13 marzo 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - LA GIORNATA POLITICA (ANNULLATA PERCHE’ POI HANNO ELETTO IL PAPA, VEDI SCHEDA RELATIVA)
ROMA - "Voi giovani siete il futuro dell’Italia. Voi potete prendere in mano il vostro Paese e agire, come il Movimento 5 Stelle, per le riforme e il cambiamento". Lo "sprone" è diretto agli studenti del Liceo Visconti di Roma e viene da un personaggio eccellente, l’ambasciatore americano a Roma David Thorne che ha incontrato questa mattina i ragazzi a scuola.
Thorne era al liceo Visconti per la giornata dell’orientamento professionale e ha dato i suoi consigli ai ragazzi: "Tocca a voi ora agire per vostro Paese - ha detto l’ambasciatore in italiano ai ragazzi -, un Paese importantissimo nel mondo. So che ci sono problemi e sfide in questo momento, problemi con la meritocrazia, ma voi potete prendere in mano il vostro Paese e agire, come il Movimento 5 Stelle, per le riforme e il cambiamento".
Per Thorne è interessante vedere "come influiranno i grillini, che non vogliono essere chiamati così: ne abbiamo incontrati molti, sono seri, giovani, si organizzano completamente sul web, non vogliono prendere soldi pubblici", dice l’ambasciatore americano, richiamando l’attenzione sul fatto che "il movimento di riforme non viene dall’alto ma dal basso, questo è un segnale incoraggiante - ha aggiunto - non facile, ma è positivo il fatto che i giovani italiani chiedano il cambiamento".
"Spero che molti di voi", conclude l’ambasciatore americano, "daranno un contributo positivo in questo senso per il vostro Paese".
Un endorsement che non tutti hanno gradito in un momento così delicato per la formazione del governo. Dal Pd interviene il parlamentare Michele Anzaldi, che parla di "gravissima ingerenza nelle vicende italiane" se le parole dell’ambasciatore Thorne fossero confermate. "Mi auguro che il ministro degli Esteri Terzi di Santagata chieda immediatamente spiegazioni all’ambasciata americana e chieda al Dipartimento di Stato una correzione e una smentita rispetto a queste dichiarazioni, rese peraltro in una scuola, di fronte ai ragazzi", ha detto Anzaldi. "Proprio perché amici e ammiratori della grande democrazia americana, non è davvero accettabile una simile entrata a gamba tesa, in un momento tanto delicato della nostra vita politica e istituzionale", conclude il parlamentare democratico.
Una richiesta di spiegazioni arriva a stretto giro anche dal Pdl. "Dopo le dichiarazioni irresponsabili di Migliavacca che ritiene normale prevedere una richiesta di arresto per Berlusconi che il capo dello Stato ha definito aberrante da ipotizzare, ci si mette anche l’ambasciatore degli Stati Uniti a trinciare giudizi sulle vicende politiche interne di un Paese da sempre amico ed alleato", dichiara Carlo Giovanardi. "Siamo in attesa che il governo americano chiarisca che cosa ha voluto dire il suo ambasciatore con l’intervento di questa mattina al Liceo Classico Visconti di Roma".
Beppe Grillo, dal canto suo, apprezza e riprende sul suo blog l’intervento di Thorne in un post dal titolo "L’ambasciatore usa e il M5s".
Dopo le polemiche innescate dalla sua chiacchierata con i liceali romani, Thorne affida a twitter il suo commento: "le mie parole hanno suscitato interesse. L’uso dei new media è positivo per il sistema politico italiano", dice l’ambasciatore dopo aver ringraziato i ragazzi per il "bellissimo incontro".
Poco dopo la precisazione dell’ambasciata americana a Roma, sempre su twitter: "Non appoggiamo nessun soggetto politico. Dialoga con tutti e sostiene l’uso dei social media come strumento di cambiamento".
(13 marzo 2013)
INTERVISTA DI RENZI ALL’ESPRESSO
Pieno sostegno a Bersani, ma se il suo tentativo di formare un governo dovesse fallire, Matteo Renzi è pronto a candidarsi per la premiership in caso di nuove elezioni.
Lo dice il sindaco di Firenze in una lunga intervista a "l’Espresso" in edicola venerdì, in cui spiega tra l’altro che sta preparando un "Job act", un «innovativo» piano per il lavoro, da presentare a breve.
Tra gli altri temi: i rapporti con Grillo, il finanziamento pubblico ai partiti, i conflitti con i dirigenti del Pd, le primarie, il nuovo presidente della Repubblica.
