Stefano Montefiori, Corriere della Sera 9/3/2013, 9 marzo 2013
PARIGI, LITE AL FEMMINILE LA STAR DELLA DESTRA DEMOLISCE SÉGOLÈNE
Tutto lasciava prevedere che l’8 marzo di Nathalie Kosciusko-Morizet, candidata l’anno prossimo a diventare sindaco di Parigi, scorresse via liscio come una delle sue eleganti nuotate nella piscina di Longjumeau. «NKM», 39 anni, sposata con due figli dopo studi all’«École polytechnique», è una perfetta donna multiforme, di centrodestra ma non disprezzata dai parigini benestanti di sinistra, pronipote del sindaco comunista di Boulogne-Billancourt e figlia di un esponente Ump, lontana discendente di Lucrezia Borgia e di un generale polacco dell’armata napoleonica. E ancora, ex ministra dell’Ecologia, rigorosa portavoce del presidente Sarkozy ma pure ragazza non priva di piccole follie (in tempi di maggiore indulgenza verso la «casta» trasformò una delle sue stanze al ministero in una Wunderkammer con teschi di Cro-Magnon e Neanderthal, un ibis rosso impagliato, rane in formalina, ossa di allosauro e altri reperti fatti arrivare dal Museo di Storia naturale).
Insomma, dalla graziosa fuoriclasse della complessità femminea non ci si sarebbe aspettati, proprio nella giornata della donna, un attacco gelido contro Ségolène Royal, collega meno giovane, meno alla moda e ultimamente molto meno fortunata in politica. «Si è costruita in parallelo a François Hollande e l’esito non è stato in suo favore», ha detto Kosciusko-Morizet alla fine di una lunga intervista al Parisien, dopo consigli sulle ostriche al camembert e lamentele per il maschilismo al governo.
«Penso che Ségolène Royal meritasse qualcosa di più di questo sconveniente premio di consolazione (la vicepresidenza della Banca pubblica degli investimenti, ndr). Si è ridotta ad aspettare che il suo ex (François Hollande, ndr) la piazzasse da qualche parte. Ora, il tesoro più importante, per una donna, è la sua autonomia. Non bisogna mai dipendere da un uomo. Questa preoccupazione di indipendenza guida tutte le mie scelte, io non sono né l’erede, né la delfina, né la protetta di nessuno (allusione a Anne Hidalgo, rivale socialista alle municipali del 2014, legata politicamente all’attuale sindaco Bertrand Delanoë, ndr)».
Ségolène Royal ha risposto con pacatezza — «Non mi hanno parcheggiato alla Bpi, sono al servizio di una bella idea» — le sue colleghe del partito socialista si sono scatenate. Najat Vallaud-Belkacem, portavoce del governo e ministra per i Diritti delle donne: «Quando la signora Nathalie Kosciusko-Morizet avrà preso 17 milioni di voti al secondo turno di un’elezione presidenziale (come Royal nel 2007, ndr) ne riparleremo, intanto ha vinto la palma della frase più misogina e idiota di questo 8 marzo».
Il fatto è che il presidente della neonata Banca pubblica per gli investimenti è Jean-Pierre Jouyet, vecchio amico di famiglia di François Hollande e Ségolène Royal. Un’amicizia nata sui banchi dell’Ena, nel 1980, quando tutti e tre frequentavano la famosa «promotion Voltaire» assieme, tra gli altri, al futuro premier Dominique de Villepin. Nei giorni difficili della separazione tra Hollande e Royal, fu Jouyet a ospitare sul divano di casa l’amico François. Relazioni che, è lecito sospettare, non siano del tutto estranee alla nomina di Royal come vicepresidente della Bpi. Per questo «NKM» non si è scusata come molti le chiedevano. È convinta che il maschilismo non sia il suo, ma di chi offre contentini alle ex compagne e madri dei propri figli.
Stefano Montefiori
@Stef_Montefiori