Gian Antonio Stella, Corriere della Sera 13/03/2013, 13 marzo 2013
VELENI SUI GIORNALISTI A DESTRA E A SINISTRA
«Il confronto con i giornali stranieri è umiliante. Quelli si occupano di cose serie mentre da noi si stampano solo cazzate». Indovina indovinello: chi ha detto questa frase? Beppe Grillo? Macché, Massimo D’Alema.
È divertente, di questi tempi, notare come la forza più nuova e radicale e rivoluzionaria che abbia fatto irruzione in Parlamento in tutta la storia italiana (autodefinizione grillina) usi nei confronti dei giornali e dei giornalisti parole già sentite. E pronunciate in passato, per usare categorie nuoviste, da vecchi esponenti di vecchi partiti della vecchia partitocrazia. Di destra e di sinistra.
Sia chiaro: come in ogni mondo professionale, anche tra i giornalisti ci sono i bravi e i mediocri, i santi e i peccatori. Diceva bene Tiziano Terzani: «vedo tanti giovani che godono, che fioriscono all’idea di essere vicini al Potere, di dare del "tu" al Potere, di andarci a letto col Potere, di andarci a cena col Potere…». Ma non faceva, lui, di ogni erba un fascio. E come sarebbe falso e immorale descrivere come «magna magna» tutti i politici, perché non è così e si tratta di un mondo pieno di gente perbene, così è falso e immorale fare di ogni erba un fascio dei giornalisti.
Rileggiamo Silvio Berlusconi? «I giornali han riportato con la solita faziosità le mie affermazioni: questo atteggiamento la dice lunga, tutti i sorci sono usciti dai buchi». «I giornali fraintendono sempre tutto. Agnelli e De Benedetti mi scatenano contro i loro giornali». «Il 90% dei giornalisti italiani milita sotto le bandiere del fronte comunista o paracomunista». Umberto Bossi? «La categoria dei giornalisti è un po’ come quella dei manager: non se ne trova uno che sia sano. Tutti legati a poteri oscuri e alla vecchia partitocrazia». Lamberto Dini? «Se i mercati accolgono così freddamente la mia finanziaria è colpa dei giornalisti cacadubbi, della disinformazione che nasce in Italia e si ripercuote negli altri Paesi». Marco Pannella? «Voi giornalisti siete dei cafoni, siete qui per fare domande sull’accordo tra me e Segni, non per far domande generali». Walter Veltroni? «Abbiamo giornali leggeri come il vento, gonfiati come mucche pazze».
Nessuno, però, ha esercitato sul tema la sua vanità battutara quanto Massimo D’Alema. «I giornali italiani non sono tanto dannosi quanto irrilevanti». «Ci sono forze nel mondo economico italiano che controllano i giornali, interessate che la politica resti debole. Quindi che i governi siano fragili». «I giornali italiani? Non considerateli come una fonte di notizie sul nostro Paese». «Parlo solo alla tv, la manipolazione e l’inaffidabilità sono tali che se voglio dire qualcosa, vado davanti a una telecamera». E potremmo andare avanti… La migliore però, come i lettori ricorderanno, resta l’analisi dedicata all’esplosione delle spese del Palazzo: «I costi della politica? Un’invenzione di giornalisti sfaccendati».
Gian Antonio Stella