Qui di seguito un breve stralcio dell’intervista.
Ha mai pensato di cambiare partito: per esempio una nuova formazione con Monti?
«No. Sono rimasto nel Pd e con Bersani non solo perché sono leale alla Ditta, ma anche perché penso che per l’Italia sia utile avere due grandi partiti: non possiamo continuare con l’idea che ognuno si fa il suo partitino».
Lei si candiderà mai a segretario del Pd?
«Non sono minimamente interessato a capire cosa farò da grande...».
A questo, scusi, non crede proprio nessuno.
«Io voglio che ora facciamo sentire la nostra voce».
Ok, ma faccia una previsione. Tra dieci giorni ci sarà un governo Bersani? Un governo del presidente? O torneremo a votare?
«Non mi sostituisco al capo dello Stato. Credo che sarà una legislatura breve, mi auguro che almeno si riesca a scrivere una buona legge elettorale. Il mio modello è il sindaco d’Italia. Solo da noi il vincitore è oggetto di interpretazione: se alla Sistina si votasse con il Porcellum sarebbero eletti in quattro. E ora a venti giorni dal voto stiamo per infilarci nel rito nobile delle consultazioni. Ci mettono meno a fare il papa che il presidente della Camera!».
Se alla fine salta tutto e si va alle elezioni Renzi si candida a premier o no?
«Pensavo di sì. Da quando ho letto che anche Fioroni mi appoggerebbe mi è venuto qualche dubbio...».
In tanti che fin qui l’hanno contrastata ora la invocano come il salvatore della patria.
«Mettiamola così: se ci fossero le condizioni ci starei. Nonostante Fioroni. E senza Fioroni».
La versione integrale sull’Espresso in edicola da venerdì
MONTI DICE NO A UN GOVERNO PD-GRILLINI
ROMA - Nessun appoggio a un governo Pd-Cinque Stelle. Meglio un esecutivo di larghe intese. Mario Monti detta la linea ai neoparlamentari di Scelta civica riuniti al Senato: Pier Luigi Bersani, spiega secondo quanto riferito da uno dei partecipanti all’incontro, non avrà l’appoggio dei centristi nel caso in cui si presenti alle camere con l’intenzione di allearsi con i grillini. Il premier ha manifestato la sua preferenza per un governo di larghe intese, "un esecutivo di riformatori responsabili aperto a tutti". Il Paese, ha ribadito, non si può permettere di tornare al voto a breve. Per Monti è necessario che Pd e Pdl si assumano le proprie responsabilità e trovino un’intesa. Con una diretta conseguenza anche sulle presidenze delle camere: in Senato - sembra aver detto il premier uscente - non saremo stampella né del Pd né del Pdl per far passare, anche solo garantendo il numero legale, un presidente di una sola parte.
Questo, nonostante qualche intervento in moderato dissenso- sempre secondo quanto riferisce la stessa fonte- è l’orientamento che la delegazione di Scelta civica riferirà ai pontieri del Pd durante l’incontro di oggi, alle 16, al Senato, che però riguarda le cariche istituzionali. Monti, che prima di riunire tutti i parlamentari, ha incontrato riservatamente Casini e Cesa, ha spiegato ai presenti che neanche l’eventuale offerta della presidenza del Senato potrà dare il via libera a un governo Bersani-M5S: Scelta civica, avrebbe detto, non cerca poltrone. Nessuna preclusione, invece, ad accordi di volta in volta su singoli provvedimenti.
Interpellato all’uscita della riunione a proposito della fiducia a un governo Bersani-M5s, Monti risponde: "E’ un discorso ancora molto prematuro".
Una posizione, quella di Monti, cui fa eco di Fabrizio Cicchitto, che giudica "grave" l’ipotesi che il Pd consegni la presidenza della Camera al M5S: "Non sappiamo se il gruppo dirigente del Pd ha la piena consapevolezza di ciò che sta facendo - dice Cicchitto - sta meditando di consegnare la presidenza della Camera ad un movimento politico che vuole radere al suolo le principali istituzioni politico parlamentari".
