Guido Ceronetti, Corriere della Sera 16/03/2013, 16 marzo 2013
L’IMPORTANZA DI ESSERE UN CLOWN
Sgolarsi, per il minaccioso assalto delle improprietà linguistiche è, lo so, inutile. Ma in questo caso, il mio flebile intervento può servire addirittura a un chiarimento politico.
Una improprietà gaglioffa è stata, da parte del capo dei socialdemocratici tedeschi Steinbrück, definire clown Grillo e Berlusconi, acrobatici entrambi, ma non acrobati. La conseguenza diplomatica è stato il giusto rifiuto di Napolitano, ospite in Germania, di incontrarsi col superficiale offensore tedesco.
Non basta: si sono levate proteste dai tendoni dei circhi e anch’io, sfinito saltimbanco ambulante, mi sono sentito bruciare dentro l’orgoglio ferito. Clown (è ormai accolto in lingua corrente, non lo riscrivo corsivo) è un titolo che onora il professionista che lo porta. Ma il fossato, tra chi, sulla scena o la strada, agisce e parla da attore, e chi paga e guarda, e l’infinita moltitudine dei giudicanti borghesi anonimi, è rimasto intatto nei secoli. L’attore è un reietto, ha una campanella al collo, nonostante gli applausi e le leccature. Il vero clown è, tra gli attori, il più povero e incarna, ghignando per riscattarla, l’infelicità del genere umano. In quanto comico televisivo il Beppe è, dei due, quello più vicino alla dignità di clown.
Consiglio al signor Steinbrück, che mai mi accadrà di incontrare, la lettura della Quinta Duinese di Rilke, quella sui Fahrenden, i Girovaghi, il cui corpo tormentato, agile o invecchiato, ci fa dagli occhi colare le lacrime. A tutti ricordo il cortometraggio felliniano sui clown, da lui magistralmente capiti. A tutti raccomando di sfogliare un volume sul meraviglioso Picasso del rosa e del blu, e di contemplare con sgomento e ammirazione quelle immagini di autentici clown, girovaghi, giocolieri, acrobati, arlecchini, e del vecchio che, nel finire del corpo, resta almeno attaccato al tamburo (der nur noch trommelt)... Sono l’omaggio di un grande artista a quanto c’è di più umano nella pena di essere uomo.
Nessun confronto con chi fa politica, o pretenda farla, è possibile.
Crepuscolare è l’ambiguità di Grillo. L’arena politica italiana conserva un minimo di dignità esasperando il suo giustificarsi in quanto spazio da tauromachia mortale. Tenersene alla larga, come usava il Cavaliere e come sembra voler fare Grillo, è diserzione e rigetto dello scudo, imbracciato fintamente. Se non si è vero clown, bisogna cogliere l’occasione unica di farsi vero Principe, possibilmente senza Ceka o Vitellozzo Vitelli. Di mezze figure, anche passabilmente oneste, non sappiamo più che farcene. Condivido in gran parte le novità ambientaliste grilline, ma insistere per l’uscita dall’euro è una sinistra baggianata, spinta avanti anche da quell’altro non-clown; sono smorfie da pirla nudi. E proporre Dario Fo, grande attore e maestro della scena ma di età impossibile (circa 88!) per il Quirinale, è un’offesa al buon senso. (Io ci vedrei con sollievo un Massimo Cacciari o una donna ammirevole messa in ombra, come Emma Bonino).
Tra gli esiti strani e non negativi, paradossalmente, dell’ultima giornata elettorale (senza trascurare il crescente favore popolare per Matteo Renzi) va notato il forte manifestarsi di voleri sparsi di un immaginario diverso, radicalmente altro, che dalla carogna leonina di una democrazia al termine faccia esplodere miele. Per questo darei il mio voto annullato! Purtroppo, avvertiva un pensatore magnifico come Cornelius Castoriadis, non c’è, dappertutto, che l’ascesa dell’Insignificante e l’immaginario sociale e politico è soffocato dalla Tecnica alleata della mediocrità.
Guido Ceronetti