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 2013  marzo 13 Mercoledì calendario

DALLA PANDA ALLA FERRARI BIANCA, IL GARAGE-MUSEO DELL’AVVOCATO —

Se doveva andare in montagna a Sankt Moritz prendeva la Fiat 130 familiare, sopra la quale aveva fatto sistemare un enorme cesto in vimini rettangolare da riempire con sci, racchette e scarponi in quantità. Per le giornate in Corsica, preferiva una delle sue undici Panda (le uniche auto di cui si dichiarasse proprietario ai tempi del Senato). In particolare quella chiamata Mare, alla quale aveva fatto tagliare tutta la parte superiore perché fosse sostituita con un tendalino tipo barca. Se poi c’era un incontro ufficiale di una certa importanza, era d’obbligo presentarsi con la Lancia K del 1997 trasformata in limousine, con il tetto in vinile, «all’americana», come diceva lui (è l’auto che venne poi prestata alla regina d’Inghilterra, in occasione della visita ufficiale in Italia nel 2000).
Queste e altre vetture, dieci in tutto, appartenute a Gianni Agnelli, che ieri avrebbe compiuto 92 anni, sono esposte fino al 2 giugno al Museo nazionale dell’auto di Torino. Pezzi unici, o quasi, a partire dalla Bugattina blu con la quale, ancora bambino, il futuro Avvocato scorrazzava nei giardini di Villar Perosa. «È bello essere qui oggi, proprio nel giorno del suo compleanno. Penso alle auto nuove come la 500, che a lui sarebbero molto piaciute. Alla Panda, un’auto che lui amava. Mio nonno era un eccentrico, ma rifuggiva dagli eccessi — commenta Lapo Elkann, presente ieri all’inaugurazione insieme con il fratello John, presidente della Fiat —. Era curioso. Amava la tecnologia e l’innovazione. Ne sono esempio questi modelli di serie, ma modificati sulla base delle sue richieste».
Desideri che venivano raccolti e puntualmente esauditi da Rodolfo Gaffino Rossi, che allora era il capo dei progetti speciali in Fiat e oggi è il direttore del Museo di Torino: «Ha ragione Lapo — racconta —. L’Avvocato faceva molte richieste, ma sempre dettate dal buon gusto. Per esempio, gli interni li voleva rigorosamente blu scuro. Nella scelta dei colori era pignolo: voleva un blu molto scuro, quasi nero, come la profondità del mare... Gli ultimi anni, quando faceva guidare solo l’autista e sulle auto di rappresentanza sedeva dietro, facevamo realizzare un tessuto esclusivo per il sedile posteriore dalla Ermenegildo Zegna. Non andava matto per la pelle, preferiva il tessuto, anche se poi faceva sdraiare vicino a lui il cane, un husky, e il tessuto si riempiva di peli... Capricci? No. Ricordo però che all’epoca dei telefoni in macchina lui ne volle addirittura tre: uno a destra, uno a sinistra e uno davanti, al quale rispondeva l’autista. Ma tre numeri di telefono significavano tre antenne sul tetto: assolutamente antiestetiche. E infatti fu faticoso trovare una soluzione che lo soddisfacesse del tutto».
Un altro desiderio costante, immancabilmente realizzato, era quello di avere cassettini dappertutto. Li riempiva con pacchetti di sigarette, scorte abbondanti, per non rischiare mai di rimanere senza.
L’auto che sicuramente l’Avvocato ha guidato di più è stata la Croma. Guidato proprio, perché finché ha potuto amava mettersi lui al volante con l’autista, Stefano D’Aloia, seduto lì vicino, a far da passeggero e a discettare con «il principale» sulle vicende juventine, fino all’arrivo a destinazione: parcheggiare toccava a lui. Ed è proprio la Croma l’auto che per John è più legata al nonno: «Perché mi ci accompagnava in ufficio e allo stadio».
Che tipo di automobilista era Gianni Agnelli? «Gli piaceva la velocità», dice Lapo. E in effetti ogni auto tra quelle esposte aveva il motore decisamente potenziato. «E con le marce accorciate — conferma Gaffino Rossi —, per rendere la guida più sportiva». Di Ferrari ne ha avute tre. La più originale appartiene ora a un collezionista americano: è a tre posti, il guidatore al centro e i passeggeri ai lati. In mostra c’è una Ferrari 360 Speedway che l’Avvocato aveva fatto modificare su ispirazione della Lancia D24. «L’abbiamo accontentato, ma la Ferrari era molto più potente e quando si viaggiava arrivava troppa aria — racconta il presidente del Museo, Benedetto Camerana —. L’Avvocato se ne accorse subito dopo averla provata qui a Torino, in corso Moncalieri. Non la guidò più, ma disse di metterla da parte: è stato il suo regalo di nozze per Luca di Montezemolo, che in seguito la fece ulteriormente ritoccare, proprio per attenuare le eccessive turbolenze».
La Lancia Delta spider integrale (250 cavalli, 245 orari: un «piccolo» bolide), costruita nel ’93, era la preferita per gli spostamenti a Sankt Moritz d’estate. Ma l’entusiasmo costò all’Avvocato il ritiro della patente, per eccesso di velocità, proprio il giorno in cui gliela consegnarono.
Un’altra delle chicche in mostra è un po’ nascosta dagli altri modelli. Messa discretamente in uno spazio isolato. Si tratta di una Multipla. Bella. Bella perché a questa strana vettura a sei posti Gianni Agnelli volle che venisse tagliata completamente la parte superiore, rifatti gli interni e le fiancate. Un modello doppiamente originale, realizzato da Pininfarina, tutto legno, acciaio e alluminio. L’abitacolo doveva assomigliare al pozzetto di una barca: manca soltanto la vela… Sarebbe piaciuta davvero all’Avvocato. Sarebbe, appunto. Perché purtroppo se ne è andato pochi mesi prima che venisse ultimata.
Maurizio Donelli