Silvia Bernasconi, la Repubblica 15/3/2013, 15 marzo 2013
TUTTI PAZZI PER LA QUINOA GRANO D’ORO DELLE ANDE
Il cibo del futuro ha una storia millenaria. La quinoa (o quinua), cresce sugli altopiani andini da settemila anni. Ma i fan del bio l’hanno scoperta solo ora: questo piccolo seme tondo è nutriente, senza grassi né glutine. Un mix di qualità che lo rende il pasto ideale di salutisti e maniaci della dieta.
Ma anche per l’Onu, che l’ha dichiarata pianta dell’anno per le sue proprietà nutritive e che della quinoa vuole fare un antidoto alla fame del mondo. Gli Inca la consideravano sacra. Per noi oggi è preziosa per la salute. E va a ruba. Tanto che gli indigeni, che ancora oggi la chiamano “chisiya mama”, in
qechua
“la madre di tutti i semi”, a causa dell’impennarsi dei prezzi non se la possono più permettere.
Il nuovo oro degli Inca ha la forma di un piccolo cece, a seconda delle varianti rosso, nero o perlato. La pianta ha steli superbi, simili a spighe, rossi e gialli, una meraviglia a vedersi. Ma non chiamatelo cereale. Anche se l’utilizzo è simile, tanto da essere considerato uno pseudo-cereale, la quinoa appartiene alla famiglia delle Chenopodiaceae, la stessa di spinaci e barbabietole. Altamente nutritiva, ricca di proteine vegetali, amminoacidi e fibre, ha grassi “buoni”, quelli insaturi. Contiene più fosforo, potassio, magnesio, ferro e calcio rispetto alla maggior parte dei cereali. Senza glutine, è adatta anche
ai celiaci. I semi si possono utilizzare per zuppe o insalate, la farina come base per quasi tutto. Così la quinoa è entrata nell’olimpo dei supercibi.
Per secoli è rimasta confinata sulle Ande, tra Bolivia e Perù, snobbata dai connazionali di città che la declassavano ad alimento semplice, da poveri di campagna. Adesso è all’ultima moda, consigliata dai nutrizionisti, corteggiata dagli chef, si impone nei blog di mangiar sano, fa capolino sugli scaffali di alimenti bio. Persino la Nasa la ritiene adatta ai propri astronauti. E l’Onu, dichiarando il 2013 Anno internazionale della quinoa, confida possa aiutare a sconfiggere la malnutrizione e la fame nel mondo. «È la sola pianta alimentare con tutti gli amminoacidi essenziali, micronutrienti e vitamine che si adatta a climi e ambienti differenti. Resistente alla siccità, cresce a 4mila metri, con escursioni termiche da -8 a 38 gradi», ha spiegato il direttore generale della Fao José Graziano da Silva. «Offre una fonte di cibo alternativa per i Paesi che soffrono d’insicurezza alimentare ». E secondo studi della Fao potrebbe essere coltivata sull’Himalaya come nel Sahel o in altre zone aride del pianeta.
Il primo produttore al mondo di quinoa è la Bolivia. Qui ne cresce il 46 percento, compresa la specie più pregiata, la quinoa real,
intorno a Uyuni e Coipasa a quasi 4mila metri d’altezza. Segue il Perù col 30 percento. Ma tentativi di coltivazioni si stanno facendo in altri Paesi, dagli Stati Uniti all’Asia passando per Europa e Africa. Secondo l’Anapqui, l’Associazione boliviana dei produttori, negli ultimi cinque anni la superficie coltivata è cresciuta del 23 percento. Le esportazioni nel 2009 hanno superato le 14mila tonnellate, con un giro d’affari di 43 milioni di dollari.
Come in una moderna corsa all’oro, molti indios che erano andati via in cerca di lavoro tornano nei villaggi di origine, i coltivatori fanno buoni affari. Con l’impennata delle esportazioni e le richieste in aumento, però, sono cresciuti anche i prezzi, triplicati in pochi anni. E quello che è sempre stato un alimento base della cucina andina sta diventando inaccessibile proprio ai boliviani, costretti a ripiegare su alimenti più economici e meno sani. La quinoa inoltre sta scalzando altre coltivazioni locali, le piccole produzioni si trasformano in coltivazioni intensive, compaiono trattori e prodotti chimici, con rischi per l’ambiente e per le comunità locali. Sopravvissuto per millenni, il “grano d’oro” delle Ande fatica ora a fronteggiare l’assalto dei salutisti.