il Sole 24 Ore 14/3/2013, 14 marzo 2013
BERLINO GUARDA GIÀ ALL’AGENDA DEL 2020
Agenda 2010 compie dieci anni. La madre di tutte le riforme strutturali in Germania e in Europa fu lanciata dal cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder più o meno nel momento in cui il Paese veniva bollato dall’Economist come «The sick man of Europe», il malato d’Europa. Quella copertina portò fortuna all’economia tedesca, che a partire dal 2006 - grazie a un ridimensionamento intelligente del welfare e alle nuove forme di flessibilità del lavoro - si è risvegliata dopo quindici anni di letargo dovuti anche alla riunificazione. Ora il «malato d’Europa» è la Francia. Il presidente Hollande sta cercando una propria strada di crescita attraverso il recupero di competitività delle imprese. Renault e il sindacato hanno firmato uno storico accordo di flessibilità alla tedesca che prevede aumento delle ore lavorate, il congelamento dei salari in cambio di garanzie occupazionali e un taglio dei costi di produzione. Forse la copertina dell’Economist porterà fortuna anche a Parigi, soprattutto se accordi come questo si moltiplicheranno nell’industria. Peccato che in Germania tutto ciò avveniva dieci anni fa e in una congiuntura non traumatica come quella attuale. Significa che Berlino ha preso un vantaggio almeno decennale sulle economie dell’Eurozona più dirette concorrenti. E invece di celebrare i successi dovuti al piano di Schröder, riflette sulla fase due delle riforme, indispensabili per mantenere il vantaggio competitivo. Si parla già di Agenda 2020, di allungamento dell’età pensionabile e investimenti massicci in ricerca & sviluppo. Dopo le elezioni di settembre la nuova maggioranza se ne occuperà concretamente e la Germania, a quel punto, diventerebbe irraggiungibile.