Maria Teresa Martinengo, La Stampa 14/3/2013, 14 marzo 2013
LA CUGINA TORINESE: “USA SOLO VOLI LOW COST”
«Giorgio è arrivato con un volo di quelli che costano poco. Fa sempre così quando viaggia. Nessuno spreco, non lo sopporta. Ci parla sempre dei bambini, dice che in Argentina ci sono i bambini nelle favelas. Lui pensa sempre a loro». Giuseppina Ravedone, vedova del pittore torinese Franco Martinengo, cugina di Papa Bergoglio perché sua suocera e il padre del nuovo pontefice erano fratelli, ha tanti ricordi che raccontano le convinzioni del 266° successore di Pietro. L’ultimo, è la telefonata che le ha fatto lunedì intorno a mezzogiorno. «Mi ha detto che lui, con il papa o senza papa, sarebbe tornato a Buenos Aires domenica perché aveva il volo fissato e perché gli impegni della Settimana Santa si rispettano». E poi, probabilmente, perché i voli low cost non si possono modificare.
La signora Pina, 82 anni, frastornata per l’emozione - «come dovrò chiamarlo? potrò telefonargli? Sa che stasera sono saliti i vicini a complimentarsi...» -, un’ora dopo la proclamazione ha un’idea precisa da comunicare a chi le chiede di aiutare a capire come sarà il papa argentino di origine piemontese. «Mio cugino - spiega con semplicità - potrebbe buttare all’aria il Vaticano, lui è uno che rivoluziona tutto, è capace di dare tutto ai poveri. Quante volte ci ha detto: voi siete ricchi, noi abbiamo i bambini che muoiono di fame. Così ogni volta che passava di qui cercavo di dargli un po’ di denaro da portare in Argentina. Lui mi porta sempre un ricordino, l’ultima volta era una sciarpa».
Un esempio molto pratico e molto chiaro di quanto Papa Francesco abbia a cuore l’essenzialità, risale al Concistoro del 2001. «Quando Giovanni Paolo II lo ha fatto cardinale, c’era il problema dell’abito. Lui si è informato su quanto gli avrebbero chiesto i sarti e saputo che sarebbe venuto a costare seimila euro, ha detto un “no” categorico. “Una spesa senza senso”. Così ha fatto cercare la stoffa adatta e siccome sua sorella sa cucire bene, l’abito rosso glielo ha confezionato lei. E nessuno se n’è accorto. Glielo posso assicurare: mio cugino conosce il valore delle piccole cose». Di conseguenza non ama per nulla quelle costose, opulente. Inutili. Altri ricordi di vita quotidiana. «Molti anni fa era venuto a Torino con suo fratello - ricorda Pina Ravedone - e suo fratello aveva prenotato un albergo di lusso in centro. Ma lui non era per niente contento, continuava a dire che in un posto come quello non poteva dormire. Non era il suo posto, anche se il conto lo avrebbe pagato il fratello. Comunque, da quella visita, ogni volta che veniva qui a trovare mio marito, e negli ultimi anni me e altri parenti, andava ospite da una cugina che aveva un alloggio grande e che poteva dargli una stanza. Adesso Carla ha cambiato casa, è più allo stretto, ma mi ha detto che è pronta a cedergli il suo letto e a dormire su un divano in cucina. Diverse volte l’abbiamo anche portato a Riva presso Chieri: io sono originaria di lì».
Ancora un ricordo. «Io Giorgio l’ho conosciuto nel ’78, l’anno in cui mi sono sposata. Io e mio marito lavoravamo in Pininfarina, mio marito disegnava le auto». Fuori dall’azienda, Franco Martinengo era un artista di buon successo. «L’ultimo quadro che ha potuto dipingere prima della malattia l’ha regalato a lui: un soggetto religioso. Giorgio l’ha portato a Buenos Aires. Ma non devo più dire “Giorgio”. Che emozione, faremo un pullman per andare a Roma».