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 2013  marzo 15 Venerdì calendario

EVASIONE DI LUSSO: “BULGARI HA NASCOSTO TRE MILIARDI AL FISCO”

Evasione di lusso per Bulgari: tre miliardi sottratti al fisco dal 2006 al 2011. È questa l’accusa alla base del blitz della Guardia di Finanza di Roma che ha sequestrato beni immobili e disponibilità finanziarie per oltre 46 milioni di euro ai fratelli Paolo e Nicola Bulgari, indagati con altri due esponenti di spicco della società di gioielli per una presunta frode ai danni del fisco italiano cominciata sette anni fa e proseguita almeno fino al 31 dicembre 2011.
OLTRE agli ex azionisti di maggioranza della griffe comprata nel 2011 dal gruppo Lvmh (che controlla anche il marchio Louis Vuitton) , i sequestri hanno infatti riguardato anche l’ex amministratore delegato Francesco Trapani che dopo la vendita ai francesi è diventato capo della divisione gioielli e orologi della multinazionale del lusso, e infine Maurizio Valentini, attuale rappresentante legale della filiale italiana.
“Per tutti l’accusa è di dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici, per aver sottratto al fisco italiano, dal 2006 in avanti, circa tre miliardi di euro di ricavi, attraverso l’interposizione di società con sede in Olanda e Irlanda, create al solo scopo di sfuggire all’imposizione fiscale in Italia”, si legge nella nota delle Fiamme Gialle. Tra i beni colpiti dal provvedimento di sequestro preventivo emesso dal gip del Tribunale di Roma Vilma Passamonti su richiesta del pool di magistrati coordinati dal procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani figurano, oltre a rapporti bancari, assicurazioni sulla vita e partecipazioni societarie, anche numerosi immobili come quelli in via dei Condotti 9 e 11 a Roma, ma non il negozio.
Le indagini, scattate dopo una serie di verifiche fiscali del Nucleo Polizia tributaria di Roma, hanno portato alla luce una vera e propria Escape strategy - così definita dagli stessi dirigenti del gruppo in un documento di nove fogli rinvenuto dalle Fiamme Gialle - per fuggire dal sistema di imposizione italiano e, in particolare, dalla più stringente normativa introdotta, a partire dall’1 gennaio 2006, con riferimento alla tassazione dei dividendi provenienti da Paesi a fiscalità privilegiata. Una sorta di nomadismo fiscale che consente di far figurare i margini mondiali di guadagno in Stati diversi dall’Italia e, in particolare, prima in Svizzera, poi in Olanda ed infine in Irlanda, vista come “meta finale” della pianificazione fiscale del gruppo.
Ad attirare l’attenzione degli investigatori è stata infatti la costituzione nel 2006 della Bulgari Ireland Ltd (Beire), che avrebbe avuto “la finalità di far apparire falsamente come maturato in Irlanda il reddito derivante dall’attività”, sottoponendolo alla tassazione del 12,5% inferiore a quella italiana. “In questo modo Bulgari ha omesso di dichiarare ai fini Ires in Italia ricavi per quasi tre miliardi di euro nel periodo 2006-2011, nonché una base imponibile Irap di oltre un miliardo e novecento milioni di euro”, scrivono i finanzieri. “I dividendi sottratti indebitamente a tassazione nello stesso periodo – conclude il comunicato – ammontano invece ad oltre 293 milioni di euro, cui corrisponde un’imposta evasa in Italia da parte della capogruppo Bulgari di oltre 46 milioni di euro”.
Dal canto suo, la società si è detta “estremamente sorpresa dalle considerazioni formulate in detto provvedimento” e si difende precisando che “le società straniere oggetto di indagine sono imprese reali ed effettive, che ricoprono un incontestabile ruolo strategico per il gruppo, con circa 300 dipendenti di diverso profilo”. Bulgari intraprenderà “tutte le azioni necessarie a chiarire la sua posizione” e richiederà spiegazioni in merito all’uscita della notizia sugli organi di stampa prima ancora che la notifica fosse fatta agli interessati.
IN REALTÀ delle grane di Bulgari col fisco si sapeva già da qualche mese: sulla base delle verifiche fiscali delle fiamme gialle, a dicembre la procura di Roma aveva aperto un fascicolo ipotizzando i reati di dichiarazione infedele e omessa presentazione della dichiarazione, previsti dal testo unico sui reati tributari. Il sospetto era che al fisco italiano fossero stati sottratti circa 70 milioni di imposte non versate. Le verifiche della finanza sono durate praticamente tutto dicembre e si sono concluse con una relazione consegnata al procuratore aggiunto Laviani giusto poco prima di Natale. Iscritti i reati, sono scattati i sequestri