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 2013  marzo 12 Martedì calendario

MODELLO SPAGNOLO, PAGATI 27 MILIARDI NEL 2012

ROMA Per le imprese italiane è diventato un nuovo faro europeo in materia di pagamenti da parte della pubblica amministrazione dei debiti pregressi: è il «modello spagnolo» che ha consentito nel 2012 il pagamento alle aziende di 27 miliardi di arretrati in cinque mesi previa intesa con l’Unione europea, 9,3 miliardi dagli enti locali, 17,7 dalle Comunità autonome (Regioni federali). La trattativa con Bruxelles era avvenuta «a latere» del memorandum per le condizionalità relativi ai prestiti Ue allo Stato spagnolo, ma alla fine era entrata in un piano diverso, il «piano di riforme» che presenta ogni Stato europeo ad aprile, Italia compresa. Proprio quell’intesa, con l’emersione del debito "occulto", aveva mostrato la ferma volontà dello Stato spagnolo di rispettare finalmente gli impegni contrattuali con le imprese. Il piano di pagamento dei debiti della pubblica amministrazione è stato infatti un intervento di natura straordinaria e puntuale, una misura una tantum, che comporta un ulteriore indebitamento della Pa.
È una nota dell’Ance, l’associazione dei costruttori, a far venire alla ribalta il caso spagnolo e a chiedere al Governo italiano di seguire la pista iberica. La riflessione parte ovviamente dal fatto che è del tutto deludente l’apparato normativo e amministrativo stratificato negli ultimi anni dai governi italiani: già dallo stadio della certificazione si nota la differenza di passo fra i due modelli, non tanto per l’impianto e la modulistica, quanto per «la mancata registrazione delle amministrazioni alla piattaforma telematica di certificazione dei crediti e le mancate sanzioni per gli enti/funzionari che non provvedono alla certificazione».
Ma la vera differenza è che l’Italia non si muove dalla certificazione, mentre gli spagnoli sono arrivati all’erogazione delle somme. La scelta fondamentale che consente di arrivare alla fine del processo è proprio l’accordo con Bruxelles e «la misura straordinaria e puntuale (una tantum) di indebitamento». Questa scelta - dice la nota - consente infatti «di superare eventuali rigidità legate a vincoli di bilancio prestabiliti, garantendo allo stesso tempo la sostenibilità delle finanze locali, sottoposte alla valutazione di Governo».
Se il debito spagnolo è a livelli meno insostenibili di quello italiano, un aiuto all’Italia potrebbe arrivare proprio dalle misure allo studio dell’Unione in materia di risanamento di bilancio e crescita. È stato già il commissario Ue Olli Rehn, nella sua lettera del 13 febbraio ai ministri delle Finanze, a spiegare che, proprio per evitare gli effetti della debolezza dell’economia europea, i risultati di consolidamento del bilancio andavano interpretati al netto del ciclo economico e delle una tantum. Espressione in cui molti in Italia, al Governo e tra le imprese, hanno visto la possibilità di un’operazione di emersione del debito come quella spagnola. Più difficile sembra invece che un’operazione del genere possa rientrare nella «golden rule» che Monti riproporrà al prossimo Consiglio Ue domani e giovedì e dovrebbe consentire di tenere fuori alcune spese di investimento dal patto di stabilità interno. Quale che sia la strada dell’accordo con la Ue - dicono ora le imprese - bisogna chiudere e passare dalle molte parole ai fatti.