Nicola Lombardozzi, D, la Repubblica 9/3/2013, 9 marzo 2013
PICCOLI OLIGARCHI CRESCONO
Dal manuale mai scritto sulle abitudini sociali del miliardario russo: "Nel suo ambiente naturale, il cucciolo di oligarca presenta caratteristiche peculiari come attrazione smodata per gli eccessi e per il lusso, delirio di onnipotenza e allo stesso tempo profondo senso di frustrazione di fronte alle provate capacità del padre fondatore dell’impero di cui il cucciolo è il primo beneficiario".
Per questo gli oligarchi adulti di Russia hanno elaborato un metodo di svezzamento del tutto originale rispetto ad altre specie conosciute di miliardari che si sono fatti da sé: dotano i loro figli di una spaventosa quantità di denaro, li raccomandano un po’ in giro, e poi li abbandonano al loro destino. È l’unica strada, dicono, per vederli crescere indipendenti e grintosi, al limite del cinismo, come i loro padri.
Per verificare l’efficacia di tale metodo basta guardare il piglio sicuro acquisito di recente da Arkadij Abramovich, 19 anni, primogenito maschio del celebre Roman, noto alle masse come presidente del Chelsea Football Club, e uno dei più ricchi e potenti miliardari del giro ristretto di Vladimir Putin in persona.
Cresciuto negli agi senza fine delle lussuose dimore paterne tra Londra, New York e Mosca, Arkadij sembrava un qualsiasi rampollo del jet set internazionale come tanti altri. Ma papà ha lavorato per lui. Gli ha regalato un pacchetto di milioni di euro e, sopratutto, qualche dritta giusta sul mercato finanziario mondiale. Arkadij è diventato investitore e ricco di suo prima ancora di compiere 18 anni. Ha acquistato la Ara Capital Limited, che sfrutta giacimenti minerari in Australia e in America e ha già messo su un gruzzoletto personale di circa tre milioni di sterline. E tanto per emulare cotanto padre si sta lanciando nell’acquisto di una squadra di calcio danese con propositi di investimenti immediati e futuri trionfi sportivi. Fin qui può sembrare la classica storia del ragazzo segnato dal destino, ma l’educazione modello del giovane oligarca prevede una raffinata variante. Ricco, intelligente e preparato, Arkadij deve comunque imparare mille trucchi del mestiere e così si è fatto assumere dalla sua stessa azienda con il modesto rango di stagista. Imparerà dai suoi dipendenti più esperti come vivere e lavorare per il gruppo da lui stesso creato.
Abbandonare i piccoli squaletti nell’oceano per far affinare loro le tecniche di sopravvivenza è ormai una regola teorizzata. Vladimir Potanin, il più colto e forse il più ricco degli oligarchi, ha già scritto nel suo testamento che tutto il suo patrimonio, calcolato in diverse centinaia di milioni di euro, finirà in beneficenza. Ai suoi figli toccherà arrangiarsi con le loro capacità. E con gli agganci di papà. Anastassja, poco più che ventenne, dirige uno dei progetti olimpici di Sochi 2014 e fa già buoni rendimenti investendo le sue paghette. Più rilassato, per il momento, Ivan che studia e vince da due anni il titolo nazionale di aqua bike. Ma ha ancora tempo, è appena diciottenne.
Avere hobby e passioni esterne al severo mondo della finanza non è considerata una controindicazione nella formazione di un giovane oligarca. Lo conferma, l’adesso 34enne, Emin Agalarov che sul suo biglietto da visita fa scrivere: "Cantante, compositore e businessman". Il padre, di origine azera, è proprietario del colosso immobiliare russo Krokus City. Lo ha aiutato ad avviare un suo giro di affari tra investimenti in borsa e una catena di ristoranti. Emin gestisce il tutto con discreta competenza ma si dedica soprattutto alla musica. I suoi brani, in genere jazz e rock, non vendono molto ma sono onnipresenti sulle radio russe e dei paesi dell’ex Unione Sovietica. Il suo momento magico è arrivato l’anno scorso quando si è esibito come ospite d’onore sul palco dell’Eurovison song contest organizzato a Baku, capitale dell’Azerbajan. Particolare, forse non ininfluente: Emin ha sposato la figlia di Ikham Alijev presidente-dittatore di quel Paese.
Non tutti i cuccioli riescono però a dare ai genitori le attese soddisfazioni. Il più deluso è certo Vassilij Anissimov, re della metallurgia e tra i primi dieci uomini più ricchi di Russia. Qualche anno fa spedì negli Stati Uniti la prediletta figlia Anna con bel po’ di denaro, un cognome prestigioso e tante speranze. Anna però si è limitata a scatenare i cronisti mondani con le sue minigonne esagerate e con i suoi accompagnatori sempre diversi e pittoreschi. E si è tuffata in un’impresa immobiliare lanciando proclami alla stampa Usa del tipo: "Conquisterò l’America". A parte un appartamento per uso personale al Time Warner Center pagato 50 milioni di euro, il resto è solo una penosa collezione di investimenti sbagliati e perdite disastrose. Adesso che ha 27 anni, papà l’ha richiamata in patria. E pensa per il futuro a una soluzione più tradizionale: una bella eredità come vitalizio, senza la fatica di dover far fruttare il denaro.
Ancora più arrabbiato è Telman Ismailov, fondatore del mercato Cerkizon di Mosca e oligarca rispettatissimo in città. I figli, spediti in Svizzera con il compito preciso di diventare miliardari, hanno speso i loro guadagni in feste, vodka e auto da corsa. A bordo di una Lamborghini, entrambi completamente ubriachi, hanno reso invalido un povero pensionato, macchiando la reputazione di famiglia. Poco male, adesso stanno in Turchia e con i soldi di papà costruiscono alberghi e resort, giurando di brindare solo ad acqua minerale.
Tra cuccioli svezzati e altri falliti, ci sono infine quelli ancora a metà del guado. Come Kira Plastinina, appena vent’anni, unica figlia di Serghej Plastinin, re dei succhi di frutta e dell’abbigliamento casual. Non si può ancora dire che abbia sprecato il gruzzoletto affidatole dal padre, ma qualche dubbio comincia a serpeggiare. Ha investito tutto per realizzare 50 boutique di lusso a Mosca e un’altra decina in Europa dell’Est. Pur di avere Paris Hilton all’inaugurazione ha pagato la comparsata due milioni di euro. E le boutique intanto non rendono granché. Papà ha deciso di aspettare ancora un po’, ma non le darà molto tempo. Certamente le ha negato ulteriori sovvenzioni: "Devi farcela da sola. Altrimenti non vale".
La legge degli oligarchi è spietata, pur di formare una generazione dura e spietata che continui a tenere saldamente in mano a pochi le enormi ricchezze mal distribuite del Paese.