Antonio Carlucci, l’Espresso 15/3/2013, 15 marzo 2013
IL CUORE VIOLENTO DELL’AMERICA
Quando Frank ed Ebony Archetko, fratelli e agenti di polizia, sono entrati nella School 36 di Rochester alcuni ragazzini afro americani hanno gridato: «Chi dovete portare in prigione?», «Chi è finito nei guai?». Frank ed Ebony hanno risposto con un sorriso e hanno tirato diritto fino a un’aula della prima elementare dove i "loro" alunni erano invece felicissimi di vederli. Frank ed Ebony erano lì per dedicare un paio di ore ai bambini: scherzare, giocare, raccontare storie, andare a mangiare un gelato o una fetta di pizza.
I fratelli poliziotti hanno aderito a "Generation Two", un programma rivolto agli studenti delle elementari dei quartieri ad alta incidenza di atti criminali perché i bambini imparino a non vedere nelle divise blu dei nemici. Non è stato semplice il primo approccio, né per loro né per gli altri agenti (in tutto una quindicina su un dipartimento che conta 850 addetti tra operativi e amministrativi). Per un paio di mesi Frank ed Ebony si sono presentati alla scuola 36 senza divisa e non hanno rivelato il loro mestiere. È stato un percorso passo dopo passo, fino a quando i bambini si sono abituati alla loro presenza e si è creato un rapporto. Così il giorno in cui hanno detto quale fosse la loro professione, i bambini non hanno avuto reazioni negative e da quel giorno i due fratelli hanno indossato la divisa per il loro impegno in "Generation Two". «È stato il miglior modo per conquistare la fiducia dei bambini», sostiene Melanie Mroz, la responsabile del programma, «e infatti non abbiamo mai avuto reazioni negative che rendessero problematica la continuazione del rapporto tra gli agenti e i ragazzi e le loro famiglie».
A Rochester, la terza città più popolosa dello Stato di New York, che si trova sulla foce del fiume Genesee sul lago Ontario e il cui nome è stato legato a quello dell’impresa Kodak, il problema criminalità è in cima alla lista delle emergenze. Anche se le autorità cittadine sostengono che nel 2012 c’è stata una diminuzione dei delitti, il crimine è la ferita sanguinante di questa collettività di oltre 200 mila persone, composta per il 43 per cento di bianchi, per il 41 di afro americani e per il 16 di latinos. La fotografia illustrata dalle analisi statistiche descrive una città dove si commettono quasi 1.300 reati per 100 mila abitanti, quando la media degli Stati Uniti balla intorno ai 550. E dove, fatto 100 il rischio medio che un americano corre di essere vittima di un delitto, a Rochester questo indice diventa 170 per il rischio di un atto criminale contro la persona e 130 per quello contro la proprietà. Sono cifre che mettono questa comunità ai primi posti tra le più pericolose città d’America.
«Rochester è attraversata da una profonda e visibile divisione tra coloro che stanno economicamente bene anche dopo il declino di tutto ciò che ruotava intorno alla Kodak e coloro che vivono in povertà», è la spiegazione offerta dal professor John Koflas che al Rochester Insititute of Technology dirige il corso di "Crime and Justice in the Community": «Questo fossato, dovuto alla mancanza di una larga classe media, è all’origine di tensioni che sfociano in atti criminali». Quando si vanno a vedere le statistiche e il loro andamento, la città del lago Ontario assomiglia a un supermarket del crimine dove accade di tutto, dall’omicidio alla rapina, dal furto d’auto a quello con scasso, dallo smercio di droga alla rissa che coinvolge centinaia di teenager e che blocca una fiera.
