Roberto Giardina, ItaliaOggi 9/3/2013, 9 marzo 2013
CI SONO I TERRONI DELLA GERMANIA
C’è un problema terroni anche in Germania. Ma alla rovescia: i meridionali sono ricchi, e sostengono di essere laboriosi, i settentrionali poveri, e forse sfaticati. Il Nord di solito vota a sinistra, a Sud per i cristianodemocratici di Frau Merkel, e in Baviera per i cristianosociali che si presentano solo in questo Land. Il confine corre su per giù lungo il Limes, la frontiera dell’antica Roma, ma gli storici non sono d’accordo sul perché questo influenzi il voto duemila anni dopo.
Wolfgang Thierse, 69 anni, vicepresidente del Bundestag e socialdemocratico, ha aperto le ostilità deprecando che i «troppi svevi» rovinino l’atmosfera nel suo quartiere di Prenzlauer Berg, nell’ex settore orientale di Berlino. Non saprebbero neanche chiamare con il loro giusto nome i panini. Era una battuta scherzosa, ma il fastidio per chi vede in pericolo le tradizioni di casa era reale. È intervenuto in risposta Winfried Kretschmann, premier verde del Baden- Württemberg, che in parte corrisponde alla Svevia dei nostri libri di scuola: «Thierse stia zitto, se può mangiare panini lo deve a noi svevi che versiamo 2,7 miliardi di euro nelle casse di Berlino».
Il Bund, la federazione, non funziona come crede Bossi: c’è una compensazione tra Länder ricchi e poveri, ma adesso si chiede la revisione del sistema. Solo tre regioni, il Baden, la Baviera e l’Assia, aiutano le altre tredici. E la metropoli in crisi ingoia quasi tutto.
La Germania assomiglia all’Italia, un insieme di realtà diverse messe insieme da Bismarck, dieci anni dopo la nostra unità gestita dai piemontesi. Berlino non è mai stata amata e, dopo il crollo del Muro, molti desideravano che la capitale restasse a Bonn, tranquilla cittadina universitaria sul Reno. Il voto al Bundestag fu vinto dalla metropoli prussiana per appena nove voti.
La rivalità con la Baviera è forte, e insuperabile. Monaco ebbe un suo re fino al 1918, dopo la Grande guerra. Hitler però mosse i primi passi in Baviera, e a «Berlino la rossa» fu sempre detestato. E Adolf voleva cancellarla, creando al suo posto Germania, la sua città ideale, disegnata dall’architetto Albert Speer. In Baviera dare del prussiano a qualcuno è un insulto, purché non sia veramente prussiano. E non è una storiella.
Lunedì scorso in Renania gli uffici sono rimasti chiusi per il Carnevale, il Rosenmontag, che non vuol dire il lunedì delle rose, ma il lunedì folle, è una festa sacra, ignorata in quasi tutto il resto della Germania. Il renano Adenauer volle che per la capitale provvisoria fosse scelta Bonn, a un passo da casa sua, e sosteneva che alla Porta di Brandeburgo sentiva già «il vento della steppa». Gli anseatici, da Brema ad Amburgo, a Lubecca, sono considerati freddi e gelidi. Forse sono solo riservati. I bavaresi, dal Baltico, vengono visti come i napoletani della Germania, e sono divisi anche tra loro, con gli abitanti della Franconia contro Monaco.
Senza dimenticare la divisione tra Est e Ovest, tra i wessies, i tedeschi della capitalistica Repubblica federale, e gli ossis, i fratelli orientali della scomparsa Ddr, sempre meno netta eppure ineliminabile, la Germania appare come un puzzle, tante piccole schegge che non vogliono uniformarsi: quelli della Westfalia non sopportano i renani, a cui sono stati uniti per volontà delle potenti vincitrici (la Nord Renania Westfalia, 17 milioni di abitanti, rimane una creazione artificiale). La Saar di Oskar Lafontaine non tollera il vicino Palatinato, di Helmut Kohl. E a Francoforte guardano dall’alto in basso quelli di Offenbach, cittadina al di là del Meno, ad appena 8 chilometri dal centro, quanto basta per creare una realtà diversa.