Sergio Rizzo, CorrierEconomia 18/03/2013, 18 marzo 2013
ROMA. L’ASSURDA CARICA DEI 90 «ASSESSORINI» - A
regime, dicono, si risparmia un bel po’ di denaro. A regime… Aspettando di arrivarci, le spese intanto lievitano: due milioni e mezzo l’anno. Grazie a un aumento delle poltrone tanto sostanzioso, quanto sconcertante per l’aria che tira nel Paese.
È questa la sorpresina messa a punto per le feste di Pasqua dall’amministrazione uscente di Roma capitale. Dove, con la motivazione ufficiale di ridurre i costi, si è deciso di accorpare alcuni «municipi». Spieghiamo. In tutte le grandi città italiane, oltre al Comune con la sua assemblea, il sindaco e gli assessori, esistono anche le circoscrizioni municipali.
Si tratta di Comuni in miniatura, anch’essi con un piccolo consiglio eletto dai cittadini, un piccolo sindaco e piccoli assessori. La ragione per cui sono stati istituiti in questa forma sarebbe da ricercare nell’esigenza dell’amministrazione di essere quanto più possibile vicina ai cittadini, in centri urbani tanto estesi da non consentire agli uffici comunali di gestire tutto con la dovuta efficacia.
Certo è che l’efficienza della gestione non se ne è sempre avvantaggiata, e spesso quei «municipi» hanno avuto semplicemente la funzione di moltiplicare tanto i posti di sottogoverno locale quanto i costi. Per non parlare del livello talvolta davvero improponibile dei «politici» chiamati a ricoprire certi incarichi di secondo piano.
Nel Comune di Roma, fino a oggi, i «municipi» erano la bellezza di 19 (diciannove). Dal prossimo giro, che scatterà dopo le elezioni in programma a giugno per l’elezione del sindaco, dovrebbero essere ridotti a 15. Quattro in meno: chissà quante poltroncine salteranno, vi domanderete. Senza immaginare che invece accadrà l’esatto contrario. La riformicchia prevede infatti che il numero degli assessori circoscrizionali salga dagli attuali quattro a sei per municipio. La conseguenza è formidabile. Perché se oggi gli assessorini dei diciannove municipi sono in tutto 76, e non è certamente un numero trascurabile, domani saliranno addirittura a 90: novanta!
Più, naturalmente, i rispettivi presidenti di municipio, il che porterà le dimensioni di questo incredibile sub-governo urbano a quota 105, contro 95 di prima. Centocinque amministratori, ognuno dei quali con uffici e collaboratori al seguito.
Senza considerare, ovviamente, l’organizzazione del Campidoglio, che oltre al sindaco Gianni Alemanno e al vicesindaco Sveva Belviso conta 11 assessori con relativo stuolo di assistenti e personale di segreteria.
Un apparato monumentale, perfettamente in sintonia con le strutture ciclopiche della più grande amministrazione cittadina del Paese. I dipendenti comunali sono circa 25 mila. Per cogliere tuttavia l’esatta proporzione dell’oggetto di cui stiamo parlando, a questa cifra va sommato il numero delle persone impiegate dalle aziende municipalizzate e dalle società partecipate del Comune di Roma. In tutto, altre 37 mila: soltanto l’Atac e l’Ama, che gestiscono, rispettivamente, il trasporto urbano e la raccolta dei rifiuti, ne hanno insieme circa 20 mila. Per un totale che supera 60 mila. Per capirci, gli abitanti di una città come Viterbo.
Che dire? Non ci mancavano che 90 piccoli assessori, per completare il quadro. Se questa vuole essere la risposta al dilagare delle orde grilline, stiamo freschi…
Sergio Rizzo