Notizie tratte da: Mario Maffi, Cinzia Scarpino, Cinzia Schiavini, Sostene Massimo Zangari # Americana. Storie e culture degli Stati Uniti dalla A alla Z # il Saggiatore 2012 # pp. 768, 29 euro., 13 marzo 2013
Notizie tratte da: Mario Maffi, Cinzia Scarpino, Cinzia Schiavini, Sostene Massimo Zangari, Americana
Notizie tratte da: Mario Maffi, Cinzia Scarpino, Cinzia Schiavini, Sostene Massimo Zangari, Americana. Storie e culture degli Stati Uniti dalla A alla Z, il Saggiatore 2012, pp. 768, 29 euro.
(vedi anche biblioteca in scheda
e libro in gocce in scheda 2233340)
Il popcorn, citato negli scritti di Benjamin Franklin. Nei ricettari già dal 1853, dopo la Guerra civile uscì dai confini del New England. Con la nascita del cinema conquistò una dimensione pubblica su tutto il territorio nazionale. Venditori in crisi con l’avvento della televisione (e il minor afflusso di spettatori nelle sale cinematografiche). Ma un’imponente campagna pubblicitaria, programmata nel 1952 in accordo con la Coca-Cola e la Morton Salt e costata 4 milioni di dollari, lo propose come rituale indispensabile delle serate davanti alla tv e fece di nuovo impennare le vendite (quadruplicate dal 1947 al 1965).
«Forte gelato»: «Fourth of July», il 4 luglio, festa nazionale statunitense, per gli immigrati italiani fra Otto e Novecento. «Re Erode», la ferrovia (railroad); «rendita», l’affitto (rent); «toidàvenne», la Third Avenue; il «mistecca», l’errore (mistake), ecc.
La pessima reputazione, verso la fine dell’Ottocento negli Stati Uniti, degli immigrati tedeschi, «smodati bevitori di birra» e per giunta socialisti.
Le ferrovie americane: 35 mila miglia di binari nel 1865, 193 mila nel 1900.
Furono le compagnie ferroviarie a suddividere per prime gli Stati Uniti, a partire dal 18 novembre 1883, in quattro zone orarie standard. Le autorità poi si adeguarono.
Promontory Point (Utah), 10 maggio 1869: le squadre di lavoro di due compagnie ferroviarie, la Union Pacific e la Central Pacific congiungono i tratti di strada ferrata iniziati sei anni prima, rispettivamente a Council Bluffs (Iowa) e a Sacramento (California). E’ la prima linea transcontinentale della ferrovia.
L’avvento dell’auto, negli anni Dieci del Novecento, salutato anche come un’innovazione che avrebbe migliorato le condizioni igieniche urbane (carri e cavalli lasciavano uno strato di letame sulle strade).
«Costruirò un’auto per la grande moltitudine»: Henry Ford annunciando il suo progetto di lanciare sul mercato un’automobile dai costi accessibili. Model T, Tin Lizze, Fliver i nomi dell’auto, in produzione dal 1908 al 1927. Nel 1909 costava 950 dollari, nel 1924 solo 290. Il prezzo scese anche per la decisione di Ford di imporla, dal 1914, in un solo colore: nera. Nel 1920 il 55 per cento delle famiglie americane ne possedeva una, nel 1927 di tutte le auto in circolazione negli Stati Uniti una su due era una Model T.
Henry Ford, che istituì la settimana lavorativa di cinque giorni, con un salario di 5 dollari al giorno.
Il «cambio del modello annuale», la nuova filosofia introdotta nel 1923 da Alfred Sloan, presidente della General Motors, in contrasto con l’impostazione di Ford di un’auto progettata per durare il più a lungo possibile. Le auto sarebbero state pensate e create per essere sostituite con un nuovo modello ogni anno. L’auto diventa status symbol, i consumatori sono spinti all’acquisto ripetuto.
I gestori delle prime stazioni di servizio allestirono rudimentali cabine di legno dove gli automobilisti potevano riposare per la notte. Per un dollaro si dormiva in una stanza all’addiaccio, 25 centesimi extra per il materasso, altri 50 per lenzuola e cuscino. Nel 1925 a San Luis Obispo, California, i proprietari di una struttura del genere la chiamano per la prima volta motel (abbreviazione di «motorist hotel», hotel per automobilisti).
Bates Motel, il motel di Psycho (Hitchcock, 1960): la bionda segretaria in fuga (Janet Leigh) finisce la sua corsa nella doccia della stanza numero 1.
