Massimo Sideri, Corriere della Sera 16/03/2013, 16 marzo 2013
I TACCUINI MOLESKINE VALGONO FINO A 530 MILIONI
Verrebbe da dire: i taccuini di Bruce Chatwin vanno in Borsa, se non fosse che i malumori della famiglia dello scrittore (foto) sull’uso del nome Moleskine non sembrano essersi mai sopiti. Ma la percezione è per molti indissolubile. Si dica dunque in un modo o nell’altro, il marchio (italianissimo, anzi meneghino, seppure controllato dal fondo Syntegra Capital con il 67,7%) ha depositato il prospetto informativo: l’offerta pubblica riguarderà 106.360.000 azioni ordinarie (il 10%). L’intervallo di valorizzazione indicativa del capitale della società è compreso tra un minimo non vincolante ai fini della determinazione del prezzo di offerta, di 400 milioni ed un massimo vincolante di 530 milioni (pari a una forchetta tra 2 e 2,65 euro: sostanzialmente vuole dire che si potrà scendere sotto i 2 euro). Il collocamento inizierà dopodomani e terminerà il 27 marzo. Per valutare gli umori bisognerà attendere la reazione degli investitori e dei piccoli risparmiatori su un brand molto popolare. Il primo giorno di quotazione dovrebbe essere il 3 aprile. Nel frattempo, però, vale la pena di notare che — Anno Domini 2013 — piena era digitale, la carta vituperata, obsoleta, per molti ormai in pensione se non morta e defunta, sembra poter avere ancora qualcosa da dire. P.s.: d’altra parte le idee non finiranno mai (si spera) e da qualche parte bisognerà pure appuntarle. Avete dei dubbi? Anche Twitter è stata partorita con uno schizzo di Jack Dorsay su un foglio di carta nel 2006 (per i curiosi, la foto è postata su wikipedia).
Massimo Sideri