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 2013  marzo 14 Giovedì calendario

IL VESCOVO DEL POPOLO CHE VIAGGIA IN BICI, BUS E METROPOLITANA

Un gesuita prende il nome di Francesco I ed è il primo segno della Chiesa che vuol cambiare. Per otto secoli i discendenti di Pietro non se la sentono di abbracciare una spiritualità nutrita dalla povertà. Insomma, Francesco nome impossibile per il carico di poteri che i secoli hanno costruito sulla cupola vaticana. Ed ecco che Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, si affaccia al balcone per cambiare la storia dimenticata. Chi lo conosce sorride disorientato: riuscirà a dormire nel sacro palazzo, marmi e stucchi dorati, quando ha lasciato vuoto il palazzo dell arcivescovado per il lusso che lo disorientava? Sceglie di vivere, assieme a un monsignore con gli acciacchi dell’età, in un piccolo appartamento, casa come milioni di case. Chissà con quale scioltezza viaggerà a bordo delle auto ufficiali, severe, blindate, mentre l’abitudine di un sacerdote che ama confondersi con la gente, lo aggrappa alle maniglie degli autobus, in metropolitana, o al manubrio della bicicletta che utilizzava per andare in parrocchia. E le macchine che lo portano nelle villas miserias, lamiere e baracche, sono auto qualsiasi. Adesso, chaffeur in livrea. Fra i nuovi impegni che fanno tremare, l’obbedienza al protocollo metterà a prova l’umiltà nella quale ha preferito nascondersi per dialogare e capire la gente.

Le ombre nella dittatura e la penitenza nel 2000

76 anni, discende da una famiglia piemontese di Buenos Aires. Il ragazzo Bergoglio vuol diventare chimico, ma il diploma non gli basta: cerca una strada diversa e la trova nella Compagnia di Gesù. Laurea in filosofia, professore di letteratura e psicologia a Buenos Aires, direttore della facoltà di teologia a San Miguel. Nel 1997 diventa arcivescovo della capitale. A volte le biografie raccontano parabole esemplari come deve essere la parabola di un papa, quasi sempre trascurando la cornice: anni dell’Argentina dei governi militari e dell’Argentina dell’opulenza che si sbriciola nel default più catastrofico del continente latino. Bergoglio non accompagna tanti gesuiti nell’appoggio alla Teologia della Liberazione. Insiste per separare politica e solidarietà: si può trasformare la società senza mescolare i fattori che aiutano il progresso. Insomma, non è d’accordo. Suscita malumori che forse non hanno ragione di essere. E quando Videla e i suoi governi militari trasformano l’Argentina in un lager – torture e 30 mila desaparecidos – Bergoglio è inseguito dal sospetto di uno strano collaborazionismo. Mentre gli alti comandi preparano il golpe nell’agonia della presidenza di Isabelita Peron, Bergoglio invita due giovani confratelli impegnati nella solidarietà fra le baracche dove hanno scelto di vivere; li invita ad abbandonare le lamiere per andarsene lontano. Pochi giorni dopo la presa di potere dei militari i due giovani preti spariscono. “Il silenzio”, libro di Horacio Verbinsky, scrittore e giornalista argentino, accusa Bergoglio di aver denunciato alla dittatura l’irrequietezza dei giovani gesuiti. Bergoglio risponde di averli voluti allontanare per le voci che li indicavano in pericolo. Un modo per salvare la loro vita minacciata dalle spie. E si addolora per non essere stato ascoltato. A sua volta diventa sgradito al regime: “Sovversivo come altri preti”. Deve lasciare la poltrona di superiore della congregazione.

Il ritorno alla democrazia

Tornerà a Buenos Aires quando l’ultimo dittatore si arrende. Poi, nel 2000, farà “indossare” all’intera Chiesa argentina le vesti della pubblica penitenza, per le colpe commesse negli anni della dittatura. Il ritorno della democrazia non cancella i veleni, anche perché la Chiesa non ha mai denunciato i delitti della dittatura. Giovanni Paolo II scopre il dramma dei desaparecidos solo quando le madri dei ragazzi spariti riescono ad avvicinarlo a Roma allungando biglietti con la storia dei figli che non ci sono più. Bergoglio sparisce nell’ombra mentre il nunzio apostolico Pio Laghi e il cardinale Giovanni Benelli, sostituto segretario di Stato, si dichiarano “soddisfatti per l’atteggiamento assunto dalla nuova giunta di governo per la sua vocazione cristiana e occidentale”. E applaudono l’insediamento di Videla. Bergoglio vescovo e Bergoglio cardinale ricostruiscono la memoria delle vittime “per non dimenticare”, come ripete ad ogni occasione. Anche se fa capire di non aver cambiato idea quando la scelta poteva essere la resistenza armata alla dittatura.

Gli scontri con il neo peronismo

Ma nell’Argentina che ritrova la libertà non rinunciando a tentazioni pericolose. Nel 2007 Kirchner appoggia il referendum che nello Stato di Misiones propone una riforma costituzionale: rielezione del governatore a tempo indefinito, primo passo per riconfermare i capi di Stato con la stessa misura. Joquin Pina, vescovo di Iguassù si ribella. E Bergoglio l’appoggia disarmando Kirchner, strappo alle regole sulla convivenza Chiesa-Stato, strappo esasperato dalla figura di un protagonista della Chiesa dei poveri. Presidente in difficoltà per la popolarità del primate d’Argentina.

Quasi pontefice nel 2005

Si gelano i rapporti col Vaticano. Salta l’incontro del presidente con Benedetto XVI mentre il cardinale Bertone rivede la politica di Sodano, segretario di Stato di Giovanni Paolo II.

Le voci del conclave dal quale è appena uscito papa fanno sapere che la diffidenza di Sodano si è arresa solo all’ultimo momento. Bergoglio aveva sfiorato il pontificato nel conclave che sceglie Ratzinger. Appoggio di Martini. E alla prima votazione Bergoglio insegue Ratzinger che raccoglie 47 voti. Non è facile per il cardinale di Milano sostenere il gesuita argentino al quale trasmette le preferenze che il parkinson gli impedisce di accettare. Secondo scrutinio: Ratzinger 65, Bergoglio 35. Martini si arrende alla terza votazione.

Anche perché i mormorii di chi non sopporta Bergoglio riguardano le scelte non ortodosse dell’arcivescovo di Buenos Aires in materia sessuale. “Sopporta” i contraccettivi con un sospiro che fa il giro del vaticano: “Com’è possibile misurare la vita del mondo in un preservativo?”.