(13 marzo 2013)
I GRILLINI CHIEDONO LA CAMERA
ROMA - E’ durato poco più di mezz’ora al Senato l’incontro tra una delegazione del Pd e del MoVimento 5 Stelle per discutere di una possibile corresponsabilità delle istituzioni parlamentari. Per il Partito Democratico erano presenti, Luigi Zanda, Rosa Calipari e Davide Zoggia. Il MoVimento 5 Stelle ha scelto invece una formula molto più allargata con una rappresentanza molto più alta del previsto tanto che l’incontro è stato spostato dall’ufficio di Zanda alla sala del direttivo del gruppo del Pd. I grillini erano più di dieci, guidati dalla capogruppo designata alla Camera, Roberta Lombardi.
All’uscita, nessuno del Movimento ha voluto rilasciare dichiarazioni. I parlamentari del M5S si sono limitati ad annunciare ai cronisti un video-bollettino, per spiegare i contenuti dell’incontro. Comunicato che è poi arrivato nel giro di un paio di ore, affidato al volto della Lombardi: "Nella serata di domani ci riuniremo e avremo i nostri nomi. Vedremo se la disponibilità e l’ascolto del Pd oggi dimostrato si tradurrà in nomi all’altezza". "I nostri candidati - aggiunge - saranno persone in totale assenza di conflitti di interesse per il ruolo che ricopriranno". "Noi non facciamo alleanze, abbiamo voluto evidenziare che ci aspettiamo che all’interno della ricerca di queste figure si tenga conto del ruolo che i nostri concittadini hanno affidato alle forze politiche. Noi alla Camera siamo prima forza politica e anche al Senato siamo ben messi", dice ancora la futura presidente dei deputati riferendosi al confronto con il Pd.
Soddisfatti i commenti da parte democratica. "Un incontro che posso definire positivo. C’è stata una condivisione dell’obiettivo generale, quello di mettere in moto la macchina del Parlamento con le sue articolazioni. Un percorso lungo e nuovo", ha detto Luigi Zanda. Il parlamentare del Pd ha negato poi che da parte dei Cinque Stelle sia stata rivendicata la presidenza di Montecitorio. "Terremo conto anche della volontà dei cittadini - ha aggiunto Zanda - senza alcuna prevaricazione da parte di nessuno. I parlamentari Cinque stelle e noi condividiamo che chi occuperà le cariche abbia tutte le caratteristiche politiche e personali necessarie. Ma nomi non ne sono stati fatti".
In serata una delegazione del Pd ha incontrato Lucio Milan e Simone Baldelli del Pdl. Un incontro di "metodo", ha chiarito Zanda. "Il tema è quali sono le regole del gioco", ha detto Zanda. "Il nostro compito - ha precisato ancora il senatore del Pd - non prevede alcun tipo di trattativa ma una ricognizione. Il nostro obiettivo è esplorare la possibilità di condividere un percorso per l’elezione delle presidenze dei due rami del Parlamento in modo molto trasparente ed aperto".
Qualche passo avanti nella normalizzazione dei rapporti sembra insomma essere stato fatto, malgrado l’ennesimo violento attacco sferrato da Beppe Grillo sul suo blog quasi in concomitanza con l’avvio dei colloqui al Senato. Il leader del Movimento ha rilanciato infatti un video del Fatto che mostra Pierluigi Bersani e Dario Franceschini che evitano di rispondere ad una domanda sulla richiesta di pronunciarsi per la soppressione del finanziamento pubblico ai partiti. "Franceschini-Bersani fanno ’scena muta’ sui rimborsi elettorali e "la gente continua a rompere i c...ni al M5S... ma incominciassero a rinunciare ai rimborsi e poi si vede, ’sti magna magna da 4 soldi. Tutti a casa", scrive Grillo.
Accuse alle quali Franceschini ha replicato via Twitter: "Mentre Grillo gridava, come ora e sempre, noi in Parlamento abbiamo dimezzato il finanziamento ai partiti destinando 91 milioni ai terremotati", scrive il deputato del Pd.
Sui rapporti tra Pd e M5S è intervenuto anche il neosenatore del M5S Maurizio Buccarella. "Non ci fidiamo della classe dirigente del Partito democratico, non possiamo votargli la fiducia", ha affermato dai microfoni di Radio2. Buccarella ha chiuso quindi nuovamente a qualsiasi ipotesi di voto di fiducia. "No, io non vedo possibilità - ha detto".
(12 marzo 2013)
L’ARRESTO DI BERLUSCONI
ROMA - Il richiamo di Napolitano non sembra essere servito a raffreddare lo scontro sulla giustizia. Silvio Berlusconi, incassato quello che ha interpretato come un sostegno da parte del Quirinale, è tornato oggi ad attaccare durissimamente la magistratura con un’intervista a Panorama, parlando di "uso della giustizia a fini di lotta politica". Ma a scaldare il clima è anche l’apertura del Pd ad un eventale voto a favore dell’arresto del Cavaliere, in caso di richiesta da parte dei giudici.
