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 2013  marzo 13 Mercoledì calendario

LA SISTINA, «STAZIONE RADIO» PER COMUNICARE CON DIO

I vigili del fuoco vaticani hanno innestato nelle te­gole della Sistina il comi­gnolo che calamita i me­dia. Con il suo arcaico codi­ce binario, ne­ro/ bianco, è l’unico cana­le tra concla­ve e resto del mondo. I tec­nici hanno schermato la capsula co­smica con blindature elettroniche da guerre stel­lari. Nessun messaggio può filtrare dallo scudo. Là dentro, pe­rò, s’incurva la più titanica e indomabile antenna para­bolica della storia. La sua potenza non si mi­sura in terabyte o in megahertz.
Funzione a onde mistiche, di spirito, cultura, fede. Frequen­ze verso l’infinito, e oltre.
Il congegno lavora da mezzo millennio e qualche scampolo. Il suo costruttore, Michelange­lo, la consegnò al committente, Giulio II della Rovere, la vigilia d’Ognissanti del 1512,chiavi in mano. È la volta della Cappella Sistina: 1.100 metri quadrati, 343 squillanti figure, incom­mensurabile stargate per collo­quiare con lo Spirito di Dio. Che sia uno spazio chiuso è un dato sviante. A colpi di pennel­lo, l’artista ha demolito la greve coltre di mattoni gettata nel 1475 dal fiorentino Bartolo­meo Pontelli per ordine di Sisto IV. Al suo posto, una «quadratu­ra », una balconata illusoria, ar­chitettonica e prospettica, che si apre non su un solo cielo, ma su due.Ai lati corti,due veli d’az­zurro purissimo, come se la vol­ta si flettesse in spazi ariosi, su fittizi pilastri. Al centro, il firma­mento primordiale e perenne della creazione.
Ma la vera magia visuale è un’altra.Gli elementi aggettan­ti della quadratura (i piedistalli squadrati su cui si appoggiano gli «Ignudi») sono disposti in ba­se a l­inee prospettiche che li fan­no apparire irreali, sghembi ed erronei a chi li osservi dalle va­rie aree del pavimento della Cappella. Esiste un solo punto da cui la prospettiva si ricompo­ne n­ella stupefacente unità ori­ginaria. È quello del disco papa­le, il più interno dei dieci cerchi concentrici del mosaico centra­le. È lo spazio destinato alla ge­nuflessione del Papa, prima dei riti. Osservando i piedistalli da questo fulcro,si realizza l’in­credibile effetto speciale: le li­nee prospettiche riacquistano la loro organica potenza. Que­sto significa che esiste un lega­me intrinseco tra il «sopra» (la volta, il cielo) e il «sotto» (il pavi­mento, la terra). È un principio filosofico neo-platonico e cri­stiano. Non lo si comprende se non si valuta la cultura com­plessiva di Michelangelo, in particolare il periodo di forma­zione presso la casa del Magnifi­co, a Firenze dove, da ragazzo, l’artista ascolta Poliziano,cam­pione del classicismo, Marsilio Ficino, il paladino del neoplato­nismo, Pico della Mirandola, il maestro di lingua e cabala ebraiche. È la prima nota di un cantico solenne sciolto al prin­cipio supremo dell’armonia, che governa il vortice di colori e figure. La sinfonia armonica si dilata agli sguardi dello spetta­to­re stupefatto che soppesa i te­mi compositivi. Qui le epoche e le culture si annodano in ab­bracci vigorosi. Il tempo paga­no e classico degli Ignudi e del­le Sibille palpitanti fluisce in quello biblico e precristiano della visioni della Genesi. Della storia umana, nulla è rifiutato o omesso, se­condo il più cristallino cre­do dell’uma­nesimo reli­gioso. La mas­sa pit­torica tri­dimensiona­le del profeta Giona se ne può conside­rare un cripti­co indizio. Nel progetto michelangio­lesco, era la prima appari­zio­ne a chi pe­netrava dal­l’ingresso ori­ginario della Cappella. Non è una figura isolata, ma legata al contesto. Con il gesto del capo indica la volta, invitando e qua­si costringendo lo spettatore docile al suo sguardo a seguire la vicenda che si srotola nei di­pinti. È la guida del favoloso tour emotivo tra gli albori della storia umana, del rapporto tra i viventi e Dio.
Sembra parlare con il linguag­gio del corpo. Le sue gambe esplosive, da scultura fatta di colore, disegnano nell’aria la lettera ebraica «he», che signifi­ca «cinque», la cifra che lega il Pentateuco, la Genesi, l’Esodo, il Levitico, i Numeri, il Deutero­nomio, il libri mosaici alla radi­ce della fede cristiana. Le dita delle mani intrecciate del veg­gente architettano la maiusco­la lettera «bet», l’incipit della Genesi, il segno che identifica la «casa», la dimora di Dio, il Tempio, limpida epifania di un’alleanza redentrice senza tempo.
«Dispongo che l’elezione del Pontefice continui a svolgersi nella cappella Sistina, dove tut­to concorre ad alimentare la consapevolezza della presen­za di Dio, al cui cospetto ciascu­no dovrà presentarsi un giorno per essere giudicato…»: lo de­creta Giovanni Paolo II nella Costituzione apostolica Uni­versi dominici gregis , del 22 feb­braio 1996, pubblicata con il sottotitolo esplicativo «Circa la vacanza della Sede apostolica e l’elezione del Romano Pontefi­ce ».È l’investitura del manufat­to michelangiolesco a portento­sa macchina dell’armonia glo­bale, valore fondante di cui ab­biamo tutti una sete disperata.