Paolo Ziliani, il Fatto Quotidiano 15/3/2013, 15 marzo 2013
LE MANI DI AL JAZEERA SULLA SERIE A
Che il mondo del calcio sia ormai entrato nell’Era degli Sceicchi è sotto gli occhi di tutti: basti pensare a Mansourdegli Emirati Arabi che nel 2010 si è messo in testa l’idea meravigliosa di trasformare il Manchester City in un secondo Manchester United ingaggiando un allenatore italiano (Mancini: 6 milioni di euro netti l’anno), spendendo centinaia di milioni per Tevez e Aguero, Balotelli e Dzeko, Silva e Nasri e accontentandosi, per ora, di vincere la Premier League 2011-2012; per non parlare di Tamim Al Thani, lo sceicco del Qatar che nel 2011 ha acquistato il Paris Saint Germain trasformandolo nel Paese del Bengodi di allenatori (l’italiano Ancelotti, 13,5 milioni di euro netti l’anno), calciatori (ultimi arrivati: Ibrahimovic e Thiago Silva pagati al Milan 70 milioni) e tifosi festanti.
NATURALMENTE, ci sono sceicchi e sceicchi: e se l’Inghilterra e la Francia accolgono due Re Creso come Mansour e Al Thani, l’Italia – che una volta era la Terra Promessa, mentre oggi si mostra al mondo con le pezze al culo – si copre di ridicolo al cospetto del già indimenticabile Adnan Adel Aref Qaddumi, lo sceicco di Giordania che tratta per 50 milioni l’acquisto della Roma (sic) mentre la Popolare di Spoleto lo mette in mora per 4 mila euro , un altro istituto gli nega un’apertura di credito di mille euro e la Procura lo iscrive nel registro degli indagati con l’accusa di aggiotaggio.
Ma noi siamo fatti così. Come dimenticare i baccanali organizzati dai tifosi del Bari quando sbarcò in Puglia l’imprenditore texano Tim Burton, che scese dall’aereo sventolando un cappello da cowboy stile J.R., s’inventò una lunga e snervante trattativa con i Matarrese, s’ingozzò di orecchiette alle cime di rapa e un bel giorno si volatilizzò lasciando i conti d’albergo da pagare, visto che non possedeva un penny?
Insomma: parafrasando lo slogan del famoso carosello, la fiducia è una cosa seria e si dà agli sceicchi seri. Come per esempio l’altro Al Thani, l’emiro del Qatar Hamad bin Khalifa Al Thani, che nel 1996, con un esborso di 150 milioni di dollari, finanziò la costituzione di Al Jazeera (che vuol dire “L’isola”), la maggiore emittente televisiva del mondo arabo, oggi fra le più potenti al mondo. Al Thani negli anni ha dato vita ad Al Jazeera English (che trasmette solo in lingua inglese), Al Jazeera Childrens (canale per bambini, 18 ore di programmazione al giorno) e soprattutto Al Jazeera Sport (3 canali in chiaro e 12 codificati che trasmettono di tutto, Mondiali compresi). Ebbene: la notizia è che la tivù satellitare del Qatar, che trasmette in tutto il mondo, sta per entrare prepotentemente nelle case degli italiani rompendo gli equilibri televisivi che si erano creati, negli anni, tra Sky e Mediaset Premium.
AL THANI ha acquistato infatti, da poco, i diritti della Premier League soffiandoli, per le prossime due stagioni, a Sky, che già aveva privato i suoi abbonati, per motivi di risparmio, della Liga spagnola e della Bundesliga tedesca. In pratica, Sky e Mediaset Premium – coppe europee a parte – potranno mostrare un altr’anno ai propri telespettatori solo gli stadi, sempre più vuoti (e popolati da tifosi beoti), del campionato italiano, con una pioggia di disdette di tessere e abbonamenti da far tremare i polsi. A meno che gli ottimi rapporti che intercorrono tra Al Thani e Berlusconi non portino Al Jazeera e Mediaset a stringere un’alleanza i cui contorni restano però, al momento, tutti da definire.
Ma c’è di più: Al Jazeera potrebbe entrare in corsa, dalla stagione 2014-2015, anche per l’acquisto dei diritti del campionato italiano; e i presidenti di casa nostra, al solo pensiero di superare il muro del miliardo di euro sfiorato nell’ultimo contratto firmato con Sky, Rai e Mediaset, stanno già stappando magnum di champagne. Forse sarebbe il caso che i Beretta-boys, e cioè Cellino, Zamparini & company, pensassero a costruire stadi come dio comanda per invogliare la gente a farvi ritorno. Se l’emiro Al Thani si rendesse conto della desolazione in cui è piombato il calcio “made in Italy”, scapperebbe a gambe levate. E per i nuovi Ricchi Scemi del pallone italico (per dirla alla Onesti) sarebbe la fine.