Matteo Persivale, la Lettura (Corriere della Sera) 17/03/2013, 17 marzo 2013
LA CASA STREGATA CHE IMPRIGIONA L’AMERICA
La registrazione della telefonata comincia alle diciotto e trenta di mercoledì 13 novembre 1974. La voce dell’operatore che risponde con la formula rituale: «Polizia della contea di Suffolk, come posso aiutarla?». Un uomo, dall’altra parte, dice soltanto: «C’è stata una sparatoria qui. Ah... DeFeo».
L’orrore di Amityville che dopo quarant’anni continua a interrogare l’America è cominciato con la voce incredula e un po’ impastata di un uomo interrotto all’ora dell’aperitivo da un ragazzo che entra di corsa nel bar gridando che la sua famiglia è stata sterminata. L’uomo corre fuori con il ragazzo. La bella casa signorile è a pochi passi. L’arredamento curato. I bei tappeti. E sei cadaveri che riposano al piano di sopra, nei loro letti allagati di sangue.
Quei sei cadaveri — Ronald DeFeo senior, 43 anni, la moglie Louise di 42, le figlie Dawn di 18 e Allison di 13, i figli Marc di 12 e John Matthew di 9 — sono stati uccisi a fucilate da Ron junior, 23, che confessa dopo qualche ora e non spiegherà mai chiaramente il motivo del massacro dei genitori, dei fratelli e delle sorelle, anche se l’avvocato provò a sostenere che il suo cliente sentiva le voci. Ma l’orrore di Amityville, che trasforma la bella villa al 112 di Ocean Avenue della cittadina di Long Island, stato di New York, in una delle case stregate dei racconti di Lovecraft, si consolida con quanto accadde ai successivi inquilini della casa.
Un anno dopo il massacro George e Kathy Lutz, sposati da pochi mesi, vanno a vivere nella villa di Ocean Avenue con i tre figli di Kathy. Ci resteranno solo ventotto giorni prima di abbandonarla. Quel che è successo in quei ventotto giorni è ancora oggi oggetto di discussione — oltre che, in passato, di cause civili — e argomento di tanti libri e film.
Le poche settimane passate in quella casa diventano la base per un libro bestseller, The Amityville Horror di Jay Anson, diventato poi il primo film di una lunga serie di grande successo, ispiratore di un genere cinematografico, quello della «casa stregata». Nella quale alberga il Male, a causa di fatti sanguinosi avvenuti in passato o addirittura perché sorge sui resti di un antico cimitero profanato.
Secondo i Lutz, nella villa c’era una presenza malvagia: rumori inspiegabili, melma verdastra che usciva dalle serrature delle porte, in cantina una misteriosa stanzetta segreta dipinta di rosso, apparizione di creature infernali nel giardino, infestazioni di mosche anche nel freddo di dicembre. Venne chiamato un prete, padre Ralph Pecoraro, che disse di essere stato schiaffeggiato da una mano invisibile mentre cercava di benedire la casa e di aver sentito una voce che gli intimava di andarsene.
Se ne andarono anche i Lutz dopo quei ventotto giorni, scacciati dalle presenze malefiche dissero loro, per la resa davanti a un mutuo che non potevano permettersi secondo gli scettici. La loro storia divenne, s’è detto, un libro e poi un film, Amityville Horror del 1979 diretto da Stuart Rosenberg con Margot Kidder e James Brolin. Anche se non giovò alla loro credibilità l’ammissione dell’avvocato-agente letterario che venne tutto inventato «davanti a una bottiglia di vino» rubacchiando idee qua e là, anche da L’esorcista, e non aiutò neanche la sospensione a divinis di padre Ralph, sic transit gloria mundi per colui che al cinema era stato interpretato dal sommo Rod Steiger.
Attraverso gli anni è diventata tappa imperdibile del turismo dei fan dell’horror, specialmente nel periodo di Halloween, non soltanto la casa di Ocean Avenue a Amityville ma anche quella, molto simile, usata per gli esterni del film, che sta a Toms River, New Jersey. La curiosità di chi vuole dare un’occhiata alla «casa stregata» di Amityville e si fa fotografare con la facciata come sfondo ha convinto i successivi proprietari a cambiare l’indirizzo (ora la casa è registrata ufficialmente al civico 108) e a ristrutturare le due famose finestre a spicchio di luna dell’ultimo piano che potevano sembrare occhi simili a quelli scavati nelle zucche di Halloween (ora sono noiosamente rettangolari).
La filmografia relativa alla storia di Amityville comprende dopo l’originale i sequel Amityville II: The Possession (1982), Amityville 3-D (1983, con occhialini rossi e blu di plastica), Amityville Horror - La fuga del diavolo, e così via attraverso i decenni fino a Amityville Haunting (2011), pubblicato direttamente in dvd negli Usa e inedito in Italia. Ma se George e Kathy Lutz sono morti qualche anno fa il figlio Danny, che ora ha 47 anni, è protagonista di un film tutto suo, un documentario, My Amityville Horror che è appena uscito negli Stati Uniti, nel quale racconta, spesso in un primo piano vagamente inquietante sugli occhi cerulei, storie terrificanti, compresa quella volta — garantisce — che vide il patrigno muovere oggetti col pensiero nel garage. Impermeabile al fatto incontrovertibile che nessuno, tra tutti coloro che hanno vissuto nella casa di Ocean Avenue da allora, ha mai visto o sentito qualcosa di strano, che non c’è stato nessun cimitero di nativi americani dove negli anni Venti vennero gettate le fondamenta della villa, che l’unico ex inquilino ad aver trovato una morte violenta è stato un ragazzo vittima dell’11 settembre, Peter O’Neill che lavorava in una finanziaria nelle Torri ma sognava di diventare paramedico «per aiutare gli altri». Gli agenti immobiliari, sempre pragmatici, incassano le commissioni sulle vendite delle case di Ocean Avenue il cui valore negli anni si è impennato, è il successo dello stile coloniale olandese con quegli inconfondibili tratti e i solidissimi metodi di costruzione propri del primo Novecento.
Per capire come mai la presenza di un non meglio identificato Male fuori da noi venga così spesso evocata quando gli umani compiono atti di crudeltà inspiegabile aiuta, ancora una volta, rileggere William Shakespeare. Il poeta che, come diceva Laurence Olivier, «è quanto il mondo abbia di più vicino all’incarnazione dell’occhio di Dio».
Nel prologo del Macbeth le tre streghe fanno scaturire l’azione della tragedia più terribile del Bardo: l’omicidio di Duncan che non nasce dall’ambizione di Macbeth e dalla crudeltà della sua Lady, ma dai poteri misteriosi delle forze oscure. Erano i tempi di re Giacomo I, che fece tradurre la Bibbia nella sua lingua regalando al mondo una delle vette della poesia in inglese, ma scrisse anche un trattato sull’occulto, Daemonologie, spiegando che «le streghe possono scatenare tempeste nell’aria, per terra e per mare».
Per il pubblico di allora le streghe shakespeariane erano manna — proprio come per gli spettatori moderni dei dieci film ambientati nella casa di Ocean Avenue dove il figlio di un concessionario d’auto sterminò la famiglia, forse, semplicemente, per incassare l’eredità. È sempre Shakespeare, d’altronde, che fa chiedere a Re Lear: «Esiste una causa in natura che renda questi cuori così spietati?».
Matteo Persivale