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 2013  marzo 12 Martedì calendario

CORRISPONDENTI SOLO DOVE SERVONO


La figura dell’inviato speciale non esiste nel giornalismo tedesco. Si traduce con «reisende reporter», come dire un cronista itinerante, la definizione meno altisonante dell’equivalente italiano, o del francese «grand envoyé», è una spia del pragmatismo teutonico. Il reporter che gira per il mondo quasi sempre è un redattore del desk, specialista di una certa zona: quando accade qualcosa nei paesi di cui è esperto, parte, osserva, informa, poi ritorna alla scrivania. Ma giornali e riviste hanno sempre avuto corrispondenti stabili nelle capitali più importanti, anzi, spesso più d’uno.
La Frankfurter Allgemeine è un quotidiano molto particolare, probabilmente unico, appartiene a una fondazione ed è diretto da una squadra di cinque direttori. Quando intervistai Joachim Fest, uno di loro, conosciuto da noi anche per la sua biografia di Hitler, fu lui a chiedere a me quanti corrispondenti aveva il mio gruppo in Germania: «Solo io», gli spiegai. «Noi, nel suo paese, ne abbiamo tre». Non lo aggiunse, era gentile, ma lo pensava: «Eppure la Germania è più importante dell’Italia».
Ora, per ragioni economiche e a causa di internet, anche dai noi «reisende reporter» e corrispondenti si stanno per estinguere. La politica estera non interessa, basta notare come nella campagna elettorale il tema dei nostri impegni nel mondo non sia stato neppure sfiorato.
In Germania, dove i giornali cominciano a perdere copie, non si rinuncia ma si riorganizza. Die Zeit, il settimanale più intellettuale, non ha ancora problemi di tiratura, nell’ultimo trimestre ha venduto 540 mila copie, ma non vuole sforare il bilancio. Il capo della politica (interna ed estera) Bernd Ulrich ha appena annunciato la chiusura dell’ufficio di Mosca. Non dovrebbe essere uno dei più importanti? «Ogni corrispondente», spiega, «ci costa quanto due redattori, e Mosca sotto Putin è come congelata». Non serve un osservatore permanente. La cifra risparmiata in Russia viene impiegata altrove: si apre una nuova sede permanente a Rio de Janeiro. Il Sud America diventa sempre più importante sulla scena mondiale. La Zeit invia il suo vice della sezione economica, Thomas Fischermann, sposato con una brasiliana. L’anno prossimo, tra l’altro, si giocano in Brasile i mondiali di calcio e tra due anni si terranno le Olimpiadi.
Ci ha pensato anche lo Zdf, il secondo canale pubblico. C’era già un corrispondente, ora saranno due, e la speaker Marietta Slomka diventerà una sorta di inviato permanente in tutto il Sud America. Lo Zdf rafforza anche l’ufficio di Istanbul e quello di Pechino, ma chiude le sedi di Atene, Madrid e Caracas. I corrispondenti sono responsabili per zone e non per paesi: di Atene si occuperà il collega che vive a Roma, spartendosi il Mediterraneo con il corrispondente da Parigi. In tutto, lo Zdf ha 32 redattori dislocati in 17 paesi, pronti a viaggiare anche altrove. In gergo li chiamano «Fallschirmjournalisten», redattori paracadutisti.
Anche la Zeit, che ha in totale dieci redazioni, ha creato una nuova squadra di tre specialisti, pronti a intervenire come un commando a seconda degli eventi. Stessa politica per l’Ard, il primo canale. Si risparmia sulle spese, dicono i responsabili, ma non sul personale. Si viaggia in turistica, o con voli low cost, non si prenota più un albergo a quattro stelle. La squadra estera è formata da 60 corrispondenti che informano da 30 sedi. E si ristruttura la dislocazione: a Mosca la redazione passa da quattro a tre, come a Londra e a Parigi, e si rafforza invece l’ufficio di Nuova Delhi. La politica estera non esiste più, hanno capito i tedeschi, tutto quanto avviene nel mondo è di interesse nazionale. Sarà una battuta retorica, ma non è falsa.