Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  marzo 15 Venerdì calendario

LA BREVE NOTTE DA PONTEFICE

Come si dorma le prime due notti da papa (ammesso che ci riesca), è certamente una domanda di scarsa profondità teologico-spirituale, però qualcosa dice. Giovanni XXIII aveva passato la notte «dormicchiando piuttosto che dormendo», scrisse nel suo diario; Giovanni Paolo I confessò: «Senza chiudere occhio»... Papa Francesco ieri all’alba era già in piedi per pregare Oltretevere. Anche questo aiuta a capire lo spirito con cui si è caricato sulle spalle il peso più tremendo; lo spirito di chi si affida serenamente e completamente a Dio. Il saluto a Roma, il ritorno nella casa di ospitalità che lo alloggiava, la preghiera (Karol Wojtyla uscì la sera dopo la nomina ma per recarsi a trovare l’amico monsignor Deskur ricoverato al Gemelli) sono una variazione nel protocollo papale, ma lasciano intuire un nuovo stile. Possiamo solo intuire che il Papa nelle sue prime due notti a Santa Marta, chiusa la porta della suite 201 (e già la parola suite sembra qualcosa che stona riferita a lui) continua a pregare prima del sonno. Facile immaginare la stanchezza, ma anche un misterioso tumulto di emozioni. Chissà se il pensiero è volato anche all’altro conclave, quello del 2005. Di certo prima di chiudere gli occhi ha pensato a Benedetto XVI. «È stata la sua inattesa rinuncia a consentire questo nuovo inizio di pontificato così gravido di attese», dice frate Aloys, alla guida della comunità ecumenica di Taizé che mercoledì incontrerà Francesco. Un papato che si avvia nel segno della semplicità e della misericordia, senza sconti per nessuno. «Gli basterebbero quattro anni per cambiare le cose», scrivevamo lunedì scorso sul «Corriere», riportando più voci raccolte. Ne avrà la forza? Crediamo proprio di sì. Chi ha visto il Papa da vicino non l’ha trovato stanco. Neanche ieri. Avrà riposato per davvero?
Marco Roncalli