto Garocchio, ex consigliere comunale del Pdl, uomo da sempre di Cl. Il governatore «chiede di rilasciare dichiarazioni all’Ansa». Ma Formigoni va oltre, sembra voler dettare l’intervento. «Avverte che hanno affidato a questa dell’Ansa il compito di riportare notizie relative alle reazioni all’interno di Cl e suggerisce di dire che è stato politico e di essere stato uno dei primi allievi di Giussani». Non basta. Perché il messaggio sia ancora più chiaro, il governatore «dà delle direttive sugli argomenti da trattare: marginalmente Vites, il sostegno di Cl a Formigoni». Pochi minuti dopo la giornalista viene contattata puntualmente da Garocchio. E la stessa cosa succederà per Giancarlo Cesana, altro storico fondatore di Cl. Sul sito di Tempi, ancora oggi spicca proprio il suo intervento: «Cl non è una lobby, contro Formigoni un processo mediatico ».
CERCA L’APPOGGIO DI CARRON
Formigoni per essere sicuro, contatta anche il leader di Comunione e Liberazione, Juan Carron, che già aveva incontrato a Rimini, durante gli esercizi spirituali. Amicone, l’uomo più vicino al governatore, il 21 aprile a mezzogiorno chiede all’amico se «ha sentito stamane Carron». E il direttore di Tempi gli consiglia una nuova mossa per compattare intorno alla sua figura il livello più alto di Cl. «Allora Formigoni prende per la seconda volta penna in mano e fa parlare Carron attraverso gli appunti personalmente presi». Il 22 aprile, Formigoni vuole ringraziare il numero uno di Cl di persona, e a un interlocutore spiega «di avere un vecchio numero. L’interlocutore dice di mandare un messaggio a lui che glielo gira». «Caro Julian, voglio ringraziarti per gli esercizi e per tutto il tuo lavoro». Formigoni è soddisfatto delle risposte ricevute. «Sappi — continua — che in questi tre giorni tantissimi dei nostri sono venuti a salutarmi, abbracciarmi, incoraggiarmi: gente qualunque, preti, conosciuti e no. Era quello che mi aspettavo. Ma averlo vissuto è stato travolgente». E la chiosa finale: «Lode al Signore».