Giorgio Ponziano, ItaliaOggi 15/3/2013, 15 marzo 2013
LEGA, UNA DENUNCIA PER STALKING
Perfino una denuncia per stalking. Non si scherza alla Leganord dell’Emilia, dove tre anime si fronteggiano le une contro le altre armate: ci sono i sempre-fedeli che ancora inneggiano a Umberto Bossi; i neo-maroniani che dopo avere fatto cadere in disgrazia sia Rosi Mauro, inviata a suo tempo qui da Bossi per sovrintendere alle faccende regionali, sia Angelo Alessandri, anche lui nel cerchio magico bossiano, si sono impadroniti del movimento; infine quelli che stanno con Flavio Tosi e non vogliono né il ritorno al passato bossiano né approvano la decisione di avere concentrato ogni risorsa sulla Lombardia, preda indicata da Maroni, condannando il resto alla dèbacle elettorale.
Proprio non c’è pace.
L’elenco dei leghisti espulsi è quasi più lungo di quello dei rimasti e dopo la recente tornata elettorale appaiono assai velleitarie anche le iniziative degli ex-bossiani Alessandri & Co di volere creare (proprio ripartendo dagli espulsi) un nuovo movimento verde.
Il livello di tensione è ben espresso da una vicenda modenese che ha lasciato di stucco il segretario Roberto Maroni, in tutt’altre faccende affaccendato in questo periodo ma che ha radunato in tutta fretta alcuni fidàti per avere consigli sul che fare. Infatti Stefania Ballantini, compagna del segretario provinciale di Modena, Riad Ghelfi, che era dipendente della segreteria regionale della Leganord (che loro chiamano Nazione Emilia) si è rivolta a un avvocato, per altro il legale di fiducia della Cgil, Franco Focareta, e ha presentato una denuncia per stalking contro il segretario regionale leghista Fabio Rainieri, che è il diretto superiore politico di Ghelfi.
Nel dossier consegnato al magistrato si racconta una vicenda incominciata il primo aprile 2011 quando Rosi Mauro, in qualità di plenipotenziario bossiano in Emilia, assunse a tempo indeterminato la Ballantini, col compito di supportare l’attività organizzativa leghista in terra emiliana, ricevendo direttive, oltre che dalla Mauro, dal segretario regionale leghista, Alessandri, anch’egli bossiano doc. Poi arrivò la bufera (tsunami lo chiamerebbe Beppe Grillo), la famiglia Bossi venne trovata con le mani nella marmellata, la Lega annaspava, Maroni diventò il naturale salvatore del partito (un po’ come oggi Matteo Renzi nel Pd post-sberla elettorale). Nella Lega iniziò la purga, i bossiani vennero defenestrati senza pietà. Dalla Mauro, espulsa su sollecitazione della stesso Maroni, ad Alessandri, a cui venne chiesto se preferiva l’espulsione o le dimissioni (scelse queste ultime).
L’astro nascente maroniano in Emilia era Fabio Rainieri, che infatti approdò alla segreteria e subito dopo inviò un’email alla Ballantini: non penserà, lei che è bossiana, di rimanere al suo posto: è sollevata dall’incarico. Non potendo essere licenziata, ha continuato ad essere pagata senza sapere cosa fare. Alle sue proteste le rispondono, è scritto nella denuncia, «che deve provvedere ad aprire la porta, rispondere al telefono, e circa due volte la settimana occuparsi della pulizia dell’ufficio».
Un modo per indurla ad andarsene, un tipico caso di stalking, secondo l’avvocato. Infatti il comportamento del segretario ha provocato «forte stress che si traduce in problemi familiari e della vita di relazione in generale, con conseguenti gravi danni psicofisici». Di qui la richiesta del risarcimento dei danni ma anche di altre «manchevolezze” della Lega, dalla regolarizzazione del versamento dei contributi agli straordinari non pagati quando lavorava a tutto spiano con la Mauro e Alessandri.
Se ne parlerà in tribunale, dove i giudici sono occupati da altre vicende leghiste. Infatti anche Cristina Nocettti, ex-assessore al Comune di Sassuolo, ha sporto denuncia contro i vertici del suo partito ipotizzando i reati di minacce,violenza privata, atti persecutori ed estorsione. In pratica è stata espulsa perché non fedele alla linea e soprattutto perché aveva chiesto di vedere i conti e adesso anche lei chiede i danni.
Addirittiura a Carpi è stata in questi giorni commissariata la sezione, col segretario Argio Alboresi, che ha un diavolo per capello: «Forse si vogliano emarginare elementi pronti alla critica della linea politica, anche se sempre disponibili ad ascoltare il cittadino nei suoi problemi e pronti per impegno e sacrificio al lavoro per la Lega. Ma non sono più i tempi di candidati improponibili, o calati dall’alto e su questo non tacerò mai». Motivo del commissariamento: irregolarità procedurali al congresso di dicembre. «Se ne sono accorti solo ora?», dice Alboresi. «Poi, quali irregolarità nel voto? Ero l’unico candidato e non per colpa mia».
Per un segretario defenestrato un altro che va con la baionetta all’assalto del gruppo leghista alla Regione, che ha votato a favore della fusione tra i Comuni di San Mauro Pascoli e Savignano. Il segretario della Lega di Forlì-Cesena, Jacopo Morrone, s’è schierato contro ma non ha convinto nemmeno i suoi compagni di partito che siedono in consiglio regionale, e ora vuole la resa dei conti.