Kodak, parola di nessun significato, dal suono «breve e vigoroso», facile da ricordare, che rimandava per onomatopea all’idea di scatto e velocità. La usò Gorge Eastman per brevettare nel 1888 il suo nuovo tipo di macchina fotografica. Le prime Kodak apparvero sul mercato qualche anno dopo al prezzo di 25 dollari, complete di tracolla e di una pellicola da cento esposizioni. Una volta scattate tutte le foto, la macchina doveva essere consegnata alla Eastman Factory, che dopo aver sviluppato le immagini la restituiva al proprietario con una nuova pellicola (costo 10 dollari).
Menlo Park, la tranquilla e anonima località del New Jersey, a circa un’ora di treno da New York, dove nel 1876 Thomas Alva Edison acquistò un terreno e costruì laboratori e abitazioni per la propria famiglia e i collaboratori. In un decennio registrarono oltre 400 brevetti. Prima invenzione di rilievo, il fonografo.
Lampadina: non fu Edison a inventarla, ma si limitò a migliorare modelli esistenti, mettendo a punto esemplari in grado di illuminarsi per quaranta ore (prima era questione anche solo di pochi minuti).
Tra il 1985 e il 2004, 225 casalinghe americane sono morte fulminate nel tentativo di rimuovere con coltelli e forchette le fette incastrate nel tostapane.
L’ascensore a vapore di Elisha Graves Otis (1853), il primo dotato di un efficace sistema frenante. Rese possibile il trasporto di persone in verticale (i più interessati erano proprietari di case e gestori di hotel, che potevano adeguare i prezzi di appartamenti e camere dei piani più alti a quelli dei locali sottostanti). L’ascensore a spinta idraulica di Cyrus B. Baldwin (1878) consentì poi di raggiungere altezze più elevate.
Il primo impianto di aria condizionata, installato nel 1902 a Wall Street.
Nathaniel B. Wales, il giovane inventore che a Detroit si mise a lavorare su sistemi di raffreddamento meccanici adatti all’uso casalingo. Dalla sua azienda, la Kelvinator Company (in onore di William Thomson, primo barone di Kelvin, ideatore del concetto di zero assoluto per le temperature), nel 1916 uscirono i primi frigoriferi.
La Coca-Cola, messa in commercio nel maggio 1886 da un farmacista di Atlanta, John Pemberton, in concomitanza con l’entrata in vigore del bando cittadino sugli alcolici. Primi ingredienti della bevanda: foglie di coca e noci di cola (frutto con alta concentrazione di caffeina). Secondo la pubblicità, serviva a curare disordini nervosi, disturbi dell’equilibrio interno, impotenza.
Primi consumatori della Coca-Cola a New York, gli emigrati italiani, che la mescolavano al vino per dissetarsi durante lunghe partite a carte notturne (impiegavano più tempo a ubriacarsi e la caffeina li teneva svegli).
La volta che Bill Clinton, su pressione delle lobby e del deputato Robert Menendez, fece marcia indietro su un progetto di embargo totale ai danni del Sudan in risposta alle violenze nel Darfur: tra le merci sotto embargo c’era anche la gomma arabica, da cui si estrae un emulsionante senza il quale il colorante scuro della Coca-Cola risalirebbe in superficie. (Nel collegio di Menendez, nel New Jersey, c’era uno dei più grandi impianti di produzione della Coca-Cola).
Porkopolis: prima della Guerra civile Cincinnati (più di 40 macelli nel 1840) poi Chicago, che mise a punto la tecnica della disassembly line, in cui gli operai eseguivano a ciclo continuo le medesime operazioni di taglio e scuoiatura degli animali (Henry Ford vi si ispirò per la sua assembly line). A rafforzare il primato di Chicago nell’industria della carne furono l’invenzione dei treni refrigerati (Gustavus Swift il primo, nel 1877, a mettere carichi di ghiaccio sui vagoni) e l’idea di trasformare tagli e pezzi di scarto della macellazione in prodotti di mercato come colla, spazzole, lardo, candele, saponi.
Quando penetrarono nel continente nordamericano, gli spagnoli vi introdussero tre animali: maiale, cavallo, vacca. Le prime sei mucche più un toro sarebbero arrivate a Vera Cruz nel 1521.
