Paolo Isotta, Corriere della Sera 18/03/2013, 18 marzo 2013
NELLA «FARSA COMICA» DI ROSSINI A SORPRESA APPARE PULCINELLA
Su di una trama esilarante, quella di un mercante americano che acquista dal suo corrispondente europeo una moglie per mezzo di una cambiale, si svolge la prima Opera Buffa di Rossini, la «farsa comica» La cambiale di matrimonio. Essa venne scritta dal diciottenne per il teatro Giustiniani in San Moisè di Venezia, e gli esordi di Rossini tanto nel genere comico quanto in quello serio a Venezia legati sono. Era il 3 novembre 1810. La Fenice allestisce oggi questo capolavoro assoluto nel Teatro Malibran.
Gli esordi del Pesarese mostrano un compositore autorevole e sicuro di sé, con un gusto classicista che andrà perdendosi in parte nella produzione comica successiva che arriva a quella che Stendhal chiama la «follia organizzata e completa»: quei finali d’atto primo dove tutto gira e nessuno capisce più nulla («Mi par d’esser con la testa / In un’orrida fucina») e le onomatopee bestiali la vincono sull’umanità, se mai esisteva, dei personaggi. Nella Cambiale le colorature vocali ci sono ma non sono di quell’infernale difficoltà destinata a caratterizzare di lì a poco, dal genere serio inoculandosi in quello comico, tutta la produzione del Cigno di Pesaro.
L’edizione proposta dalla Fenice, che così viene incontro a un suo obbligo storico orgogliosamente rivendicato, è deliziosa. Scene, costumi e luci si debbono alla Scuola di scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, e precisamente a Stefano Crivellati per le scene e Federica Miani per i costumi. L’interno di un negozio di stoffe, con tutte le pezze riposte nei ripiani o pendenti dall’alto, con calde tonalità di legno, è perfetto. Lo spazio ove i personaggi si muovono è così delimitato: sono aggiunti dal regista Enzo Dara alcuni Pulcinella a insaporire l’ambiente, Pulcinella che ovviamente nulla da fare hanno colla maschera napoletana, derivando essi dal Tiepolo.
Dara è un veterano dell’arte, nato nel 1938, è stato uno dei più grandi «buffi» rossiniani, alla Scala soprattutto sotto la direzione di Claudio Abbado. Adesso ha una mano espertissima e spigliata nella regia, e vorremmo vedergliene fare più spesso. Gl’interpreti sono Omar Montanari, Marina Bucciarelli, Giorgio Misseri, Marco Filippo Romano, Armando Gabba e Rossella Locatelli. Marco Filippo Romano è un baritono dalla grandissima verve comica e dalla voce che riproduce perfettamente il timbro di Sesto Bruscantini.
Sul podio Stefano Montanari. Questo ragazzo si presenta in canottiera nera, jeans, anfibi; e ha qualcosa come cinque anelli per mano, un’armatura di braccialetti, piercing: pare una caricatura. Ma ha un grandissimo talento, tiene l’orchestra in istato di tensione continua, accompagna perfettamente conoscendo tutte le convenzioni, cura amorosamente i solisti strumentali e, leggiamo, ha anche una carriera come violinista e una come pianista.
Paolo Isotta