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 2013  marzo 11 Lunedì calendario

GLI EUROPEI CONTRO BRUXELLES «GIÙ LE MANI DALLA PORNOGRAFIA»

Tutta «colpa» dell’eurode­putata socialista Tama­ra Liotard (nome che, per assonanza, ai cultori italia­ni del genere porno anni ’80 fa subito venire in mente la mitica Marina Lotar). Due giorni fa la signora Liotard, dal suo scran­no di Strasburgo, l’ha sparata grossa. Con tutti i problemi seri che il governo di Bruxelles è chiamato ad affrontare lei - la quasi omonima dell’ex porno­star Lotar- ha avanzato una mo­zione «per eliminare gli stereoti­pi di genere nella Ue». Fin qui nulla di strano, considerato an­che che nessuno ha capito cosa significhi esattamente «elimi­nare gli stereotipi di genere nel­la Ue». La rivolta è invece scattata sul «punto 2» della sua proposta: «Bandire ogni forma di porno­grafia dai media degli Stati membri». Parole, questa volta, chiarissime che hanno scatena­to la reazione di migliaia di uo­mini degli Stati (con rispetto parlando) membri. Fino a ieri i messaggi online di protesta era­no arrivati a oltre un milione, tanto da mandare in tilt la casel­la di posta elett­ronica della Lio­tard e di tutti i suoi eurocolleghi socialisti. Insomma, la sola mi­naccia di far sparire il materiale pornografico dal web ha co­stretto il Parlamento europeo a una frettolosa retromarcia, an­nullando addirittura la votazio­ne della risoluzione-Liotard in programma domani. Una rea­zione forse esagerata, conside­rato che l’eventuale «sì» alla mozione «anti-luci rosse» non sarebbe comunque stata «vin­colante » per nessun Paese eu­ropeo: insomma, nulla di più di una presa di posizione politica priva di vincoli legislativi.
Vediamo di carpirne qualco­sa di più. Si chiama «Mozione per eliminare gli stereotipi di genere in Ue», e chiede agli Sta­ti membri di «fare ogni sforzo per eliminare la discriminazio­ne delle donne dalla pubblici­tà », chiedendo inoltre «il ban­do di ogni forma di pornografia dai media».Formulazione piut­tosto vaga, soprattutto quando si mette nello stesso calderone il «divieto di tutte le forme di pornografia nei mezzi di infor­mazione e la pubblicità del turi­smo sessuale ».
Non è chiaro quindi cosa si in­tenda per «mezzi d’informazio­ne », e il testo inglese della riso­luzione parla di «media» ed è quindi ancora più vago.
L’intenzione dei legislatori dovrebbe essere quella di met­tere all’indice solo la pubblici­tà degradante per le donne, ma se si interpretasse in modo estensivo la risoluzione potreb­bero venire vietate tutte le piat­taforme che ospitano contenu­ti a luci rosse, solo perchè il web in sè parte dell’universo «me­dia ».
Preoccupati dalla sparizione dei filmati hard o, come dicono molti di loro, dalla messa in discussione della libertà di diffondere contenuti in rete, centina­ia di migliaia di cittadini hanno scritto altrettante email di prote­sta ai parla­mentari: oltre un milione in soli quattro giorni, un ve­ro e proprio «attacco» ini­ziato giovedì scorso che ha costretto il Parlamento ad innalzare le dife­se tecnologiche «filtrando» le caselle di posta degli eurodepu­tati. Ad innescare il passaparo­la tra navigatori della rete è sta­to anche il Partito dei pirati, la formazione svedese che ha rap­presentanti anche nell’assem­blea di Strasburgo e che si batte per la libertà del web e dei suoi contenuti. La vicenda ha mes­so in allarme il Parlamento che, ammettendo confidenzial­mente di aver scelto parole «po­co felici e troppo generiche per la sua risoluzione», sta seguen­do la situazione in vista di possi­bili attacchi hacker. Compresi quelli iscritti al «Marina Lotar fan club».