Massimo Galli, ItaliaOggi 13/3/2013, 13 marzo 2013
C’È UNA MONETA DA 6 MILA EURO
È considerata la Svizzera del continente asiatico. L’isola di Singapore, il cui pil per abitante (49.300 dollari, circa 37.800 euro) era superiore nel 2011 (dati ufficiali) a quello degli Stati Uniti, è diventata una potente calamita per le fortune finanziarie del pianeta. Soprattutto quelle appartenenti alle nazioni dell’Asia, dove la ricchezza cresce sempre più.
Il simbolo dell’opulenza, ma anche dei poderosi trasferimenti di denaro, è il bigliettone da 10 mila dollari locali, che corrispondono a circa 6.150 euro: è il più grande taglio esistente sul pianeta. I maligni dicono che è molto comodo per far muovere con discrezione il contante. Ma la banca centrale sottolinea che queste banconote rappresentano soltanto una fetta irrisoria (lo 0,02%) della moneta circolante e che non sono state più ristampate dopo la prima serie creata nel 1999. Quel che è certo è che molti paperoni hanno individuato in Singapore l’approdo ideale per i loro patrimoni. Impossibile dar loro torto: le plusvalenze non sono tassate e l’aliquota massima sui redditi è del 20%.
Le banche d’affari sono presenti in massa sull’isola. A cominciare dall’elvetica Ubs, che occupa otto piani nell’edificio più gettonato del quartiere finanziario, l’One Raffles Quay, oltre alla residenza Command House che dal 2007 le viene affittata dal governo di Singapore. Ma non mancano altri colossi come il Crédit Suisse e realtà più piccole del private banking come Pictet e Gonet.
In molti si domandano se Singapore sia un paradiso fiscale per l’Europa. E non solo. Eduardo Saverin, uno dei fondatori di Facebook, ha rinunciato alla cittadinanza americana, proprio a favore dell’isola asiatica, poche settimane prima della quotazione in borsa del social network.
L’immagine di rifugio finanziario irrita però Ravi Menon, direttore generale della banca centrale, che parla di esagerazioni e ricorda che i patrimoni provenienti dall’Europa sono pari soltanto al 10% dei 700 miliardi di euro di attivi gestiti a Singapore e Hong Kong per i non residenti. Proprio l’istituto ha messo in guardia le banche dallo sbarco di capitali sospetti dal Vecchio continente e dall’America. Così, per non rischiare scandali, il primo istituto bancario dell’isola, Dbs, ha deciso di non accettare clienti statunitensi.
In realtà le ricchezze vengono soprattutto dall’area asiatica: tra il 2010 e il 2011, stando ai dati di Crédit Suisse, il numero di miliardari è salito da 245 a 351 rispetto ai 332 del Nord America e ai 251 dell’Europa. E Singapore, dopo la Svizzera, è il paese con la più forte densità di super ricchi, che possiedono oltre 100 milioni di dollari: sono dieci per ogni 100 mila nuclei familiari. La rivalità con Hong Kong ha raggiunto il culmine e Singapore, rispetto al concorrente, offre maggiore stabilità politica, sicurezza e un sistema giuridico più efficiente.
Niente è lasciato al caso. Come sintetizza un banchiere svizzero, Singapore è l’unica nazione gestita con un business plan.
Da dieci anni i due fondi sovrani, Gic e Temasek, che si occupano dei surplus dello Stato, hanno creato l’Istituto per la gestione della ricchezza. E altre iniziative sono state attuate per la formazione di esperti in finanza. Tanti elementi che si incastrano alla perfezione nell’insieme.
Massimo Galli
pagine a cura di Sabina Rodi