Cowboy, il ragazzo delle vacche. Visse il suo periodo d’oro solo per una generazione o poco più, nel quarto di secolo successivo alla Guerra civile (1861-1865). Aveva il compito del raduno, della marchiatura, dell’accompagnamento delle mandrie, dal Texas, in genere, verso nord, nei mesi primaverili ed estivi, attento a difenderle dall’assalto di animali, predoni e indiani. Era un salariato a cavallo: tra i 20 e i 40 dollari al mese la paga. L’epoca dei cowboys finì con l’avvento della ferrovia e l’introduzione del filo spinato.
Il Pony Express, il servizio di posta attivo dall’aprile 1860 all’ottobre 1861 negli stati del West, poi soppiantato dall’inaugurazione della linea telegrafica intercontinentale. Cavalli piccoli e resistenti (non pony in senso stretto, ma pinto e mustang), cavalieri giovanissimi e magrissimi, dotati di una pistola e di una Bibbia, «preferibilmente orfani» specificavano gli annunci pubblicitari per l’ingaggio, 180 stazioni di cambio e rifornimento con 400 impiegati. Media di 15 miglia all’ora per cavallo fino a un massimo di 25, e 75 miglia al giorno per cavaliere.
Intorno alla metà d’ottobre del 1621 i coloni di Plymouth, nel New England, una cinquantina in tutto, vollero festeggiare con un pranzo luculliano il loro primo raccolto di granturco, cereale autoctono, fino ad allora sconosciuto agli europei. Era la prima festa del Ringraziamento americana. Menu della festa del 1623: tacchino arrosto, salsa di cranberry, torta di zucca. Il tacchino è ancora oggi il piatto principale della festa.
Dal 1963, per volontà del presidente Kennedy, il tacchino donato all’inquilino della Casa Bianca dalla National Turkey Federation per la festa del Ringraziamento viene graziato, per essere poi trasferito a Disneyland.
«Tacchino» negli Stati Uniti: persona che si lascia facilmente abbindolare (il nostro pollo); a partire dagli anni Venti del Novecento, fiasco teatrale. «Cold turkeys» (tacchini freddi): verità spesso spiacevoli; ex tossicodipendenti.
«A Chicken for Every Pot («Un pollo per ogni pentola»): titolo di un volantino propagandistico del candidato repubblicano Herbert Hoover alle presidenziali del 1928.
«However clean, Hoover cleaner» («Per quanto pulito, con Hoover più pulito): slogan pubblicitario del 1912 per il primo aspirapolvere elettrico messo sul mercato da William Henry Hoover, già a capo di una conceria nell’Ohio, che aveva acquistato il brevetto nel 1908 da James Murray Spangler e creò un impero commerciale grazie all’organizzazione minuziosa delle vendite affidata ai commessi viaggiatori.
San Francisco, che aveva duecento abitanti nel 1846 e 36 mila sei anni dopo, quand’era diventata il porto più trafficato della costa pacifica (ed era in corso la prima grande corsa all’oro, in California).
Effetti della corsa all’oro e del lavoro nelle miniere: almeno 5.000 Native Americans furono uccisi in California tra il 1849 e il 1870, la popolazione complessiva calò dalle 150 mila unità del 1845 alle 30 mila scarse del 1870.
La corsa all’oro nel Klondike (1896-99), quella della Febbre dell’oro di Chaplin, con Big Jim, l’Omino (Charlot) e il pranzo con una scarpa bollita.
Tra i cercatori d’oro nel Klondike un ventenne Jack London, già pirata d’ostriche, operaio, vagabondo nelle strade d’America.
L’immigrato bavarese Levi Strauss, che arrivò negli Stati Uniti nel 1847, lavorò qualche anno a New York, si unì ai cercatori d’oro diretti all’Ovest e nel 1853 aprì a San Francisco un negozio all’ingrosso di mercerie e telerie. Diventò il principale rifornitore di tessuto denim dello stato, vendendo i suoi pantaloni (di Levi, «Levi’s») ai minatori californiani. Un Jacob Davis, immigrato dell’Europa dell’est, sarto a Reno, nel Nevada, che aveva avuto l’idea di rinforzare le cuciture con rivetti di rame, gli propose di diventare suo socio in affari. Il 20 maggio 1873 registrarono con il brevetto 139.121 i loro blue jeans.
Denim, probabilmente «di Nîmes», da uno dei due luoghi, l’altro era l’India, nei quali sarebbe stato creato contemporaneamente, nel Cinquecento, il tessuto, un misto di cotone e lino. Confezionati a Chieri, nell’Ottocento, i primi pantaloni di questo tessuto. Detto anche «bleu de Gênes», «blu di Genova» perché il suo smercio passava per lo più dal porto della città ligure (di qui il termine «blue jeans»).
