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 2013  marzo 14 Giovedì calendario

A LUI LA LETTERA MISTERIOSA DI RATZINGER

C’è una lettera sulla scrivania del nuovo pontefice. L’ha lasciata Benedetto XVI prima di ritirarsi nel silenzio di Castel Gandolfo. Ratzinger ha voluto tracciare alcune linee, alcune osservazioni con l’auspicio che potranno trovare l’attenzione del nuovo pontefice. Potranno. La notizia non viene confermata in Vaticano ma diverse fonti interpellate lo sostengono. Significa che oltre al dossier su Vatileaks e sugli scontri di Curia, 300 pagine scritte fitte fitte, il Papa emerito ha voluto lasciare un’eredità importante al suo successore senza influenzare i lavori del conclave. E senza dividere queste memorie con il suo segretario di Stato Tarcisio Bertone.
Del resto, la scelta rapida dei porporati, le campane a festa segnano che il gesto di Benedetto XVI è stato accolto con responsabilità dai cardinali. Bisognava decidere con attenzione ma in fretta. Prima le dieci congregazioni chiuse proprio su una delle spine della Chiesa di oggi, lo Ior. Poi un conclave dove i big si sono sfidati in una manciata di votazioni raccogliendo quel consenso che si augurava proprio Ratzinger. Contro gli «individualismi» che «deturpano il volto della Chiesa» era l’augurio del Papa. E per superarli significava solo raccogliere il testimone lasciato e unirsi tutti sul candidato più idoneo. È quello scelto? Difficile dirlo oggi. Perché non conosciamo bene quali forze hanno sostenuto la votazione né, ancor più, conosciamo il nome del segretario di Stato che andrà ad affrontare governance e quella Curia al centro di tanti scandali. Habemus Papam, quindi, ma non abbiamo il segretario. È assai probabile che con un Papa straniero la segreteria andrà a un italiano con una storia personale fatta di diplomazia. Ancora una volta un uomo che conosce la Curia ma non ne è elemento. Non ne fa parte. Con un segno di rottura con il passato. Quindi Jorge Mario Bergoglio è di certo una scelta forte, in linea con quella altrettanto rivoluzionaria di Ratzinger ma per capire meglio le priorità del pontificato, l’agenda e le volontà del papato che da oggi si apre al mondo bisogna attendere questa ulteriore scelta. Né si può non osservare come alcuni ex segretari di Stato, da Sodano a Bertone, e alcune figure preminenti della Chiesa italiana, da Ruini a Bagnasco, rendono di per sé affollata la cabina di regia della Curia tanto affaticata e segnata dagli scontri e dagli interessi. Anche perché i moniti di Ratzinger echeggiano nei sacri palazzi. E non solo dal 2005 con la famosa via Crucis e quella sporcizia che segnava il cammino, ma con le encicliche, i discorsi fino ai più recenti per la trasparenza, «per il bene della Chiesa». Quindi non serve solo un grande pastore di fede ma una guida capace di governare e portare la barca di Pietro.
Augurando lunga vita a Ratzinger non si può però non sottolineare come questo pontificato nasce sotto il segno di Benedetto XVI. Ci vorrà tempo, segni, fatti perché nell’opinione pubblica il papa di oggi mandi sul secondo scalino il papa di ieri. E non sarà il promesso ritiro, gli studi, la preghiera. Saranno le scelte. Se sapranno tenere la Chiesa al passo con i tempi, «il bene della Chiesa» sarà custodito e protetto dal nuovo Pontefice, rimarginando la ferita aperta con l’umile gesto d’addio del pastore di ieri.