Agostino Paravicini Bagliani, la Repubblica 16/3/2013, 16 marzo 2013
FRANCESCO E IL DIAVOLO
IL PAPA ha tenuto giovedì la sua prima Omelia nella Cappella Sistina davanti ai cardinali elettori. E parlando a braccio, come usa fare, ha detto: «Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del demonio». Il riferimento al demonio è formulato in forma sobria, senza amplificazioni retoriche. Ma si tratta pur sempre di un pronunciamento papale che si iscrive in una lunga serie di analoghe affermazioni dei papi di questi ultimi due secoli.
IL SUO predecessore, Benedetto XVI, nel ricevere all’inizio del suo pontificato gli esorcisti di tutta Europa li aveva incoraggiati a proseguire nel loro ministero. E ancora recentemente, il 10 giugno 2012, tenne un discorso sulla «cultura dove non conta la verità», soffermandosi sull’origine del termine «pompa del diavolo», sinonimo di «grandi spettacoli cruenti, dove le crudeltà diventano divertimento, uccidere gli uomini diventava una cosa spettacolare», in cui il diavolo si presentava «con apparente bellezza», ma «con tutta la sua crudeltà». Dieci anni prima, il 17 febbraio 2002, Giovanni Paolo II, lui stesso esorcista, all’Angelus disse: «Il demonio, principe di questo mondo, continua anche oggi la sua subdola azione. Ogni uomo, oltre che dalla propria
concupiscenza e dal cattivo esempio degli altri, è tentato anche dal demonio e lo è ancor più quando meno se ne avvede ».
Il demonio fu ritenuto responsabile dei mali della Chiesa da Paolo VI in un discorso del 15 novembre 1972: «Uno dei bisogni maggiori è la difesa da quel male, che si chiama Demonio». Il demonio, continuava il Papa, è «un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore ». È una «realtà terribile, misteriosa e paurosa». E poi: «È il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana». Il Papa lamentava anche il fatto che l’influsso del demonio «è un capitolo molto importante della dottrina cattolica, da ristudiare, mentre oggi lo è poco». Qualche anno prima, però, il Concilio Vaticano II presieduto da Giovanni XXIII aveva abolito la preghiera a San Michele Arcangelo formulata da Leone XIII (1878-1903), chiamato a difenderci «in questa ardente battaglia contro tutte le potenze delle tenebre e la loro spirituale malizia». Anche Pio XI (1929-1939) si riferì all’opera del diavolo, citando Sant’Agostino «che non di rado ricorda con parole mordaci, talvolta con frasi sdegnose tutto ciò che di lussurioso si era infiltrato per opera dei demoni nei costumi degli uomini mediante il falso culto degli dei».
Insomma, i pronunciamenti dei papi di questo ultimo secolo sull’esistenza del demonio e la sua caparbia azione nella società costituiscono una serie quasi continua. E sono forse più numerosi che in qualsiasi altro secolo. Nemmeno nel Medioevo possiamo trovare una serie così frequente di pronunciamenti papali sull’argomento. Certo, il demonio irruppe con forza nella lotta contro gli eretici. Il 13 giugno 1233, Gregorio IX promulgò una decretale, Vox in Roma, in cui si descrivevano per la prima volta conventicole notturne di eretici alle quali avrebbero partecipato, apparendo, uomini misteriosi, rospi e gatti di dimensioni insolite. Ossia démoni. Ritroveremo una descrizione straordinariamente analoga due secoli dopo, quando, intorno al 1427-1428, nascerà la caccia alle streghe, a partire dalla credenza all’esistenza di una setta (che sarà poi definita sabba) con a capo il demonio omaggiato da streghe o stregoni. Ovviamente creduti tali. Sono concetti e credenze che diventeranno celebri grazie al Martello delle streghe che due domenicani tedeschi, Jacob Sprenger e Heinrich Institor, dedicheranno a papa Innocenzo VIII (1484-1492).
In questa storia secolare non sono però mancate voci più prudenti se non contrarie all’esistenza al demonio. Proprio in seno alla cultura cattolica. Anche nel Medioevo. Ce lo ricorda un canonico di Bratislava, celebre nella storia della scienza medievale, perché autore di un grande trattato sull’ottica che terminò proprio alla corte papale negli anni 1270. Witelo — questo è il suo nome — scrisse che molte delle apparizioni di démoni sono o creazioni della fantasia di malato o frutto di un’interpretazione erronea di illusioni ottiche da parte di persone sane. Ma anche nel Novecento, uno dei massimi storici di Sant’Agostino, il cattolico francese Henri Marrou (morto nel 1977) sostenne con chiara fermezza che «persino tra quelli che dicono di volere essere fedeli all’insegnamento della Chiesa numerosi sono coloro che, senza alcuna esitazione, ammettono di non credere all’esistenza di Satana».