L’anatema di Grillo. E contro l’iniziativa "pacificatrice" del capo dello Stato ha sparato a zero oggi Beppe Grillo. "Povero paese - scrive sul suo blog - dove un presidente della Repubblica invece di andare in prima serata in televisione a condannare un atto eversivo di portata enorme come la triste sfilata di parlamentari negli uffici giudiziari, riceve Alfano (ex ministro della giustizia...) al Quirinale il giorno dopo".
Autorizzazione all’arresto. "Se in Parlamento arrivasse una richiesta di arresto per Silvio Berlusconi e gli atti fossero corretti e fondati, il Pd non avrebbe alcuna preclusione a dire sì. Noi rispettiamo il lavoro dei magistrati". Così Maurizio Migliavacca, democratico fedelissimo di Pier Luigi Bersani, in un’intervista a Sky Tg24, ha risposto ad una domanda sulle questioni giudiziarie che riguardano il Cavaliere.
Pdl furibondo. Parole che hanno suscitato la reazione del Pdl. "Dopo le sagge parole pronunciate da Napolitano ieri, dal Pd arrivano reazioni deliranti. Si oscilla tra annunci di voto favorevole ad un arresto di Berlusconi che nessuno ha chiesto, quasi che lo si sollecitasse, e una minaccia di voto sulla ineleggibilità di Berlusconi. Si tratta di una condotta irresponsabile che non è tollerabile e che rischia di creare una autentica deriva democratica. La nostra reazione sarà durissima di fronte a comportamenti del Pd che ignorano le parole ed il ruolo di Napolitano", dichiara il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, seguito a ruota da tutto lo stato maggiore del partito.
Sintonia con il M5S. A introdurre l’argomento, tabu sino a qualche tempo fa e divenuto di clamorosa attualità con gli scottanti sviluppi dell’inchiesta napoletana sulla compravendita dei voti in Senato per far cadere il secondo governo Prodi, era stato lunedì scorso il Movimento 5 Stelle. "Mi prende in giro? E’ una domanda retorica, la risposta è sì. Ovviamente", aveva replicato il capogruppo in pectore a Palazzo Madama Vito Crimi a chi chiedeva se il M5S avrebbe votato per una autorizzazione a procedere nei confronti di Silvio Berlusconi. "Voteremmo anche per l’ineleggibilità di Berlusconi - rincarava Crimi - perché è concessionario di servizio pubblico, se saremo in Giunta per le elezioni. Ci aspettiamo, comunque, che altri votino per l’ineleggibilità. Poi sia Berlusconi a fare ricorso".
L’intervista sulla giustizia. Il Cavaliere continua però a sentirsi perseguitato dalle toghe, come ribadisce anche in un’intervista concessa a Panorama. "Ho un serio problema agli occhi. Il mio stato potrà anche suscitare l’ironia di qualche pubblico ministero, gli farà magari chiedere, e magari ottenere, una ridicola "visita fiscale". Ma a me non impedisce di vedere bene nel mio futuro: io so che a Milano non ho mai avuto giustizia. Anche per vedere riconosciuta la mia innocenza nei tre attuali processi è probabile che dovrò attendere sino alla Cassazione ma non posso desistere", sostiene Berlusconi.
La malattia agli occhi. "Ero talmente sicuro di poter essere presente in aula prima di essere costretto a curarmi al San Raffaele - continua il leader del Pdl - da aver pensato al testo di una mia dichiarazione spontanea. Ai giudici avrei detto: ’Il buon senso vorrebbe che io fossi altrove, a rappresentare gli interessi di 9 milioni di elettori. Invece sono qui, da cittadino offeso e indignato per una sentenza di primo grado che può essere considerata solo una sentenza costruita espressamente contro di me perché capovolge la realtà, offende il buon senso e cancella il diritto’...".
Pm intollerabili. Poi l’affondo più duro: "I ripetuti comportamenti processuali di una parte della magistratura, che è mossa da un pregiudizio politico, non sono più tollerabili. La magistratura si è trasformata da ordine dello Stato in un potere assoluto, onnipotente e irresponsabile". "Corre voce - sostiene ancora Berlusconi - che nel palazzo di giustizia di Milano si parli espressamente e senza vergogna di una ’operazione Craxi 2’. Non sono riusciti a eliminarmi con il mezzo della democrazia, le elezioni, e ora tornano a provarci attraverso questo uso della giustizia a fini di lotta politica. Sanno che sono io il vero ostacolo sulla strada della sinistra".
