Paola Zanca, il Fatto Quotidiano 14/3/2013, 14 marzo 2013
DALL’AMBASCIATORE USA AI VESCOVI IL GRILLO VINCENTE PIACE A TUTTI
Voi giovani siete il futuro dell’Italia. Voi potete prendere in mano il vostro Paese e agire, come il Movimento 5 Stelle, per le riforme e il cambiamento”. L’ambasciatore americano in Italia David Thorne fa la sua lezione ai ragazzi del liceo della Roma bene, il Visconti. E subito si scatena il putiferio. Intollerabile ingerenza, tuonano da destra e sinistra, dimentichi del fatto che prima di Thorne hanno parlato i vescovi (“guai a paragonare Grillo a Hitler”, ha scritto ieri il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio), la Germania (Handelsblatt, il quotidiano finanziario tedesco, ha dato spazio al suo “piano B per l’Europa”) e perfino Carlo De Benedetti (“Il responsabile della nascita di Grillo è la politica italiana”). Ma quello che non sanno, i politici indignati dai poteri forti e voltagabbana, è che gli americani, di Grillo, hanno cominciato ad interessarsi almeno due anni fa. Mentre da noi veniva relegato a demagogo populista, dall’altra parte dell’oceano lo studiavano. E il 26 maggio del 2012 annunciano a un gruppo di grillini napoletani che potranno diventare la prima forza politica del Paese.
ANDIAMO con ordine. È il 23 maggio di un anno fa. due giorni dopo l’elezione di Federico Pizzarotti a sindaco di Parma, quando Roberto Fico, leader del Movimento campano, oggi deputato Cinque Stelle, scrive sul blog del meetup: “Ciao a tutti, vi scrivo per dirvi che mi ha chiamato l’analista politico del consolato americano per invitarci per venerdì mattina al consolato per fare una chiacchierata su che cosa sia il movimento e su come vediamo questi risultati elettorali, alla “riunione” sarà presente anche un funzionario americano dell’ambasciata che si trova in visita a Napoli. L’anno scorso - prosegue Fico, riferendosi ad un incontro del 2011 - andammo io, Fabiana, Laura e Marco e poi sono rimasto in rapporti molto cordiali con Emanuele che è l’analista politico del consolato americano ed è veramente un’ottima persona. Chiaramente loro tentano di capire il fenomeno per comprenderlo e capire davvero come la pensiamo e invece di fare qualche operazione strana ci chiamano direttamente e questo lo apprezzo molto. Il confronto conoscitivo almeno avviene faccia a faccia. Possiamo tranquillamente essere una decina... mi servono i nomi da mandare al consolato per i pass. Chi si propone?”.
Quel venerdì mattina, in piazza della Repubblica a Napoli, si presentano in otto. Tra loro c’è Tiziano De Simone che, appena torna a casa, si mette al computer e scrive il resoconto dell’ incontro. E annuncia che negli Usa li immaginano già al potere. Ecco cosa scrive De Simone: “Ci ha ricevuto il cordialissimo Emanuele (analista politico del consolato) che ci ha poi presentato il Sig Brown, consulente politico dell’ambasciata, ci siamo recati in una sala riunioni insieme a due staffisti (mi si perdoni ma non ne ricordo i nomi) ed è cominciata la nostra informale chiacchierata. Ci hanno chiarito ciò che già sapevamo: visti i sondaggi elettorali e la nostra evidente crescita si chiedevano chi siamo e a quali aree ideologiche o economiche facciamo riferimento oltre a cercare di capire come siamo strutturati e come prendiamo le decisioni. (...) Gli interventi sono stati lunghi e rilassati. Gli analisti secondo i quali potremmo divenire addirittura la prima forza politica del Paese, hanno accennato alla possibilità che lo spazio politico che ci siamo ricavati potrebbe essere occupato da altri soggetti che si presentassero in modo analogo al nostro (ad esempio “Alba”). (...). Ci hanno anche chiesto se abbiamo paura di un risultato come quello ipotizzato (ossia diventare una forza di governo), credo che il senso della domanda fosse molto più profondo di quanto non appaia, ma queste sono considerazioni personali, abbiamo risposto che certo, ce ne preoccupiamo. (...) Ultima nota importante, ci sono stati chiesti i contatti dei ragazzi di Roma, li invito a discuterne perché saranno contattati a breve, e non saranno i soli”.