Il nylon, la fibra sintetica creata nei laboratori DuPont del Delaware nel 1935. All’esposizione universale di New York del 1939 l’azienda presenta le calze di nylon come un prodotto fatto di «carbone, aria e acqua» e annuncia che saranno presto sul mercato a un prezzo di 1,10-1,50 dollari al paio. Durante la guerra però il nylon serve soprattutto per i paracadute. Nel 1959 i primi collant di nylon.
I fazzoletti di carta, prodotti a partire dagli anni Trenta. «Non portarti il raffreddore in tasca» lo slogan della pubblicità. Prima: negli anni Venti il marchio Kimberly-Clark, produttore di carta, mette a punto un nuovo tipo di cellulosa morbida, partendo dalla formula del Cheesecloth Ugg impiegato come filtro per le maschere antigas. Primo utilizzo, assorbenti igienici. Poi: nel 1924 il brevetto delle Kleenex (combinazione di «cleanse», pulire, e «K» e «ex» di Kotex, il nome del tessuto originario), salviettine detergenti (non si sa bene cosa farne, ma si punta sull’incremento nell’uso dei cosmetici, e di conseguenza di struccanti).
Tampax, l’azienda che durante la Seconda guerra mondiale produceva fasce e bendaggi per l’esercito, con impiego quasi esclusivo di manodopera femminile.
Tampax, il nuovo tipo di assorbente interno, inseribile per mezzo di un tubo applicatore, inventato nel 1931 da Earle Haas, un medico del Colorado.
Irving Berlin, nato Israel Baline nel 1888 in un piccolo villaggio dell’attuale Bielorussia, ebreo. Giovanissimo si guadagnò da vivere mettendo a frutto la sua abilità canora: come strillone (cantava i titoli dei giornali), nei saloon di New York, cameriere cantante a Chinatown. Imparò il pianoforte da autodidatta. In seguito al successo del primo hit guadagnò 100 mila dollari in un anno. Cheek to Cheek (1935) gliene portò 250 mila.
George Gershwin, nato Gershowitz, ebreo. Il padre Moishe era emigrato da San Pietroburgo a New York ancora giovane. Il suo primo successo, Swane (1920), gli fece incassare 100 mila dollari.
William «Buffalo Bill» Cody: scout poco più che dodicenne nelle scaramucce della Frontiera e poi nelle guerre indiane, soldato nella Guerra civile, cercatore d’oro, cavaliere del Pony Express, cacciatore di bisonti, guidatore di diligenze, direttore d’albergo. Inventò «Grande spettacolo americano» («Wild West Show»): prove di destrezza a cavallo, gare di tiro a segno, messinscena di assalto alla diligenza, inseguimento di indiani, caccia al bisonte ecc. Lo show girò l’America e l’Europa. Nel periodo d’oro, tra il 1886 e il 1893 arrivò a contare 640 membri della compagnia, fra cui 20 soldati statunitensi, 20 tedeschi, 20 britannici, 12 cosacchi, 25 cowboys, 20 vaqueros messicani, 100 indiani sioux, una banda di 37 mucisiti.
Pecos Bill, personaggio letterario e dei fumetti, nato ai primi del Novecento. Caduto in fasce da un carro coperto, allevato da un branco di coyote, ritrovato dal fratello in riva al fiume Pecos (da cui il nome), cowboy scatenato e abilissimo, capace di usare un serpente a sonagli come lazo, dinamite il suo cibo preferito, Sue-Piedi-di-Papera il suo grande amore.
Barbie, presentata alla fiera del giocattolo del 1959: gambe lunghe e affusolate, vita sottile, busto florido, unghie dipinte. La prima bambola a riprodurre con fedeltà i tratti di un corpo adulto. L’avevano pensata i coniugi Eliot e Ruth Handler, che tre anni prima avevano visto qualcosa di simile (la bambola in plastica rigida Lilli) in una vetrina di Lucerna. Fu però la moglie a insistere perché la piccola azienda di giocattoli che il marito aveva in società con Harold Matson (si chiamava Mattel) la mettesse in produzione. Alla bambola si potevano cambiare i vestiti. Nella prima versione portava un costume zebrato, occhialoni bianchi e lenti blu, sandali neri e orecchini dorati. Il primo anno ne vendettero 350 mila, al prezzo di 3 dollari l’una.