And. Tor., La Stampa 17/3/2013, 17 marzo 2013
CURIA, TUTTI AL LORO POSTO MA IL NUOVO STILE FRUGALE ANNUNCIA GIA’ LA RIFORMA
Cosa aspettarsi da un Papa che continua a fare la fila al self service per la prima colazione nella Casa Santa Marta e si siede dove trova posto? Tutti lo osservano in Vaticano, si interrogano e vivono «sospesi».
«Il Santo Padre Francesco ha espresso la volontà che i capi e i membri dei dicasteri della Curia romana, come pure i segretari, nonché il presidente della Pontificia Commissione dello Stato della Città del Vaticano, proseguano, provvisoriamente, nei rispettivi incarichi donec aliter provideatur». Arriva nel primo pomeriggio di ieri l’attesa conferma per i capi dei dicasteri della Curia romana, «sospesi» dal momento dell’elezione di Francesco. Il Papa per il momento lascia ognuno al suo posto perché, precisa il comunicato vaticano, «il Santo Padre desidera riservarsi un certo tempo per la riflessione, la preghiera e il dialogo, prima di qualunque nomina o conferma definitiva».
Tutti confermati, dunque, ma nessuno confermato davvero. I capi dicastero, i cardinali delle congregazioni e gli arcivescovi presidenti dei pontifici consigli restano al loro posto, ma solo per il momento, «finché non si provveda altrimenti». Curiosamente, il comunicato menziona anche i segretari, cioè i numeri due dei dicasteri, che non decadono come i numeri uno nel momento in cui la Sede Apostolica diventa vacante e dunque non avrebbero bisogno di riconferma. L’averli citati sta forse a significare che se tutti devono continuare a svolgere il loro servizio, nessuno può dare per scontato di conservare il posto occupato in questo momento.
La nota vaticana non menziona esplicitamente il segretario di Stato Tarcisio Bertone, che due giorni fa il Papa aveva salutato pubblicamente nella Sala Clementina ricordandone soltanto il ruolo di camerlengo. Ma la Segreteria di Stato è il primo dei dicasteri vaticani e dunque la conferma momentanea riguarda anche il settantottenne porporato del Canavese, dal 2006 a capo della diplomazia vaticana e della cabina di regia della macchina curiale. Il cambio del segretario di Stato, quasi settantanovenne, viene considerato come quello prevedibilmente più rapido, mentre altri cambiamenti potrebbero avvenire nei prossimi mesi.
Della riforma della Curia ha parlato ieri il cardinale brasiliano Claudio Hummes, amico del Papa, seduto vicino a lui durante il conclave e apparso al suo fianco sulla Loggia centrale di San Pietro. Il porporato, intervistato dal quotidiano «Avvenire», ha detto: «Il tema della Curia romana è stato molto discusso da noi cardinali nel corso delle congregazioni generali. Moltissimi attendono una riforma della Curia e sono abbastanza certo che Francesco la farà, e la farà alla luce della Parola, dell’essenzialità, della semplicità e dell’umiltà richiesta dal Vangelo. Sempre nella scia del santo da cui ha preso il nome». Il Poverello di Assisi, ha aggiunto Hummes, «aveva un grande amore per la Chiesa gerarchica, per il Papa; voleva che i suoi frati fossero cattolici e ubbidissero al “Signor Papa”, come diceva lui».
Intanto, in attesa di possibili future riforme, nella Curia romana e in chi gravita in Vaticano si è innescata l’«autoriforma». Il Papa non usa l’ammiraglia di un autoparco con berline di lusso? Diversi di coloro che erano abituati ad usarle cominciano a chiedersi come possono continuare a farlo. Alcuni uomini collegati alle istituzioni finanziarie vaticane vivono come sospesi: «Il nuovo Papa non è italiano, non è europeo, non conosce gli equilibri... L’Italia potrebbe diventare un Paese come un altro». Una preoccupazione particolare serpeggia nel Torrione di Nicolò V, la sede dello Ior, l’Istituto per le Opere di Religione. Si sono spesi centinaia di migliaia di euro soltanto per fare una ricerca di mercato e individuare il presidente della «banca vaticana». E chi è abituato a usare grandi macchine di rappresentanza dell’autoparco vaticano per farsi venire a prendere o riaccompagnare comincia a pensare sia molto meglio prendere il taxi. Meglio non rischiare. Il Papa abituato a usare il pullmino con i «fratelli cardinali» e a regolare di persona il conto in sospeso dell’albergo, potrebbe affacciarsi alla finestra e vedere che attorno a lui c’è chi non ha capito l’antifona e non ne segue l’esempio.
E l’«autoriforma» potrebbe non riguardare soltanto la Santa Sede, il Vaticano, lo stile della Curia, ma estendersi anche nelle diocesi.