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 2013  marzo 08 Venerdì calendario

ROBERTO CAPUCCI SCULTORE DI STILE


«Se potessi, abolirei il termine moda dal vocabolario. Essere alla moda è già essere fuori moda». Parola di Roberto Capucci. Romano, classe 1930, sarto straordinario, capace di creare opere che superano il concetto di abito e sconfinano nell’arte. In più di mezzo secolo di carriera ha vestito grandi dame e principesse, star e dive. E un premio Nobel. Capucci lo ricorda ancora l’abito che disegnò per Rita Levi Montalcini. Pannelli in velluto verde smeraldo, blu zaffiro e rosso rubino. «Realizzai un abito lungo» racconta «con un pochino di strascico dicendole: "Professoressa, lei sarà l’unica donna che riceve il Nobel in mezzo a tanti uomini in frac. Quando si alza deve essere la regina della sera". Lei era molto titubante, perché non aveva mai messo un abito lungo e non era andata mai in una sartoria. Guardò la coda e disse: "Se lei me l’ha fatta io la porterò"». Un design onirico, il suo. Sovrapposizioni, ventagli, strascichi, petali, chiffon e arabeschi, mille sfumature della stessa tinta e trionfi barocchi. I tagli fuori dal tempo, le forme astratte, la continua ricerca di tessuti nuovi. Più che abiti, origami da indossare. «Vestire per me e un rito, una magia», dice. A soli vent’anni, nel 1950, inaugurava il suo primo atelier e sfilava in passerella a Firenze, ora è protagonista di una grande mostra, Roberto Capucci. La ricerca della regalità, che sarà alla Reggia di Venaria Reale (Torino) dal 23 marzo all’8 settembre. Un lungo percorso che racconta, attraverso cinquanta creazioni, 32 illustrazioni, bozzetti, video e testimonianze, la sua storia dagli anni Cinquanta a oggi, passando dagli abiti da giorno e da gran sera alle creazioni per il palcoscenico, a quelle per le cerimonie istituzionali e religiose, fino ai grandiosi abiti scultura appositamente ideati per eventi museali. L’esposizione, che dà il via alla nuova stagione culturale della Venaria Reale, celebra anche le donne per cui quegli abiti sono stati creati, da Marilyn Monroe a Valentina Cortese alla soprano Raina Kabaivanska, cui è dedicata un’intera sezione della mostra. Il capitolo Spose regine presenta invece le creazioni per i matrimoni da favola, come l’abito Tiepolo del 1992, ispirato all’affresco del maestro veneziano La continenza di Scipione. Sono vere sculture i pezzi esposti in Architetture in tessuto, realizzati nel 1995 per l’Esposizione Internazionale di Arti Visive. E oggi? L’alta moda esiste ancora, rassicura il maestro, ma è profondamente cambiata la società. «C’erano donne come Silvana Mangano o la principessa Pallavicini o la contessa Crespi. Eleganti e meravigliose, sempre. Ora cammini in centro e vedi solo pizzerie e donnone con l’ombelico scoperto, lo slip che spunta come l’orrida spallina del reggiseno, lo stivaletto a spillo bianco, per carità. I jeans tutti rotti. Che fascino è mai questo? Icone oggi? Nessuna».