t. m. , il Fatto Quotidiano 11/3/2013, 11 marzo 2013
LA GRAPPA DELLA NONNA E IL TARTUFO DA SALVARE
Dalla legge per la sfoglia emiliana alle misure salva-tartufo. Ci sono anche l’albo per gli “esperti dell’automobile”, le norme per l’istituzione del “consulente filosofico”, le disposizioni per la tutela del turismo a piedi e per la raccolta di fossili privi di intesse scientifico. E ancora l’istituzione delle “strade del pesce” e delle figure di nonno e nonna vigile. Insomma, i parlamentari della XVI legislatura si sono dati un gran daffare: in cinque anni hanno presentato infatti 8.627 proposte di legge. E non si dica più che rubano lo stipendio. Peccato che quelle diventante leggi siano soltanto 90 e le altre decadranno tra quattro giorni, con l’avvio della nuova legislatura, salvo "ripescaggi" (vedi sotto). Appese al chiodo restano 7.557 proposte: 5.535 non hanno ancora iniziato l’esame e altre 509 non sono state neppure assegnate alla commissione competente. Sotto questo profilo, il reale tasso di produttività del Parlamento non supera l’1%. Una legge su cento ce la fa, ma mediamente dopo 600 giorni. Avanti di questo passo, visto l’arretrato, un secolo non basterà per discuterle tutte. Ma di tempo non ce n’è più. A giorni scadrà la legislatura e tutti i provvedimenti non approvati andranno a infittire il cimitero italiano delle leggi, dove vengono ordinatamente sepolti i frutti - belli o brutti - della democrazia rappresentativa. Più spesso amari, di questi tempi. Le statistiche parlamentari delle ultime legislature indicano che il ceto politico ha accettato di buon grado che a occuparsi delle leggi essenziali sia sostanzialmente l’esecutivo. Loro, un migliaio, si dedicano alla routine della conversione dei decreti, a dibattiti a volte inconcludenti su misure che, in un caso su due, non hanno futuro. E tuttavia fanno un massiccio uso del potere legislativo, se non per affrontare i grandi problemi del Paese, per risolvere i propri: gran parte delle misure presentate, a ben vedere, sembrano rispondere più al bisogno di chi è stato eletto che a quello generale, a cementare il consenso coltivato presso elettori, territori, lobby e categorie professionali e sociali a lui più vicini.
Tra le proposte di legge, così, finisce di tutto: quella per brevettare il cane lupo italiano, una per salvare i limoneti sull’isola di Procida, legalizzare la grappa della nonna o istituire le “strade del pesce”. Molte resteranno sulla carta e l’elettore potrà sentirsi ingannato dall’inedia parlamentare. Altre specie, invece, la benediranno. Le nutrie, ad esempio: dal 2009 quattro proposte di legge si sono proposte di regolarne l’abbattimento chiesto dagli agricoltori ma nessuna è passata, e i baffuti roditori proliferano indisturbati. Uccidi la nutria, salva il cavallo. Complice il ragù “sofisticato” con carni equine è appena stata depositata l’ennesima proposta per elevare il quadrupede al rango di “animale d’affezione”. Niente di originale, sulla stessa linea si contano 13 progetti mai approvati. Campa cavallo. Quando vegetale e animale sono cotti e impiattati regna la pace tra gli onorevoli. Che spesso prendono a cuore un prodotto o un piatto per conferire ad esso il giusto riconoscimento giuridico. Trionfa la pasta sfoglia con tre progetti di legge. In serie, Beltrandi e Miglioli (Pd) e Raisi (Pdl). È un caso che siano emiliani, fossero di Dobbiaco - vien da pensare - battaglierebbero per i canederli. I politici chic si battono per l’onorevole tartufo, altra passione bipartisan che conta tre proposte in discussione da anni (Carlucci, Fiorito e Di Giuseppe) finalmente accorpate. A maggio arriva però la quarta, a firma di Monica Faenzi.