L’accusa a De Gregorio. Anche le ultime accuse arrivate da Napoli sono secondo l’ex premier una macchinazione. "De Gregorio - sostiene - aveva preannunciato questo suo comportamento con più visite a nostri parlamentari. Aveva detto di essere in grave difficoltà, di avere assoluto bisogno di 10 milioni di euro, in parte per pagare dei debiti ed evitare la bancarotta e in parte per recarsi in un altro paese e ricostruirsi una nuova vita e per evitare il carcere alla moglie".
"Alle risposte necessariamente negative dei nostri rappresentanti - aggiunge - se ne era andato sbattendo la porta e minacciando di raccontare ai pm, che insistevano in questa direzione, quelle menzogne che poi in effetti ha raccontato davvero per scampare alla prigione. Mi chiedo perché, pur sapendo già la risposta, i pm anziché chiedere il giudizio immediato non abbiano fatto le opportune investigazioni che avrebbero dimostrato fin da subito l’assurdità delle dichiarazioni di De Gregorio".
Parla Vietti. Intanto, dopo il richiamo del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sullo scontro tra Pdl e magistratura interviene oggi il vicepresidente del Csm Michele Vietti. Il Consiglio superiore della magistratura, spiega, "riafferma il proprio ruolo di garante della autonomia e dell’indipendenza della magistratura". Vietti, che ieri è stato ricevuto dal capo dello Stato al Quirinale, ricorda che Napolitano "ha rivolto un appello, che faccio mio, al rispetto effettivo del ruolo e della dignità tanto della magistratura quanto delle istituzioni politiche e delle forze che le rappresentano". "Accogliendo per senso di responsabilità l’invito del suo presidente, evita qualsiasi commento sulle gravi vicende accadute", aggiunge il vicepresidente del Csm.
Severino chiede uno sforzo. A smorzare i toni ci prova anche il ministro della Giustizia Paola Severino. "Credo che i poteri costituzionali, in particolare quello politico e quello giudiziario, come ha detto il capo dello Stato, non possano e non debbano trovarsi in posizione di ostilità tra loro". "Solo attraverso il contributo di tutti - aggiunge il Guardasigilli - nel rispetto della divisione dei poteri, che non vuol dire contrapposizione, si potrà giungere a delle soluzioni certamente complesse ma per le quali occorre mettere tutto lo sforzo e tutta la buona volontà al fine di arrivare alla soluzione di profili istituzionali, che riguardano il potere politico, e poi alle soluzioni dei profili giudiziari".
Consiglieri togati Csm e laici Pd denunciano. "Soltanto al giudice nel processo spettano le decisioni processuali e di merito secondo le norme di legge. A tale principio si sono attenuti i magistrati impegnati nei processi di cui oggi si discute". Così in una dichiarazione congiunta i consiglieri togati del Csm e i laici del Pd difendono i giudici dei processi a Berlusconi. Le "gravi vicende accadute nel Palazzo di giustizia di Milano lunedì scorso", si sottolinea, sono "suscettibili di porre a rischio l’indipendenza dei giudici nelle decisioni che solo a loro spetta assumere".
"Nella seduta di plenum di questa mattina - scrivono i 16 togati e i laici del Pd - abbiamo ritenuto per senso di responsabilità, in considerazione della grave crisi istituzionale e di vuoto politico che vive il Paese in questo momento, di non discutere in Consiglio delle gravi vicende accadute nel Palazzo di giustizia di Milano lunedì scorso (...). Il Consiglio ha comunque ribadito espressamente il proprio fondamentale ruolo di tutela di tale indipendenza, patrimonio di ciascun magistrato".
Il documento è sottoscritto dai togati di Unicost Paolo Auriemma, Giuseppina Casella, Alberto Liguori, Riccardo Fuzio, Mariano Sciacca, Giovanna Di Rosa, dai togati di Area Vittorio Borraccetti, Francesco Cassano, Paolo Carfì, Francesco Vigorito, Roberto Rossi, dai togati di Magistratura Indipendente Antonello Racanelli, Alessandro Pepe e Tommaso Virga, dai togati indipendenti Nello Nappi e Paolo Corder, e dai laici di centrosinistra Guido Calvi e Glauco Giostra.
(13 marzo 2013)