Paolo Siepi, ItaliaOggi 9/3/2013, 9 marzo 2013
PERISCOPIO
«Giovanotto che succede?». «C’è uno che è salito in politica e ora non sa come scendere?». Vignetta del Fatto quotidiano.
È da 19 anni che cercano di far fuori Berlusconi per via giudiziaria: sparito lui, per far cadere il centrodestra, basterà soffiare. Filippo Facci. Libero.
Ossimori – La direzione del Pd. Jena. La Stampa.
Il Pd ha messo in scena il solito modo puttanesco di fare politica. Ma noi non siamo in vendita. E, alla fine dei giochi, del pd-meno-elle non rimarrà neppure il ricordo. Beppe Grillo. In un suo discorso.
I giornali dipingevano Grillo &C come fascisti fino al giorno delle elezioni, poi li elogiavano e vezzeggiavano dal giorno dopo il voto, nella speranza che facessero da stampella a un governo Bersani, poi adesso li ridipingono come fascisti quando annunciano che, loro, il governo col Pd non lo faranno. Marco Travaglio. Il Fatto quotidiano.
Chi ha salvato davvero Monti? Tedeschi e francesi, forse, gli stessi che in un solo anno hanno recuperato il 35% del loro credito allo Stato italiano. Lo dice il Nobel Krugman. Non un pazzo. Siamo con le pezze al culo. Tra l’incudine e il martello. In bilico fra una fine spaventosa e uno spavento senza fine. Abbiamo persino scoperto che con l’Imu sulla prima casa hanno pagato i debiti del Monte dei Paschi. Monti avrebbe potuto aspettare, ricevere il suo posticino da presidente della repubblica. Invece è andato in tv. Roberto d’Agostino. Il Fatto quotidiano.
La requisitoria del pm a Milano: «Berlusconi era al vertice di un collaudato sistema prostitutivo». L’Italia. Spinoza. Il Fatto quotidiano.
Nel Partito democratico ha fatto definitivamente il suo tempo il personale politico che veniva dal vecchio Pci e dalla vecchia sinistra democristiana (le componenti dalla cui convergenza nacque il Pd). Insieme ad esse, ha fatto il suo tempo quella continuità identitaria (le famose «radici») su cui aveva puntato tutto Bersani. Angelo Panebianco. Corsera.
Come ragazzo il mio sogno è sempre stato di votare Udc. Però non potevo dirlo. Sai? Nel mondo del lavoro (teatro, tv, editoria) le impiegate ti scherzavano, non si fidanzavano con te, ti mancavano di rispetto. Avrei potuto votarlo di nascosto nella cabina elettorale. Però sono molto diffidente? Metti che controllano anche il voto (segreto) oggi è finita! Non solo voto Udc ma posso dirlo anche a tutti. Dispiace per Renzi che è Udc ma non se la sente di dirlo. Maurizio Milani. Il Foglio.
Dopo l’incidente alla rotula sono andata a trovare Oscar Giannino. Era convalescente sul divano. Davanti, sul tavolo, mi aspettavano sei bigliettini, in fila. I primi tre erano dolcissimi. Gli altri tre avevano ognuno una scatolina. Nella prima c’era una collana che non ho più tolto. Nella seconda, un buono per un vestito di Stella McCartney che Oscar aveva scelto per me, adattissimo e nella terza un anello con una pietra grossa come una noce. Un diamante di Tiffany. E la richiesta: «Vuoi sposarmi?». Margherita Brindisi, moglie di Oscar Giannino. Vanity Fair.
È certamente realizzata con le decalcomanie, la pergamena appesa nello studio di Oscar Giannino che certifica il premio Nobel per la chimica vinto nel ’91 per la messa a punto del processo di trasformazione del moscato in idrocarburi. Alessandro Robecchi. Il Fatto quotidiano.
Una sera Johnny Stark ci porta una superba scatola di Cohiba Esplendido e ci annuncia che ha deciso di rinunciare definitivamente al suo vizio preferito: il sigaro. Per celebrare questo sacrificio, noi, gli intossicati di nicotina, accendiamo un avana alla sua salute. Il mattino dopo, dal giornale radio, apprendo con stupore la notizia della morte improvvisa di Stark. Questo allegro amico non avrà più delle difficoltà a mantenere la sua promessa. Pace alle sue ceneri. Paul Vermuz, On m’a dit de ne pas le dire!, mi hanno detto di non dirlo. l’Archipel.