Pierluigi Battista, Corriere della Sera 18/03/2013, 18 marzo 2013
I DOMICILIARI NEGATI AL MALATO RIZZOLI - È
difficile, in un Paese in cui sui social network si sghignazza oscenamente il suicidio di David Rossi del Monte dei Paschi di Siena («uno in meno»; «un’ammissione di colpevolezza») avere il coraggio di Ilaria Cucchi. È difficile, in un Paese in cui sui giornali che vanno tanto di moda si gode come il popolaccio bruto davanti alla ghigliottina per le «retate e i «rastrellamenti» dei politici messi in galera, chiedersi se non sia tremendo l’accanirsi con la carcerazione preventiva per un «potente» malato molto gravemente e che rischia di morire. È tutto molto difficile in un Paese in cui, cinque anni fa, fu prelevato da casa, di notte come il peggiore dei malfattori, il presidente della Regione Abruzzo Ottaviano Del Turco, in cui il magistrato convocò una conferenza stampa come al Festival di Cannes per parlare di «prove schiaccianti» ma inesistenti, in cui dopo cinque anni si apprende che l’accusa non si era nemmeno premurata di stabilire l’esatta cronologia di «prove» mai provate. È difficile in un Paese che non conosce più l’abc dello Stato di diritto, dimostrare misura, senso dell’umanità, rispetto delle persone e del principio costituzionalmente tutelato della presunzione d’innocenza.
Perciò appare un grande gesto quello di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi morto nel reparto detentivo dell’ospedale Sandro Pertini con il corpo tumefatto e ridotto in condizione pietose, che sul Foglio denuncia lo stato di gravità assoluta in cui, in questi giorni, versa nello stesso reparto detentivo Angelo Rizzoli. Non è necessario conoscere i dettagli della vicenda giudiziaria in cui Rizzoli è implicato: sarà un regolare processo, rispettoso dei diritti dell’imputato, a stabilirne l’eventuale colpevolezza nella bancarotta che gli viene contestata. Ma perché negare gli arresti domiciliari a un uomo che, come ha scritto il neodeputato del Pd Luigi Manconi, potrebbe fare «la stessa fine» di Cucchi?
Rizzoli, scrive Manconi, è «affetto da sclerosi multipla con emiparesi spastica emisoma destro che lo obbliga a deambulare solo con l’uso del bastone: a ciò si aggiunga un’ipertensione arteriosa, complicata da grave insufficienza renale cronica, prossima alla dialisi; un diabete mellito, una pregressa angina instabile con malattia dei tre vasi coronarici, una pregressa mielopatia compressiva del midollo cervicale che aggrava l’emiparesi del braccio destro». Ora «la situazione renale si è ulteriormente aggravata», Rizzoli è costretto a letto perché, «essendo stato privato del bastone, non può camminare e mostra segni di atrofia muscolare e dal momento che non è autonomo, gli è impedito l’uso della doccia a causa del pericolo di cadute»: in queste condizioni «Rizzoli tende a rifiutare il cibo» e il medico parla apertamente di «pericolo di decesso». Tutto questo perché è stato negato un provvedimento di arresti domiciliari, ben prima del processo. Perché?
Pierluigi Battista