Il Dipartimento di Polizia di Rochester ha messo in rete una mappa della città con la segnalazione del luogo dove sono avvenuti atti criminali. E a parte il fatto che strade e piazze non sono più visibili per la quantità di indicatori di atti delittuosi (unica censura gli indirizzi dove sono stati commessi atti di violenza sessuale e stupri in modo da proteggere le vittime), fa sorridere l’avvertenza che quelle indicazioni non vanno usate per cercare o offrire casa vantando la sicurezza dell’area. Fa sorridere molto di meno il fatto che a partire dal 1985, Rochester abbia contato 1.250 morti ammazzati, 700 dei quali sono rimasti casi insoluti. Per questo è sufficiente un minimo cambiamento di tendenza per far sottolineare al sindaco Thomas Richards e al capo della polizia James Sheppard l’avvenuta inversione di tendenza.
Lo hanno fatto in pompa magna lo scorso 28 febbraio presentando i dati ufficiali dei primi nove mesi del 2012 e paragonandoli con lo stesso periodo del 2011. Dove stanno i miglioramenti? Ci sono solo ed esclusivamente prendendo la media degli ultimi cinque anni per ciascun tipo di delitto: così risulta che gli omicidi hanno avuto una flessione del 3,3 per cento, gli stupri del 2,4, le rapine del 13,2, i furti d’auto del 43,6. Man mano che ci si addentra nelle cifre si scopre che questa è una finzione costruita sulle medie pluriennali. Guardando ai numeri veri si scopre che nei primi nove mesi del 2012 ci sono stati 29 omicidi mentre nel 2011 erano 21, gli stupri hanno toccato il tetto di 66 (60 nel 2011), le sparatorie con feriti 218 (143), le rapine 571 (521) le aggressioni 875 (857), i furti 5.554 (5.203). Come si vede i delitti sono aumentati, se poi tre o cinque anni fa è andata peggio non conta poi molto, anzi la situazione è più delicata perché c’è una inversione di tendenza rispetto a qualche lieve miglioramento avvenuto nel 2011. Perché i numeri del 2012 sono stati sottoposti a un attento maquillage? L’unica spiegazione è che tra otto mesi i cittadini di Rochester andranno alle urne per scegliere il nuovo sindaco. E il capo della polizia dipende direttamente dal primo cittadino che lo sceglie e lo può licenziare quando vuole.
Le aree a più alta concentrazione di atti criminali sono quelle più povere. «C’è un tasso altissimo di violenza nelle aree dove è concentrata la povertà», spiega il professor Koflas. Si tratta di quella parte di città a nord ed est di downtown compresa tra Norton Street e Clifford Avenue. L’ultimo censimento (2010) ha stabilito che possono essere considerate in povertà il 23,4 delle famiglie di Rochester, il che significa un quarto degli abitanti. Ancora peggiore è la situazione per classi di età: vivono in povertà il 37,5 dei ragazzi e delle ragazze che hanno meno di 18 anni e il 15,4 di coloro che hanno più di 65 anni.
Da qualche mese il sindaco Richards e il capo della polizia Sheppard hanno organizzato incontri con i cittadini dei diversi quartieri per discutere con loro la situazione, chiedere suggerimenti, dimostrare con la loro presenza fisica che sono vicini a tutti. Altre iniziative sono state fatte con le varie categorie: sul sito della polizia di Rochester sono richiamati tentativi di responsabilizzare i proprietari di alberghi e fornire loro i segnali da tenere d’occhio per anticipare eventuali delitti, come i proprietari dei negozi dove sono aumentati in modo significativo i furti. Anche queste iniziative a sfondo elettorale? Forse, ma almeno servono a far prendere coscienza della situazione. A Rochester, la battaglia politica è tutta democratica, tanto è vero che alle ultime presidenziali Barack Obama ha ottenuto il 60 per cento dei voti contro il 40 dello sfidante repubblicano: quasi sempre le elezioni per scegliere il sindaco non sono altro che le primarie del Partito democratico.
È probabile che la frenetica attività di Richards e Sheppard porterà qualche miglioramento nella lotta al crimine. Ma di sicuro alla fine varrà di più lo sforzo che stanno facendo i fratelli Archetko e gli altri poliziotti che hanno scelto di spendere parte del loro tempo libero con i ragazzini delle scuole dei quartieri più violenti e degradati di Rochester.